POESIA CONDIVISA N. 23: “Gabbiani Ipotetici” DI Francesca Del Moro

GABBIANI_IPOTETICI_francesca del moro

 

Sera

La stanza è squallida e spoglia
coi vestiti ammonticchiati negli angoli
e una lampadina che pende dal soffitto.

Il bianco delle pareti nude
mi soffoca come sempre
però il tè marocchino è buonissimo
e mi piacciono il suo profumo
e l’accento con cui parla italiano.

Per gratitudine o noncuranza
gli lascio affondare la lingua e le dita
subito prima di andarmene.

Poi, mentre cammino verso casa
ed è buio e in giro non c’è più nessuno,
penso a quanto potrebbero far male
due colpi secchi di rasoio ai polsi
e che in fondo sembrerebbe bello
il mio corpo vestito di sangue. 

*

È che nel tuo cuore 

È che nel tuo cuore
offerto come una scodella vuota
io rovescerò
insieme a tutto il mio amore
questa tristezza
di bambina non voluta.

Ci cadrà, insieme alla passione,
una supplichevole forma di bisogno
come quando, rompendo le uova,
l’albume cade per sbaglio
insieme al tuorlo.

*

In un immaginario contatore di significato 

In un immaginario contatore di significato
il numero di figli sarebbe aumentato
o, in mancanza, il numero di libri.
Invece tutto si è fermato
e io non sono nemmeno
nelle braccia o nel pensiero
di qualcuno.

*

Sabato sera 

La casa è sporca, non ho rigovernato.
Questo disordine e disagio
insieme al vino mi schiaccia
sul divano.
Il lenzuolo si stacca dagli angoli
del letto e si attorciglia
e neanche il sonno è preciso.
Sono viva, non è questo
l’obiettivo?
Sono viva, non è per questo
che vivo?

 (da Gabbiani ipotetici, Cicorivolta Edizioni, 2013)

Nota: Il titolo Gabbiani ipotetici riprende il testo della canzone di Giorgio Gaber: Qualcuno era comunista.


Senza trucchi, con l’intenzione di volare

Senza trucchi, senza virtuosismi linguistici da decifrare, la parola di Francesca Del Moro si fa frutto di una ricerca instancabile verso una scrittura diretta e piena. Una scelta che privilegia l’evitamento di qualsiasi rumore trasmissivo. La modalità è quella di un’onestà spietata, la rinuncia ad ogni censura, la scelta consapevole di attingere alla propria realtà con una sincerità estrema, fino a una non separazione del dire e dell’esperire, come un saldatore. Leggendo le poesie di Francesca Del Moro, ci si sente posti davanti a insondabili quesiti quotidiani. Così il gabbiano muove le sue ali senza mai rinunciare a quel tendere verso l’indicibile che l’uomo porta con sé, nell’essere carne, sangue, legami, anima, quotidiano che si ripete, nei “mille passi quotidiani” che “le gambe sanno a memoria”.

Dichiaro di voler leggere eventuali successive raccolte pubblicate dall’autrice per seguirne la futura scrittura e riferirne in questa rubrica.

Martina Campi

Loredana Magazzeni
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22 Comments

  • L’ebook è stato pubblicato,con notizia di oggi (1 novembre, per un ritardo giustificato da parte del portale poesia2punto0). con i miei auguri a Francesca, riporto qui il testo del mio commento rilasciato su LaRecherche, un saluto avoi tutti,
    annamaria ferramosca

    annamaria ferramosca – 15/10/2014 2.01.10 [ leggi altri commenti di annamaria ferramosca » ]
    “Il buio diraderà attraverso la poesia”
    E’ quel che mi viene da pensare dopo la lettura di Interni, notte , l’eBook che Poesia Condivisa in collaborazione con LaRecherche ha donato all’autrice della “poesia condivisa “selezionata per questo inizio d’autunno dalla redazione. Buio perché si tratta di una scrittura insolita, bella ma dolorosa, che sbalza il lettore nella parte scura del vivere e lo spinge al silenzio , come se avvertisse di essere in prossimità della imperscrutabile “ soglia”. Una scrittura che sembra richiamare gli interni tormentati di Bukovski , con quel mix spontaneo di eros- tanatos che qui spinge alla comprensione empatica di una tristezza lontana, infantile, che ancora si sta elaborando. Dove Il vuoto affettivo è anche quello dell’oggi metropolitano , che Francesca rende con grande efficacia nei suoi interni-notte, attraverso il contrasto tra un vissuto d’amore a volte lieve a volte tormentato, e la successiva e inaspettata, pulsione di autodistruzione. E’questo contrasto a mostrare tutta l’impotenza del cerchio umano, oggi sempre più assente, di accogliere, di far guarire dal male di vivere. “mi stringo alla musica come a un amore” , insieme alla speranza che le proprie parole facciano innamorare, sono la risposta dell’autrice alla propria richiesta di senso. Ed è un amore indiscusso per l’arte dunque la forza vitale che scorre di salvezza lungo i binari della musica e della scrittura, che poi non sono (musica-scrittura) che l’essenza della Poesia .
    Annamaria Ferramosca

