POESIA CONDIVISA 2 N.10: MARIA GRAZIA LENISA

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Il papiro di Cleis

O vaso di profumi e di erbe schiacciate,

odori camuffati d’adolescenze

——————-verdi.

Ma Lei profuma tutta come l’erbetta

nuova dal retrogusto aspro,

al collo il fagottino con l’odore di aglio,

———-intriso nell’aceto,

piccola Cleis che gli dèi annusano, figlia

mia così pura con un vago sentore di bimba,

e paglia tèpida,bianco guscio dell’uovo,

———-o sua stordita Infanzia.

 

Da  Saffo Chimera, Bastogi Editrice Italiana (Foggia, 2004), con una nota dell’Autrice e uno studio di Franco Allegrini.

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Annamaria Ferramosca
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4 Comments

  • Anche a me così pare. Il tuo, un esempio di analisi perfetta dall’interno del testo, grazie, Franco.

  • Già nel titolo si avverte un curioso senso di frammentarietà, come quello di una scrittura sul papiro, una poesia ritrovata a pezzi. In questo modo la poetessa realizza un piccolo gioiello di finzione letteraria. Da una parte lascia gran parte all’immaginazione del lettore, alla sua impossibile ricostruzione del tutto, dall’altra si immedesima in Saffo, decima musa, per intonare una sua delicata lirica alla figlia Cleis. Nell’ invocazione iniziale c’è il richiamo alla natura, schiacciata in un vaso a camuffare l’adolescenza. Tutto il contrario della genuinità della sua amata bambina, in cambio della quale -scriveva altrove- non avrebbe voluto la Lidia. In lei la natura è come è, fresca e pura erbetta appena nata dal retrogusto aspro. Se la prima è amata dagli uomini per lo straniamento che procura il profumare di qualcosa che non è più, l’altra, è destinata agli dei che possono compiacersi del senso di purezza che proviene dalla sua innocenza. Il confronto tra profumi riflette quello tra uomini e dei. Ma la poesia rivela anche il dolore tutto materno nel vedere la sua piccola riflessa nella paglia tiepida (non era fresca erbetta solo qualche verso più sopra? ) e nel bianco guscio dell’uovo (solido e fragile riparo nello stesso tempo, necessario a preservare lo sviluppo della vita), come se malinconicamente rappresentassero il destino scritto nell’ infanzia, ben presto stordita dal suo impatto con l’esistenza. L’immedesimazione nella grande poetessa diventa così un potente mezzo per universalizzare l’ esperienza di madre e la piccola Cleis un’occasione per evocare nel lettore l’attenzione sulla fragilità dell’infanzia, che sempre più spesso tocca di vedere tramortita se non travolta. La poesia scritta su un papiro allora diventa un messaggio in una bottiglia che attraversa i secoli e parla al cuore di poeti e non. Così mi pare. Ciao franco

  • grazie, Marzia,per la tua luce che aggiunge chiaro alla bellezza di una parola irraggiungibile.

  • Ecco un testo che attualizza il modello gia’ sublime della poetessa di Lesbo. Cleis pero’ e’ una bambina, appartiene ad un mondo, quello dell’infanzia che ha molti aspetti in comune con la poesia. L’infanzia si rivela magica come il ritrovamento miracoloso di un papiro per l’erudito, o l’amatore-poeta che intraprende un viaggio a ritroso per riappropriarsi delle emozioni, acri e dolci, ma sempre uniche, che sono proprie della fanciullezza e dell’adolescenza. In tal modo presenta un mondo nuovo e puro ai suoi lettori. Marzia Alunni

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