Con Italian Day, una giornata italiana di maggio 2008, Carmine De Falco ci offre uno spaccato desolante di un Paese distrutto moralmente, economicamente e culturalmente; proseguendo una tradizione di poesia civile che affonda le radici in Dante (lungi da noi il paragone) e nel Novecento ha i suoi maggiori interpreti (nella poesia italiana) in Fortini, Gatto e Pasolini. Proprio a quest’ultimo pare ispirarsi De Falco, non tanto per la forma del poema, che possiamo ritrovare anche in Roversi e Pagliarani, ma per la volontà di denuncia
diretta delle brutture della nostra epoca.
L’occhio del poeta è lucido e amareggiato e fin dal prologo si capisce quale direzione prenda questo intenso poema: “Come muore un atrio in Italia? / Tra villette e odori giallini, /sulle rive di mari e la neve / con motobolidi suv e pickup / i salottini nelle navi, gli yacht / con giganti schermi al plasma, i pranzi / con tartufo e champagne, e pere / e lampade e vestiti ecochic / la partita di calcio e la sexy / comedy del multiplex. […]”
In quest’opera pare davvero di immergersi in un Inferno dantesco, solo che nessuna pena del contrappasso viene inflitta, nessuna speranza offerta a una società vacua e priva di ideali, dove gli unici valori di riferimento paiono essere il denaro, la mercificazione e l’apparire. Il tutto (come dice il sottotitolo) è vissuto nell’arco di una giornata: mattino, pomeriggio, sera, con all’interno l’intermezzo ape. Vari personaggi si susseguono, tratti dalla nostra esperienza del quotidiano. Come Enrico, che “è già rientrato da un pezzo / quando la solita sveglia comincia / a strillare,racchiare le orecchie / ancora il riflesso negli occhi / di donne che scorrono nel monitor / indifferentemente grigio / sulla battigia del dormiveglia è questo / non l’eco di un sogno nutrito / dalle autostrade veloci dei bit. […]”; tutti sono preda delle televisioni, schiavi di una società che fatica a distinguere il vero dal falso, la vita quotidiana dal reality: “ […] Persino un avvocato una volta intervenne / perché un suo cugino di secondo grado / aveva vinto al quizshow. L’amico / di un amico, un conoscente, lui conosceva / solo un operaio che un giorno / lo inquadrarono incatenato davanti / i cancelli d’un fabbricato. […]” Per rimanere in ambito contemporaneo possiamo accostare la poesia di De Falco a poeti come D’Elia e Pusterla, ma anche a più giovani come Santi, Nota, Sanchini e Cattaneo, però con un tocco personale e di forte impatto.