  • E c’è dell’altro. La poesia di Francesca Del Moro nell’offerta di un linguaggio nudo e privo di censure, paradossalmente si ammanta con finezza di un riserbo che apre e ulteriormente svela gli spazi del sentire. Una poetica responsabile in quanto dichiarazione sensibile di ciò che vibra e batte con forza fino nei piccoli gesti e accadimenti , è come guardare una moviola al rallentatore e rimanerne segnati .

  • Avviso tutti i lettori interessati che è in preparazione l’ebook, ampiamente meritato, di Francesca Del Moro. come sempre, vi sarà l’avvisocon la copertina in questa rubrica ed il link a Larecherche per la lettura el ‘eventuale download.

    Inoltre colgo l’occasione per dare una notizia utilissima agli autori ancora inediti, dell’ottima iniziativa di Anterem , in collaborazione con poesia 2.0, che leggete qui
    http://poesia2punto0.com/2014/06/07/opera-prima-2014-2015-modalita-di-partecipazione/

    un cordialissimo saluto,
    annamaria ferramosca

  • Chiare le tue parole, Francesca, grazie. Spero che chi da qui passa sia stimolato a leggere le tue pagine e lo dichiari, come già alcuni hanno fatto, nello spirito di questa rubrica.

  • Grazie di cuore per i vostri bei commenti. Sono contenta della tua analisi, Annamaria, perché rispecchia i miei obiettivi. Non voglio auto-commentarmi ma colgo questa occasione per rivalutare alcune parole oggi più che mai stigmatizzate nel dibattito critico intorno alla poesia. Diario, autoterapia, e il pronome io. Provo insofferenza verso qualunque tentativo di delimitare la pluralità dei possibili moventi, intenti e stili della poesia. Cancellando quelle parole si cancella buona parte della storia della poesia, a mio parere. Grazie a Dio esistono voci molto diverse, che scelgono volutamente modi di scrivere diversi. Accostandosi a linguaggi lontani dal nostro, si esplorano le differenze, ci si arricchisce e ci si mette in discussione. Tornando a quelle tre parole: trovo che usare il pronome io possa essere un modo per metterci la faccia, esporsi perché altri possano comprendersi. Vivisezionarsi perché qualcun altro possa capire come è fatto dentro. Partire da sé non è sempre narcisismo, non è sempre essere ombelicali, può essere un modo per eludere l’impressione di dare un giudizio, mettersi in prima linea. Se io parlo della condizione femminile ad esempio (non della violenza fisica che non ho subito, ma di quella psicologica che conosco bene), le problematiche che esterno sono presentate come vissute sulla mia pelle, non c’è giudizio, non c’è distacco, e comunque parlo di qualcosa che conosco. Da qui probabilmente il senso di comunanza. Mi sentirei arrogante a parlare d’altro onestamente e sempre a rischio di essere superficiale. Concordo anche sulla creatività e lo scambio di cui parla Annamaria, non solo a livello di gruppi, ma anche a livello individuale. Noto sempre più persone attive per mettere in circolo energie positive e spendersi per il lavoro degli altri. Io cerco di fare la mia parte e devo dire che finora ho ricevuto tantissimo e sono debitrice di molte persone, a cominciare da voi che mi avete ospitato e che state discutendo qui.

  • La poesia di Francesca Del Moro è rock. I nostri dubbi quotidiani,le nostre assenze,i nostri dolori suonano come riff di chitarra dei migliori Pink Floyd , Jimi Hendrix e anche i Green Day. A me piace perchè Francesca è essenziale, non ha trucco ma verità quella verità che fa male.Francesca è brava.
    P.S.
    Anche io “Dichiaro di voler leggere eventuali successive raccolte pubblicate dall’autrice”

  • Io sono molto lontana dal mondo della poesia ma Francesca mi ha riavvicinato. Gabbiani Ipotetici è un susseguirsi di profonde reazioni per me…non so definire il suo stile ma so cosa mi fa la sua poesia e la sua scrittura. Credo che la prossima raccolta sarà ancora più nelle mie corde e ovviamente l’amerò. Non si può non amare questa poetessa.

