Roberto Maggiani: “La bellezza non si somma”. Nota di A. Ferramosca

La bellezza non si somma - copertina scannerizzata

Già nel titolo, insolito, di questo libro di poesia di Roberto Maggiani, La bellezza non si somma, appare evidente una contrapposizione. E’ il contrasto che l’autore, fisico e poeta, da sempre cerca di superare e insieme comporre, tra le due categorie della bellezza e della logica, con dimostrazioni razionali e poetiche, queste ultime costituite dalle sue stesse poesie. La bellezza non si somma, dunque. La bellezza è qualcosa di assoluto, presente in ogni entità vivente e non vivente, partecipe di ogni elemento costitutivo del cosmo e non può sommarsi perché laddove si manifesta, ha natura cangiante, indeterminata, inafferrabile. Per questa ragione anzi “si sottrae” ad ogni tentativo razionale che cerchi di catturarla, circoscriverla, modificarla, piegarla. Ed è superfluo dire che in realtà si sta parlando della Poesia, che è bellezza diffusa ovunque nell’universo, per sua costituzione ribelle ad ogni codifica.

Prima di soffermarmi sulle suggestioni-suggerimenti offerte dai testi per tracciare anche larvatamente, le linee di un pensiero poetico, ritengo necessario un preambolo teorico. Vorrei qui ricordare che l’autore ha fatto propria, come dal suo piccolo e denso saggio Poesia e scienza: una relazione necessaria? (CFR, 2011 ), la famosa frase dell’astrofisico David Barrow che sostiene: Nessuna descrizione non poetica della realtà potrà mai essere completa, espressione che rimarca la necessità della scienza di sottostare alla più larga, anche se misteriosa, potenza intuitiva della visione poetica. Visione che – sarebbe opportuno a mio parere aggiungere – è sempre etica e mai si piegherebbe a deformazioni-utilizzazioni in disarmonia con gli equilibri naturali. L’autore, dunque, in questa sua ultima raccolta prosegue nello sviluppo del suo pensiero e lo fa ponendo in apertura del libro un’altra frase, di un altro noto scienziato-scrittore, il biologo Aldous Huxley, che asserisce: Attraverso la contemplazione di un qualsiasi oggetto, anche piccolo, si può avere rivelazione del cosmo intero. E a questa epigrafe, come per ogni libro spia rivelatrice dei temi della raccolta, quasi timidamente il poeta-fisico aggiunge una brevissima, metafisica domanda: Sai chi ti ama e da dove?, che è l’eterna domanda sul mistero dell’oltre, che avrà, come vedremo al termine del libro, una personale risposta di fede.

L’adesione ai testi avviene dunque in modo diretto, lungo un lessico chiarissimo, che permette da subito l’accostarsi empatico del lettore. Si tratta di testi di respiro piuttosto breve, come piccoli e densi mondi sapienziali, nel significato che l’occhio della poesia conferisce alla sapienza. Poesie che prendono forma su uno sfondo che ha i colori e il profumo salmastro dell’oceano – sono le spiagge dell’isola portoghese di Porto Santo nell’Atlantico – in una dimensione che ricorda certe serenità classiche, l’isola di Santa Lucia di Walkott con la sua visionarietà metafisica, il mare greco di Kavafis… Da qui i testi emergono come quei quanti di poesia teorizzati all’autore, quantità discrete, pacchetti di parole-senso capaci di mediare tra natura e oltrenatura, conservando sempre quel margine di indeterminazione, una fatale incompletezza, quel senso di spaesamento che conferma il trovarsi sul bordo dell’indefinibile, qual è appunto la poesia. E questa indeterminatezza è resa come un dubbio residuale, o un’asserzione sospesa tra il risoluto e l’enigmatico, fatta cadere sugli ultimi versi che, come accade nella poesia autentica, fa sì che ogni lettore accolga il testo con una percezione diversa, ogni volta e per ognuno, avvertita come vera.

La poesia d’apertura, In treno, dimostra pienamente questa modalità di procedere nel poiein di Maggiani. Nei testi successivi è dispiegata la capacità dell’autore di offrire – chiara – la sua visione del mondo: una fusione inscindibile di ogni materia, anche geologica e minerale, e di ogni manifestazione di forze fisiche, con l’essenza anìmica-emozionale dell’umano, essendo tutte espressioni della stessa armonica vibrazione che attraversa il cosmo e in esse risuona (da leggere Porto Santo, pag.11 e Il calore percuote i tamburi della terra, pag.12).

E lungo le sette brevi sezioni del libro, in una divisione forse superflua visto l’andamento quasi poematico, tematicamente coeso e stilisticamente omogeneo di questa scrittura, si susseguono scene che possono apparire in poesia perfino strane, inusitate, per gli oggetti su cui si sofferma l’occhio-antenna del poeta, come in Fetish (pag.17) la fila dei piedi sui lettini di una spiaggia, compresa pure qualche gamba affetta da flebite. Ma nonostante quest’apparente aspetto prosaico, si avverte la sensazione di essere sbalzati in una dimensione misteriosa, sottesa, inconoscibile, in una sospensione di tempo e spazio, puro momento di contemplazione senza ombra di tragicità. E’ proprio questa l’originale impronta del poeta Maggiani: ogni testo vive dell’innesco-visione, cui segue una sosta contemplativa interrogante dello sguardo che, catturato l’elemento mondano, lo perfora passando dall’altra parte, quella meta-fisica, in ombra, che pure fa intravvedere una possibile risposta, una traccia di senso.

