POESIA CONDIVISA N. 28: “La favola di Lilith” DI Viviana Scarinci

favola di lilith

Atto I, 7-10

non fossi entrata
a ricucire il varco

a decidere
se ancora nascere
se precipitare
un diametro distante
questo taglio
se nettare le minuzie
avvertita da quanto
smesso, quanto sedato
quanto ancora manca
a giuntare il baratro

non sapevo cresciuto
questo giro a farsi
voluto questo chinare a darsi
la mano sul capo
schiude la serrata delle brume
la vista è il cerchio che ti chiude
il conto incensurato
di questo gelo di premure

mai fugato un invito
di questa veglia, tu
e te ne vai stretto
da questa mano
che solo mi cade
segno che sfarini
l’aurora sei già alba
chiarità protratta al pari
la notte sola ti tocca

(…)

per evitarsi l’assurdo
che la sperde
non lascia sul viso
che un centimetro di veglia
scossa nella noce
scorta al cuore
della resistenza pura
questo varco è un tendine
che la sottrazione muore
una forza spezzata
al centro da un soffio

manco Io, manca
la linea prona
a un senso che avvera
manca il fatto difforme
del viso a dire quanto
di bianco abbatta i minuti
come un piccolo insignificante esercito

mi vincesse
l’impresa
delle messi facili
pronte, tanto che le falcio
a tendere lo stelo
a mostrare le reni piegate
dell’offerta

(da La favola di Lilith di Viviana Scarinci (Libro in edizione bilingue e CD), poema in due atti con musiche originali di Edo Notarloberti, ARK Records, 2014)


La favola di Lilith, edita da ARK Records, con testo inglese a fronte, nella traduzione di Natalia Nebel, presentata nel 2014 in anteprima europea occasione del festival internazionale musicale di Lipsia, è un poema musicale in versi, su testi di Viviana Scarinci e musiche del compositore Edo Notarloberti. Il poema, che riprende e dà voce a nuclei tematici forti già presenti nella poesia di Viviana, come il rapporto col femminile, la conoscenza di sé e il tempo, si presenta nutrito di un “sentire tattile”, come scrive Giorgio Bonacini in margine a Piccole estensioni, raccolta vincitrice del premio Montano 2014. Un sentire sinestesico dunque, tattile e visionario, in cui la musica si addensa attorno all’andamento “poematico”, tipico della migliore parte della poesia femminile del Novecento (Rosselli, Vicinelli), che attraversa e rilegge l’esperienza e la coscienza. Il poema è diviso in due atti: il primo in cui Lilith torna da uno stato di lutto ottundente o dalla regione vita/morte del mito. E il secondo atto, al cui inizio, con un monologo, Lilith si rivolge a Dio (di cui secondo una credenza dell’ebraismo è stata amante), e che prosegue con un dialogo tra Lilith ed Er, il personaggio del mito platonico cui è stato dato modo di andare e tornare dalla morte. Così come Lilith è creatura di confine tra visibile e invisibile, porta di ogni ambiguità, Er, che conosce vita e morte diviene il “vedente” per antonomasia, restando pur sempre uomo. Come insegna Ida Travi, in Poetica del basso continuo, poeta che accosto a questo esito poetico di Viviana Scarinci, scrivere poesia oggi è cercare un varco continuo, non una verità ma una delle verità possibili fra noi e “lo spiazzo millenario nel quale irrompono le civiltà che forse dormono”.

Dichiaro di voler leggere eventuali successive raccolte pubblicate dall’autore per seguirne la futura scrittura, riferendone in questa rubrica.

Loredana Magazzeni

Loredana Magazzeni
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4 Comments

  • Care Loredana e Annamaria,

    vi ringrazio di cuore delle vostre parole sulla poesia di Lilith e di aver fornito un quadro così capillare e preciso di tutte le attività che da anni legano la mia scrittura alle scritture e al lavoro creativo degli altri. Per quel che mi riguarda senza questo scambio con l’altra/altro non c’è vita creativa plausibile, né scrittura in grado di mantenere una cifra vitalistica originale. La creatività degli altri, in qualsiasi forma, anche la più insospettabile, contribuisce alla migliore definizione dei parametri vitali della nostra, almeno per me è sempre stato così.

    Dico parametri vitali perché la poesia è così strettamente legata a chi la scrive che spesso costituisce un mistero a posteriori anche per chi l’ha prodotta in quanto frutto di un segmento della sua esistenza irripetibile e alla cui essenziale indecifrabilità ho sempre creduto come si persevera in una fede che tuttavia non pretende di essere un dogma. Proprio perché, questa fede, per essere approfondita ha bisogno di ricredersi all’infinito.