  • E’ vero, Loredana. Ho avuto modo di conoscere varie associazioni (femminili) bolognesi questo giugno durante i giorni del seminario-laboratorio di Duino e mi ha colpito soprattutto l’aspetto di creatività collettiva che esse esprimono, a fronte dell’individualismo e smaccata autoreferenzialità che si nota un po’ dovunque. Mi associo dunque al tuo invito rivolto a tutti i giovani gruppi portatori di nuovi fermenti, di cui credo faccia parte anche Francesca Del Moro.
    Aggiungo solo un flash su questa scrittura: trovo la visionarietà di Francesca, così ferita dall’assenza, l’aspetto più trascinante della sua parola, che apre al senso di un dolore universale. Qualcuno ha detto che i poeti aumentano oggi perchè aumenta il dolore del mondo e questa sensazione si avverte nei suoi versi come un urto-urlo, ma insieme si prova desiderio di unione solidale, di stringersi assieme a com-porre resistenza.

    In un immaginario contatore di significato
    il numero di figli sarebbe aumentato
    o, in mancanza, il numero di libri.
    Invece tutto si è fermato
    e io non sono nemmeno
    nelle braccia o nel pensiero
    di qualcuno.

  • Una delle cose più belle che stanno succedendo a Bologna è proprio questo fermento di voci giovani, nuove, un fiorire di gruppi e associazioni culturali e sociali attenti al nuovo e portatori di cambiamento… ci sono anche poeti che vivono a Bologna,”ex migranti”, che invito ad usare questo spazio per proporsi al pubblico di Poesia 2.0. L’ultimo numero della rivista Le Voci della Luna, il n. 59, è dedicato in modo speciale a questa situazione bolognese e invito chi sia interessato a richiederlo direttamente all’associazione o attraverso facebook. Grazie ai poeti e alle poete che sento attivi attorno e insieme a Francesca del Moro e li invito a rpesentare testi propri o di altri secondo le regole di questa rubrica di Poesia 2.0 (50 versi max, accompagnati da una introduzione di un altro poeta). Buona giornata a tutti!

  • Grazie, voi che state commentanto sapete di essere tra i poeti che personalmente amo di più. Sono felice dunque di avervi trasmesso qualcosa a mia volta e anche delle vostre analisi che mi chiariscono meglio alcuni dei miei stessi meccanismi.

  • La poesia di Francesca Del moro è scarna , ossuta senza musicalità né ciglia finte. Ma sì permette di far rimare cuore e amore come la canzonetta più sentita. E può farlo, perché ci ha già tirato dentro a questa materialità dei giorni, a questa crudezza che ci sbatte in faccia la nostra stessa faccia, senza trucco.
    Aspettiamo quindi il prossimo.
    Leila Falà

  • “È che nel tuo cuore
    offerto come una scodella vuota
    io rovescerò
    insieme a tutto il mio amore
    questa tristezza
    di bambina non voluta.”

    Tutte eccellenti, di cuore e di vita, ma questo verso squarcia!
    Anche io “Dichiaro di voler leggere eventuali successive raccolte pubblicate dall’autrice”

  • Francesca sa che sono una sua estimatrice: lei e’ , a mio parere, una delle poete maggiormente apprezzabili nel panorama attuale. non sono fra i fortunati che hanno avuto anteprime del suo nuovo libro e quindi ancora mi godo i gabbiani, nell’attesa. questo spazio di poesia 2.0 cosi’ stimato da tutti noi e oggettivamente importante e’ assolutamente meritato.

  • Grazie mille per esservi accostati alla mia poesia con tanta attenzione e sensibilità. Sono felice di essere qui e grata per il tempo e le belle parole che mi state dedicando.

  • Aspetto la versione edita di “Le conseguenze della musica” nonostante abbia gia’ avuto in dono da Francesca la possibilita’ di spiarne i contenuti densissimi. Ritengo quella di Francesca sia davvero una poesia nuda, o forse in atto di spogliarsi dei fronzoli e dei trucchi, come ben dice Martina. E mi piace molto questo suo mostrarsi che allo stesso tempo mostra generosamente tanta intima interiorita’ e insieme corpo, sangue, cose. Bellissima la chiusa di “E’ che nel tuo cuore”. I miei complimenti a Francesca e un augurio speciale per la nuova raccolta.

  • Le poesie che ho letto sono interessanti, così come la nota, libro che sicuramente li procurerò. Poesia 2.0 è una vetrina molto bella, sito davvero serio. Alla fine è la poesia che conta e i testi di Francesca sono validi, fa piacere leggerli in un periodo in cui noto che si bada più ad altre cose che alla poesia nuda e cruda. E mi fermo qui per non creare polemiche. La poesia, quella “buona” va avanti sempre!

