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Enea era un emigrante compassionevole e onesto
Un tempo solo ulivi e capre, paglia e capanne,
al nord legno, fuoco, calzari di pelle e pelo
una terra di metamorfosi e naufragi, lunghi percorsi di luce
di croci, di cristiana pudicizia affogata nell’acquasantiera
un alfabeto verticale capace di far crescere
vegetazioni di leggende e grattacieli
dai monasteri alle logge ducali, distese d’acqua o di nebbia
marmi che trasudano oro, odore di legno, scanalature millenarie -
dal pagano al cristiano come in un vento solo che ha modellato
stanze, stili e tetti.
Sono nata dentro questi confini
ho ereditato una leggenda come si eredita una razza
un nome ebraico e un cognome greco
come un cumulo di ossa
anche se non mi aspetto niente dalla mia patria
anche se alzo gli occhi a un orizzonte lontano
per andarmene via oltre il vanto della Storia
una mano mi tira giù dalle gambe e mi trattiene
a galleggiare nel vento finché la stretta tiene.
febbraio 2009
da Il ritorno all’isola, Daniela Attanasio, Nino Aragno editore, 2010
La poesia che ho scelto è assolutamente di Attanasio nella cifra stilistica: il verso lungo, morbido, al servizio di un racconto, la tenuta musicale costante, come di monologo teatrale. Il libro da cui è tratta ha per tema la circolarità del tempo personale e il suo frutto. Enea però è, anche se solo in parte, una poesia spuria, poiché parla del tempo storico, e allude al presente partendo da molto lontano. E’ anche l’unico testo del libro a recare una data, febbraio 2009. Quell’anno, tra gennaio e febbraio, molti emigranti morti per mare, tunisini per lo più. E il governo Berlusconi bene in sella.
Enea è la radice italiana di un noi, e qui si dice di un amore tenace e doloroso per la propria terra, lingua, storia, dagli albori a un oggi ventoso e sradicato, che però tiene ancora qui, a interrogarsi sull’essere di qui, italiani. Il disagio acuto della cultura sotto il berlusconismo ha generato molti testi poetici, ma è difficile cimentarsi con l’attualità senza scadere nell’invettiva o nel ragionamento. In questo caso ha prodotto poesia alta, riflessione dolente, che merita d’essere condivisa.
Dichiaro di voler acquistare eventuali successive raccolte pubblicate dall’autore per seguirne la futura scrittura, riferendone in questa rubrica.
Roma, 1 aprile 2012 Stefania Portaccio
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