Saluto con gioia e gratitudine queste traduzioni di Francesco Dalessandro. Tre poeti spagnoli della generazione 1940-50, in cui profondamente mi riconosco. Trovo questa loro parola necessaria, in tempi di linguaggi sbilanciati per egotismo ed eccesso di superficie. Tre poetiche accomunate dall’umiltà della parola, da una percezione del tempo che si sottrae alla vita, ma senza indulgere al rimpianto, se l’effimero dei giorni è riscattato dalla sempre rinnovata sorpresa:l’arrivo della parola sul foglio, col suo sapore misterioso e definitivo, di bellezza e insieme di ineluttabile fine.
Annamaria Ferramosca
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Saluto con gioia e gratitudine queste traduzioni di Francesco Dalessandro. Tre poeti spagnoli della generazione 1940-50, in cui profondamente mi riconosco. Trovo questa loro parola necessaria, in tempi di linguaggi sbilanciati per egotismo ed eccesso di superficie. Tre poetiche accomunate dall’umiltà della parola, da una percezione del tempo che si sottrae alla vita, ma senza indulgere al rimpianto, se l’effimero dei giorni è riscattato dalla sempre rinnovata sorpresa:l’arrivo della parola sul foglio, col suo sapore misterioso e definitivo, di bellezza e insieme di ineluttabile fine.
Annamaria Ferramosca