    Lutti, abbozzi cartografici, analisi cliniche, catastrofi ambientali e vita onirica, almeno nel caso di Lilith hanno prodotto una alchimia simbolica così ineludibile che solo tempo dopo e grazie all’intervento della musica di Edo Nortaloberti si è potuta pensare di proporre una storia credibile secondo una scansione cronologica non lineare, come quella del tempo ritmato dai sogni appunto.

    Ne “La vita simbolica” Jung scriveva che la volontà di raffigurazione usurpa spesso il suo oggetto a spese del significato o è la volontà di comprensione che si impone prematuramente a scapito della raffigurazione. Come a dire che certe raffigurazioni possono essere solo quello che sono e possono essere colte esclusivamente se tutto ciò che è stato è espresso nella sua densità simbolica è pronto a essere afferrato. Credo che nessun brano di critica letteraria mi abbia mia convinto più delle pagine spese da certa filosofia e psicologia, anche contemporanea, in relazione alle profondissime differenze entro l’ordine simbolico di ciascun individuo.

    Leggevo giusto ieri sul Corriere della Sera che si sa ancora pochissimo sui motivi per cui si sogna di notte una cosa piuttosto che un’altra. I sogni sono premonitori? O sono uno scenario recondito di noi che a volerlo interpretare si sbaglierebbe comunque? Quello che è certo è che i sogni non sono solo desideri di felicità come cantava Cenerentola. Essere impegnati nella fase REM del sogno, secondo il bell’articolo di Anna Meldolesi, per il nostro cervello equivale ad assistere a un film in cui l’ambientazione delle scene si sussegue, attraverso la specificità di linguaggi che ne determinano la “grana” anche a seconda delle coloriture dei quadri e dei cambiamenti repentini di luogo e tempo in cui si svolge la storia. E’ così che nel migliore dei casi i film ci sorprendono come se fossero sogni capaci di raccontare storie sconosciute anche se vicinissime a noi.

    Bene, dopo tutti i commenti che ho sentito sull’incomprensibilità della trama di Lilith adesso so cosa rispondere a chi mi presenta le sue giuste perplessità, oltre che dare da leggere le parole generosissime che avete speso voi sul mio lavoro 🙂

    Un abbraccio,
    Viviana

    • ma…dove sono i perplessi? qui noi due siamo nella schiera degli entusiasti.
      comunque perplessi, tiepidi ed entusiasti si esprimano pure, qui possono farlo, e dialogare con l’autrice, agguerritissima.

  • L’attenzione di Viviana alla poesia e alla scrittura delle donne non è di breve data e si muove su diversi fronti. Si occupa del fondo librario di poesia di Morlupo, città in cui ha ideato e promuove il progetto Morlupo Città delle Poesia. È autrice di un ebook monografico su Elena Ferrante per Doppiozero e ha curato l’edizione italiana di Amami per rendermi forte, della poetessa finlandese Aino Suhola, uscita per la nuova e attivissima casa editrice padovana L’Iguana, diretta da Chiara Turozzi.
    Ho letto un breve stralcio della geniale scrittura del quotidiano di Aino Suhola e l’ho trovata di grande interesse.
    Viviana ha inoltre pubblicato il libro di poesia Le intenzioni del baro, l’e-book Dormi come visibile, con Paolo Fichera, la raccolta poetica Piccole estensioni con cui ha vinto il Premio Lorenzo Montano 2014. Sue poesie, prose e recensioni compaiono in numerose riviste: Doppiozero, Nuovi Argomenti, Leggendaria, L’Ulisse, Nazione Indiana, Letterate Magazine, Atelier, Gradiva, Capoverso, Il Segnale.
    Una scrittura e un’attività letteraria da seguire…

  • Mi è sembrata subito carica di suggestione questa trasposizione teatrale della favola di Lilith, di cui qui si riportano solo alcuni testi dal I ^ Atto. Leggendoli mi sono sentita di colpo investita da una voce primordiale, capace di far risuonare in petto in modo enigmatico e incisivo tutto il simbolico femminile sedimentato nei millenni. L’andamento strofico, con la sua insolita versificazione”per frammenti poetici”, appare magistralmente costruito per la sinestesia con la musica di Edo Notarloberti, per cui credo che l’ascolto del Cd sia un’esperienza totale e necessaria.
    Un’opera da non lasciarsi sfuggire che, come afferma Loredana Magazzeni, attraversa la nostra esperienza e coscienza di donne. Ringrazio Loredana per questa proposta che impreziosisce la serie delle nostre Poesie Condivise con una nuova parola carica di future promesse.con l’augurio di vivissimi riscontri a Viviana Scarinci.
    Annamaria Ferramosca

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