Poesia Condivisa 2 N. 58: KATE CLANCY

Patagonia

I said perhaps Patagonia, and pictured
a peninsula, wide enough
for a couple of ladderback chairs
to wobble on at high tide. I thought
of us in breathless cold, facing
a horizon round as a coin, looped
in a cat’s cradle strung by gulls
from sea to sun. I planned to wait
till the waves had bored themselves
to sleep, till the last clinging barnacles,
growing worried in the hush, had
paddled off in tiny coracles, till
those restless birds, your actor’s hands,
had dropped slack into your lap,
until you’d turned, at last, to me.
When I spoke of Patagonia, I meant
skies all empty aching blue. I meant
years. I meant all of them with you.

PATAGONIA

Dissi forse la Patagonia, e immaginavo
una penisola, grande abbastanza
per un paio di sedie a sdraio
su cui dondolare nell’alta marea. Pensavo
a noi in un freddo mozzafiato, davanti
a un orizzonte tondo come una moneta, avvolti
nell’intreccio del ripiglino che i gabbiani giocano
dal mare fino al sole. Pensavo di aspettare
finché le onde non si fossero addormentate
dalla noia, finché gli ultimi cirripedi ancora aggrappati,
preoccupati dal silenzio, non si fossero
allontanati ai remi di piccole piroghe, finché
quegli uccelli inquieti, le tue mani d’attore,
non ti fossero caduti esausti in grembo,
finché, finalmente, non ti fossi rivolto a me.
Quando dissi Patagonia, volevo dire
cieli vuoti di un blu che fa male. Volevo dire
anni. Li volevo tutti con te.
da Neonato, Edizioni Medusa, (Milano 2007), cura e traduzione di Giorgia Sensi
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Annamaria Ferramosca
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