Biblet & C.: come ti cambio l’editoria senza cambiare gli editori
Non è stato affatto difficile scegliere l’argomento d’apertura di questa nuova rubrica domenicale che ho chiamato Poernet: vocabolo ibrido che unisce le parole poesia ed internet, con un sottile e implicito riferimento fonetico al porno – “la voglia della voglia” secondo la definizione che ne diede Carmelo Bene – necessariamente oggetto di indagine, vista la natura dell’argomento. L’annuncio della nascita dei due nuovi e-Book store tutti made in italy – Edigita e Biblet – ha fatto il giro del web – e non solo. Un po’ meno ha circolato la notizia di innumerevoli altre pioneristiche iniziative nate anche molti anni fa, quando ancora Bernabé (AD Telecom) confondeva un e-book reader con un portafotografie e la principale occupazione dei maggiori gruppi editoriali era escogitare nuovi modi di esigere aiuti statali secondo quanto prestabilito dalle regole del libero mercato vigenti («Gli editori continuano a investire, ma si sentono abbandonati dal governo», poverini!). Ebbene: questi stessi personaggi appaiono oggi come i padri della tanto attesa (almeno 10 anni) rivoluzione dell’editoria italiana, il corrispondente made in Italy del rivoluzionario Amazon americano (1994). Ora, considerando il fatto che i cinque più grandi gruppi editoriali in questione detengono da soli il 60% della quota di mercato totale (Mondadori: 28,4%; RCS: 12,6%; GEMS: 9,3%; Giunti: 5,8%; Feltrinelli: 4%), e considerando l’abisso temporale di “soli” 16 anni che ci separa da Amazon, più che “congratulazioni!” bisognerebbe dire “era ora!”. Rivoluzionari? Padri? Pionieri? Ma chi?! Ma dove?! Dov’è l’innovazione? Dove il coraggio, l’avventura, la fatica, il rischio, la voglia di cambiare le cose, la sfida? Un pioniere la rivoluzione la fa, non la subisce. Qui, invece, ci troviamo di fronte a dei colossi economico-editoriali che hanno atteso l’acqua alla gola prima di cominciare ad annaspare, mentre i veri pionieri sono lì, in compagnia dei loro sogni e con le tasche vuote, in attesa di finanziamenti statali già predestinati ad altri e che non arriveranno mai.
Stefano Dal Bianco: Ritorno a Planaval
Ritorno a Planaval Stefano Dal Bianco 2001, 120 p. Mondadori (collana Lo Specchio) Dalla quarta di copertina di Pier Vincenzo Mengaldo: Stefano Dal Bianco è un uomo che si guarda vivere ad ogni istante ostinatamente, dolorosamente. E pensa a se stesso, col correttivo di affetti familiari nitidamente detti, come a una virtualità. Da ciò due aspetti salienti del suo libro: la forma di diario, o diario spezzato, e il continuo esprimersi al condizionale. Ma il “diario” è costruito con continue transizioni fra una prosa essenziale di micro-eventi (ma né “poetica” né sapienziale) e una poesia scandita liberamente: spesso all’interno dello stesso testo, con effetti quanto mai suggestivi di chiusura e distensione, inediti nella poesia d’oggi. E se l’introspezione è l’atteggiamento fondamentale del libro, quell’io però è collocato in ambienti precisi, sempre visti un po’ di sbieco, che possono ridursi alla casa, a una stanza, a una finestra. In fin dei conti, domina il contrasto epocale fra città e “natura”, che Dal Bianco si limita a porre senza dar risposte (come deve fare la poesia); e non è che la città non possa spremere minime gocce di felicità, anche se la libertà sta altrove. Dal Bianco non è un poeta “ideologico”. Neppure si chiude alla speranza che – diceva Kafka – esiste in misura infinita ma non per noi. Ed ecco che le immagini più ricorrenti sono quelle “contemplative” della luna e dell’azzurro, ora piene ora offuscate. Questo poeta così notevole non assomiglia a nessun suo confratello d’oggi, anzitutto perché non ha alcuna fretta. La parsimonia e la concentrazione non sono in lui che la faccia operativa della serietà della sua introspezione. Articolo 19, Aprile 2002, di Lorenzo Buccella : “Il ritmo è ciò che resta dopo che si è buttata via la zavorra del rumore del mondo”. L’affermazione di Stefano Dal Bianco, poeta padovano (nato nel 1961), forse meglio di altre rappresenta una sorta di “cartello stradale” per orientarci nella lettura delle sue poesie. Ed in particolare, dell’ultima raccolta Ritorno a Planaval che ha visto un autore della generazione di mezzo (quella dei quarantenni) approdare alla pubblicazione per [...]
Jun 28, 2010 | Categories: 1961-1970, Altre Voci, Anno, Autore, D-F, Dal Bianco Stefano, Italia, Poesia Contemporanea, Regione, Rubriche, Ultimi articoli, Veneto | Tags: commento, critica, Mondadori, nota, poesia, recensione, Ritorno a Planaval, Stefano Dal Bianco | 1 Comment »