TIGRE CONTRO GRAMMOFONO, SERIE 3 FOLLOW THE LIEDER, 5.

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«Io sono il Re del Mondo. Tu piuttosto, intruso, come hai fatto a penetrare a Linelandia, mio Regno?». A questa secca risposta, replicai chiedendo scusa se avevo allarmato o molestato in alcun modo Sua Maestà; e dichiarandomi straniero supplicai il Re di darmi qualche informazione sui suoi domìni. Ma per ottenere delle spiegazioni sui punti che più m’interessavano incontrai la massima difficoltà; perché il Monarca non riusciva a non dare sempre per scontato che qualunque cosa fosse familiare a lui lo dovesse essere anche a me, e che io simulassi l’ignoranza per prendermi gioco di lui. Tuttavia, a forza di insistere nelle domande, ne estrassi i fatti seguenti. Pareva che questo povero, ignorante Monarca – come chiamava sé stesso – fosse convinto che la Linea Retta, che chiamava il suo Regno, e nella quale passava la sua esistenza, costituisse il mondo intiero, anzi tutto lo Spazio. Non potendo muoversi né vedere se non lungo la sua Linea Retta, non concepiva nient’altro all’infuori di essa. […] Fuori del suo Mondo, o Linea, per lui c’era il vuoto; anzi, neanche il vuoto, perché questo implica lo Spazio; diciamo piuttosto che niente esisteva. I sudditi, dei quali le piccole Linee erano gli Uomini e i Punti le Donne, erano tutti ugualmente confinati, nel moto e nella vista, in quell’unica Linea Retta, che era tutto il loro Mondo. Non c’è bisogno di aggiungere che tutto il loro orizzonte si limitava a un Punto; né alcuno poteva mai vedere altro che un Punto. Uomo, donna, bambino, oggetto – ogni cosa era un punto all’occhio dell’abitante della Linelandia. Solo al suono della voce si poteva distinguere il sesso o l’età. Inoltre, dal momento che ogni individuo occupava per intiero il sentiero stretto, per chiamarlo così, che costituiva il suo Universo, e nessuno poteva spostarsi a sinistra o a destra per far strada ai passanti, ne seguiva che nessun abitante della Linelandia poteva sorpassarne un altro. Una volta vicini, vicini sempre. Da loro il vicinato era quel che da noi è il matrimonio. I vicini rimanevano vicini finché la morte non li avesse separati1. Il termine Volksdeutsche è la punta dell’iceberg del progetto di costituzione del Reich germanico attraverso il rimpatrio forzato dei cittadini tedeschi residenti negli altri Stati europei; strategicamente fu uno dei presupposti per l’avvio di campagne militare volte all’occupazione – e successivamente all’accorpamento – di nuovi territori. Konrad Lorenz ha scritto che presso i ciclidi in cattività […] un ingorgo dell’aggressività, che in condizioni di vita naturali verrebbe sfogato contro il suo vicino nemico territoriale, può provocare con estrema facilità l’uccisione della consorte. Quasi tutti i possessori d’acquario, che si siano presi cura di questi pesci unici nel loro genere, hanno commesso il seguente e quasi inevitabile errore: hanno allevato in un grande acquario un determinato numero di giovani pesci tutti di una stessa specie per dar loro modo d’accoppiarsi spontaneamente e il più naturalmente possibile. Questo risultato è stato felicemente raggiunto e ora nella vasca, già di per sé troppo piccola per tanti pesci ormai adulti, una coppia in amore risplende dei più bei colori ed è ben decisa, in perfetto accordo, a scacciare fratelli e sorelle dal «suo» territorio. Dato che però i poveretti non se ne possono andare, si rintanano nervosamente negli angoli vicini alla superficie, impauriti e con le pinne sfrangiate, quando non sono costretti a sfrecciare per la vasca in una fuga disordinata perché sono stati stanati dal loro rifugio. Umanamente impietosito non solo per la sorte dei perseguitati ma anche per la coppia che forse ha già deposto le uova e si preoccupa dei propri discendenti, il possessore d’acquario cattura velocemente i pesci in sovrappiù per assicurare alla coppia la proprietà esclusiva dell’acquario. Quindi, pensando d’aver fatto tutto quello che doveva fare, in seguito non bada troppo a quel contenitore e al suo contenuto vivente. Ma alcuni giorni dopo si accorge con sorpresa e raccapriccio che la femmina è stata completamente dilaniata e galleggia morta in superficie mentre delle uova e dei piccoli non c’è più traccia2.


1             Edwin A. Abbott, Flatlandia, Adelphi Edizioni, 2009, pp. 94-96

2             Konrad Lorenz, L’aggressività, Il Saggiatore, 2008, p. 94

Luca Rizzatello
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