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Sezione Seconda sosta
Perché proprio a noi
questo impervio destino:
cieli che spiovono,
rime che franano
sopra un fangoso mattino?
Per me che sognavo
una parola sola
(una ferma corazza, una beata viola)
solo polvere e frammenti, disanellati
ori.
Non è per voi questo tempo
o troppo quieti, o mesti
nomi: al gelo che si annuncia
scricchiano anche le foglie,
ghiacciano i cuori.
*
Sezione Nell’ombroso dove
Ma alla fine, Musa, di’
quel che ti pare:
purché tu sia qui,
purché rimani.
*
Sezione Cicladi
Tra queste isole, pensavo,
perirà infine
l’elegiaco imperfetto.
Tutto è caldo, sublime, esatto: una colata
di presente immane,
intatto. Vero era il proposito; giusto
il suo concetto: ma solo chi torna
scrive; già a Pireo credevo
al molle passato. Non servivano i versi
tra quei mari; erano loro, i mari
liquidi e fulgenti, la stupefatta
poesia del presente.
da Bosco del tempo, Giancarlo Pontiggia, Guanda, 2005
Giancarlo Pontiggia è un poeta dello struggimento lieve; ripassa le crepe condivise dagli animi con garbo. In questi versi è evidente la sofferenza per il cambio di passo dei giorni nostri: subisce i riflessi frammentati, i valori disanellati su cui la collettività incomincia a farsi forza, la varietà e la diversità delle voci. L’appiattimento della tradizione in rapporto al presente ha privato di autorevolezza il passato, ma ci ha liberati dall’autorità delle catene ideologiche che per troppo tempo ci hanno costretti a testa china. Contro le previsioni di gelo, l’identità frammentata è feconda: l’“io” ascolta le circostanze, invece di essere monolitico e attraversarle tutte senza determinarsi mai. La poesia attuale è “forma aperta” al cambiamento, non più lirica, ma necessariamente sociale e al poeta perciò irriconoscibile.
Lirica che comunque non regge a confronto con la natura, col vissuto in cui abbiamo immerso il corpo. L’esattezza sta davanti ai nostri occhi costantemente e non possiamo dominarla. Il poeta che ha detto in pubblico di recente «la poesia nasce da un errore», ha dimostrato per mezzo di essa il suo contrario, cristallizzandola nella ricerca della perfezione. La bellezza quindi compensa l’errore nel ricordo, indorandolo al presente, consentendoci di tollerarlo. Dunque la Musa Calliope resti al nostro fianco, qualsiasi cosa abbia da dire, purché proferisca parola come lei sola può.
Dichiaro di voler acquistare eventuali successive raccolte pubblicate dall’autore per seguirne la futura scrittura, riferendone in questa rubrica.
Matteo Bianchi, Ferrara
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