Il poeta pure ironizza sulle nostre piccole umane paure, quelle dei disastri terrestri, misere di fronte alla caducità del mondo tutto, al destino implosivo dell’intero universo, sia pure da avverarsi in un futuro lontanissimo (La paura, pag.26). Questi riflessi dal nulla del mondo che montano dalla contemplazione di ogni angolo, di ogni oggetto, raggiungendo la sfera della consapevolezza, appaiono mitigati da una specie di olimpica serenità, come in uno stato zen che rende luminosa e serenamente rassegnata l’idea del nostro breve viaggio vitale. Un unico motore cosmico, di cui il poeta è convinto, è forse il misterioso protagonista di queste pagine, che presiede ad ogni nostro agitarci; lo si avverte, chiaro, nel testo carico di suggestione Cratere Gale (pag.35), che paragona il moto di un nuotatore nell’oceano all’atterraggio, in contemporanea, della navicella Curiosity su Marte. Quel gesto del nuotatore mi ha richiamato alla memoria l’immagine del tuffatore nella tomba arcaica di Paestum, figura accomunata al nuotatore nel destino senza tempo dell’oltre: lo stesso moto, la stessa sospensione nella comune spirale cosmica.

E di sicuro il poeta ha una predilezione per la poesia giapponese, in particolare quella dei folgoranti haiku. Lo si arguisce dal poemetto Regni, scandito in 5 scene dalla natura, dove si avverte intensa questa dimensione orientale dell’ascolto, una disposizione alla contemplazione spontanea perché certamente derivante dal sotteso pensiero che tutto attorno a noi è anima mundi e ha voce sottile ma sempre udibile, compresa quella del silenzio.

Il viaggio-ricerca di Roberto Maggiani, che sorprende non poco data la sua formazione di forte spessore scientifico, è in questo voler attraversare il visibile e scandagliare l’invisibile affidandosi non alla guida del metodo galileiano, ma a quella rabdomantica e misteriosamente potente della poesia. E si comprende facilmente, per la consuetudine dell’autore al rigore scientifico, come sia stata spontanea l’adozione di un lessico semplice, nitido, mai artificioso o con velleità di impressionare il lettore. Non potrebbe del resto essere altrimenti, per spiegare in poesia una verità semplice ma ai più inaccessibile: la vita come qualcosa fatto di attimi densi, rivelazioni improvvise , battiti, movimenti, cose brevissime e intense come le emozioni, come vedere la propria Identità nello spazio confinato di una tazza (cit. da Nello spazio confinato, pag.48), per significare la bellezza non sommabile del cosmo, per indicare come ogni singola essenza sia nota necessaria a comporre l’armonia totale.

Infiniti sono i misteri dell’universo inspiegati, che forse mai troveranno spiegazione, su cui l’uomo continuerà a indagare, ma il poeta che è uomo particolarmente incline a intu-ire, cioè ad “andare dentro”, in profondità, a un tratto spiazzando tutti, dichiara che:

sono qui a scrivere di stelle e particelle…
ma poco più in là cado nell’amore: di questo vorrei parlare
di ciò che non so dire

(Caduta, pag.49).

Eppure ne sa dire, eccome, il poeta Maggiani, di amore umano e divino. Basti leggere L’universo che ci conviene (pag. 52), una tra le sue più belle poesie d’amore e poi Dio (pag.61), che testimonia la sua personale instancabile ricerca del divino.

Annamaria Ferramosca
More from Annamaria Ferramosca

Poesia Condivisa 2 N.28: Nadia Campana

di questo succo momenti di pura pace due corpi nudi che camminano...
Read More

2 Comments

  • E’ un imperativo “fisico” da svolgersi nell’indagine poetica, la bellezza non si somma , come non può sommarsi la vita su un’altra vita. Può solo svolgersi la vita e la bellezza e ed esprimersi, accostarsi agli elementi che più attraggono (la fede è attrazione o bisogno o mistero che pacifica?) in ogni sentimento, in ogni figura, in ogni stagione luogo dove noi siamo e stiamo vivendo. “Dal nulla del mondo” il poeta si esprime nel verso, la sua radice e la sua aria libera insieme e ne trae (o ne recupera) bellezza eo vita. Se Roberto Maggiani ha scandito il libro in più stazioni d’ascolto, questo potrebbe metterci di fronte ad ogni campionario della bellezza e del verso e questo lo scopriremo quando leggeremo il libro.

  • Ringrazio Annamaria per aver accolto il mio libro e per averne fatta una lucida lettura, ma soprattutto per averla qui condivisa. Ringrazio Poesia2punto0 per l’ospitalità. Un caro saluto a tutti coloro che passeranno da questa pagina.

Lascia un commento