Claudia Ruggeri – piccola nota di Alessandro Canzian

Claudia Ruggeri nasce a Napoli nel 1967 e muore, suicida, a Lecce nel 1996. La sua è una vita all’insegna di una dolente sregolatezza frutto di un amore troppo passionale per la vita. Un amore che era forza vitale e fuoco corrosivo. Contemporaneamente alla sua ricerca della vita, dell’amore, alla sua caduta nell’alcool, alle relazioni amorose complesse e problematiche, ai molti ricoveri in un centro psichiatrico specializzato, Claudia Ruggeri trova nella poesia uno strumento di fuga e in qualche modo di redenzione dal male che la uccide. Perché la storia di Claudia Ruggeri è l’intreccio querelante e magmatico di una vita che si consuma nella voglia di vivere e di una mente geniale che si innalza studiando gli autori del passato, colloquiando con loro, creando una lingua neobarocca composta di commistioni medioevali, neologismi, parole dialettali, utopie. Diventando nei reading salentini in brevissimo tempo una delle migliori promesse per la poesia non solo regionale, ma anche nazionale.

Una poesia visionaria eppure troppo reale, quella di Claudia Ruggeri. Una poesia simbolica ma densa di citazioni che ne denotano l’immensa cultura e capacità d’uso d’essa. Quasi che il possedere tale cultura fosse per lei tentativo della possessione amorosa mancata nelle promesse, seppure presente nella solitudine. Una poesia che si fa substrato del reale sovrapponendo una possibile salvezza alla troppo pregnante consapevolezza della propria fine. Dante il modello per eccellenza, tanto che si intravede nell’Inferno minore la forma e il tentativo dell’Inferno (maggiore) dantesco. Ma anche un “amaro carnevale” in cui tutto è compresente all’insegna di un ridicolo lancinante, doloroso, dove l’amore è un “patto al malto” fallimentare eppure continuamente ricercato, fino alla morte letteraria (in Napoli l’ebbi strana), presagio e annuncio della morte reale.

Chiosata dal Fortini e molto amica del Bellezza, Claudia Ruggeri è considerata una delle più grandi poetesse salentine al pari del Toma e del Bodini, in una fortunatissima stagione letteraria che ha fatto una storia nella non-storia letteraria nazionale.

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