  • martina 🙂 persona bella. ho letto e mi sono piaciute. me le sento vicine e affini al mio corpo di parole. dichiaro che ti seguirò mentre la seguirai, per poi finire – forse – a seguirla direttamente e senza passaggi ulteriori…

  • Siamo felici di ospitare una nuova voce, che colpisce per densità e spessore di sofferenza sotteso, per l”onestà spietata” letta in questi versi da Martina Campi., così rara nelle scritture dei giovani, oggi.
    Siamo anche grati a Francesca Del Moro per la sua voglia di narrarsi e di spiegare le ragioni della sua vena così influenzata dalla musica e le auguriamo un riscontro vivo qui da parte dei lettori e in avvenire sulle sue future pagine.
    Annamaria Ferramosca

  • Grazie Loredana e Martina per le vostre parole e grazie a questo interessante spazio per l’ospitalità. Anticipo volentieri la mia nuova raccolta, anche perché i Gabbiani ormai li sento un po’ dietro le mie spalle, ed è giusto andare avanti ed evolversi (almeno spero di esserci riuscita). Se la nuova raccolta verrà apprezzata, devo ringraziare ancora una volta Enzo Campi, che a suo tempo editò i Gabbiani trasformando la massa informe di poesie varie che gli avevo mandato in un’opera compatta e con una sua direzione. Una sera infatti, mi ha detto: “Scrivi sempre nello stesso modo”. Permalosa come sono, e dopo averlo ingiuriato affettuosamente ma neanche tanto, ci ho rimuginato per giorni, e ho cercato di fare in modo che il mio nuovo libro suonasse su una nota opposta rispetto al precedente. La poesia dei Gabbiani era cruda, aspra, sarcastica, a tratti volutamente prosaica e aperta allo sfogo e al turpiloquio a scopo di autocaricatura (cosa che, me ne rammarico, non sempre è stata colta). Il nuovo libro invece sarà lieve, delicato, con una maggioranza di poesie brevi che cercano di essere il più dense possibile, nel racchiudere significati, impressioni, sensazioni e spesso immagini nello spazio di un batttito di palpebre, un respiro, in un gesto della mano, del corpo, un’espressione del viso. Ho cercato di far sì che suonassero come una musica che passa rapida, una carezza, un alito piacevole di vento. Il libro si chiamerà “Le conseguenze della musica”, laddove la musica sostituisce l’amore del film di Sorrentino, perché la musica è un grande amore per me e ha ispirato moltissime di queste poesie, e perché nel libro esprimo, anche facendo i nomi, l’amore per molte persone: amici, artisti raggiungibili o meno, sentimenti vissuti e sfuggiti o solo desiderati. Era un cambiamento che stava già avvenendo in me, per effetto dello scambio artistico che ho vissuto negli ultimi anni con molte persone, e per l’approfondirsi del mio rapporto con la musica. Da un paio d’anni infatti scrivo per un magazine musicale e vengo coinvolta in performance poetico-musicali a partire da versi miei o di altri. Come già nei Gabbiani erano presenti poesie più lievi e dolci, anche qui ci saranno alcuni momenti più duri e diversi, a fare da controcanto al tono generale, che è quello di cui parlo sopra. Il libro uscirà in autunno (ottobre, probabilmente), pubblicato da Cicorivolta, un editore con cui mi sono trovata benissimo, e con la postfazione di Martina Campi, che ha influenzato molto il mio modo di scrivere e che mi ha dato la fiducia necessaria per proporre il libro.

  • Sono contenta di presentare al pubblico di Poesia 2.0 le poesie di Francesca Del Moro, poeta, traduttrice, artista e performer bolognese, dalla scrittura carica di quotidianità e straniamento. Poesia da conoscere, seguire. A breve uscirà una nuova raccolta di Francesca e la invito a parlarne in questo post.

  • Mi scuso per il ritardo di questo intervento, ma ero fuori città per impegni. Ringrazio Poesia 2.0, Poesia Condivisa, Annamaria Ferramosca e Loredana Magazzeni per questo spazio dedicato a Francesca Del Moro.
    Le poesie qui riportate sono solo una piccola selezione della produzione poetica di Francesca. Ma un’attenta lettura dell testo rimane comunque, a mio parere, il punto di partenza al quale poi può succedere qualsiasi tipo di discorso, in modo aperto certo, mantenendo comunque il focus e l’aderenza alla poetica qui proposta.

    E quindi, dal momento che, sempre a mio parere, sulla poesia di Francesca Del Moro c’è tanto, tantissimo da leggere e da dire, senza il pericolo di esaurire spunti e argomenti, mi piacerebbe, o sarebbe piaciuto, che qualcuno dei tanti che sono passati di qua, o hanno segnato il loro classico “mi piace” su facebook, avessero lasciato traccia, o possano lasciarla, di questo passaggio, anche se magari fugace, come spesso avviene, per le letture su schermo.

    Io lancio questo invito, prima di intervenire ancora, e monopolizzare la pagina 🙂
    Martina Campi

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