TIGRE CONTRO GRAMMOFONO, SERIE 3 FOLLOW THE LIEDER, 8

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(ANSA) – ROMA, 11 GEN 2010 ”Dal punto di vista dell’evoluzione biologica e culturale, le società umane – spiega Rosaria Conte dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr, che discuterà delle ‘virtù del pettegolezzo’ in occasione di un seminario organizzato dal Cnr a Roma per il 12 gennaio – si sono allargate nel tempo in tempi e dimensioni nettamente superiori rispetto ad altre specie vicine, come ad esempio dei primati”. Le condizioni per realizzare tale crescita sono la ”intensificazione dei rapporti di cooperazione e il controllo di comportamenti negativi, quali la truffa e l’inganno (cheating). Tutto ciò’ si rende possibile mediante la costruzione di una particolare forma di conoscenza sociale: la reputazione”. Normalmente, però, si ritiene che il pettegolezzo sia una comunicazione tesa solo a minare la reputazione altrui. Gli studi della ricercatrice, invece, smentiscono tale assunto: ”Trasmettendo la reputazione tramite il pettegolezzo, cioè riportando un’opinione non a titolo personale, bensì attribuendola al pensiero diffuso – precisa Conte – la fonte evita di assumersi la responsabilità di quanto dice e, di conseguenza, si sottrae a eventuali ‘rappresaglie’ che potrebbero a loro volta produrre altri comportamenti aggressivi. In tal modo gli uomini sono dunque riusciti a controllare il cheating, aumentando al contempo la dimensione dei gruppi sociali”. Per avere una conferma empirica di questa teoria, prosegue la ricercatrice, ”si e’ sperimentato il modello di circolazione della conoscenza sociale attraverso la reputazione e il pettegolezzo su computer, in popolazioni di agenti artificiali, verificando anche in laboratorio che la diffusione delle informazioni mediante il gossip funziona e limita l”inganno’ più del modello che prevede l’assunzione diretta di responsabilità rispetto alle informazioni trasmesse”. Gli esperimenti condotti con decisori umani in laboratorio da Flaminio Squazzoni, dell’Università di Brescia, hanno dimostrato poi che anche nell’effettuare scelte in campo economico, in cui normalmente si enfatizza la scelta razionale, gli individui sono influenzati fortemente dalla reputazione e dal gossip. Stefano Ferrari ha scritto che se lo stile infatti esprime, da un lato, una modalità interna del lavoro psichico, che riguarda, per così dire, i percorsi privati del singolo autore, dall’altro, la nozione di stile rinvia a qualcosa di più generale e universale, a un assetto di norme e canoni storicamente e culturalmente consolidati, con cui il singolo artista si deve confrontare. […] Non manca, credo, nella psicoanalisi freudiana, la possibilità di considerare talune di queste corrispondenze tra realtà interna ed esterna, che potremmo quindi definire strutturali, come l’esito di una sorta di isomorfismo tra concetti fondamentali a ogni estetica come quelli relativi all’idea di ordine, armonia e equilibrio e alcuni principi elementari e costituitivi che presiedono al funzionamento del nostro apparato psichico. […] Lo scarto tra filogenesi e ontogenesi agisce in due diverse direzioni: o nel senso, come dice Freud, che «lo schema prevalga sull’esperienza individuale», nel qual caso la norma esterna si impone sull’individuo indipendentemente dalla sua vicenda concreta, come avviene nell’Edipo; oppure nel senso ovvio che l’individuo può porsi in opposizione alla norma e violarla più o meno consapevolmente. Nel primo caso, ossia «laddove le esperienze individuali non si iscrivano in questo schema ereditario, esse vengono – secondo Freud – rimodellate in virtù d’un processo dell’immaginazione che sarebbe assai utile per poter seguire dettagliatamente», la creatività agisce cioè come di rimando su «una materia già formata». Invece nel secondo caso l’individuo, per usare ancora le parole di Freud, non si limita a agire «in senso evocativo», ma operando «in senso creativo», ponendosi nelle stesse condizioni normative dei nostri mitici progenitori1. In accordo con questa analisi, verranno presi in considerazione tre modelli psicologici border line.


1          Stefano Ferrari, Scrittura come riparazione. Saggio su letteratura e psicoanalisi, Editori Laterza, 2004, p.       32 e p. 35

Luca Rizzatello
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