Commento a “Patroclo non deve morire” di Ivan Pozzoni

ivan-pozzoni-patroclo-non-deve-morireSospeso tra il sopravvivere ed il rischio della ferita Ivan Pozzoni ricama un tessuto variopinto, che dalla cronaca di giornali, di network, di blog scivola freneticamente nel quotidiano, per raccontare episodi, per  innescare un inno, per fluidificarsi nella dimensione del sociale, elaborando il suo dettato poetico in maniera personale e culturalmente valida. “Il titolo del libro di Ivan Pozzoni è Patroclo non deve morire, è un enunciato imperativo che non ammette eccezioni. Nella storia Patroclo muore in combattimento, nell’opera di Ivan Pozzoni invece Patroclo deve continuare a vivere affinché la storia non si concluda e si aprano altri scenari.” – Scrive Giorgio Linguaglossa nella prefazione. –  E la fantasia ha dei tagli alimentati da  riscontri memoriali o da impannate critiche verso la mercificazione di un mondo sempre più alla deriva. Una poesia compressa che riluce per flessibilità e pluralità. Ogni valore qui abbandona pregiudizi, nella capacità di raccontare o rielaborare,  nei dettagli realistici di eventi, o nella profondità di metafore , grazie all’accumulo intelligente di un immaginario concreto e colorato. Il gioco ha momenti impegnati, dalla denuncia delle sperimentazioni farmacologiche all’inafferrabile momento di asfissia dell’impiccato, dalla crisi del mondo occidentale alla ballata di un amore contorto. Una girandola che al vento offre autentiche testimonianze. “…Canto doloroso disincanto,/ dai baratri, vette d’abisso, delle coltri / di Dio, come usignolo nel / becco d’aquila di Pindaro, / mettendo a stento i buchi nei miei denti/ allenati a morder cenere , mettendo al bando i battiti lontani/ del tuocardio. / Adesso che sei nell’aria, o in una tana / nella terra mesta, ch’è uguale, / amerò buco nell’ozono, inquinamento / atmosferico o della falda / acquifera, vermi, sarcophagidae, batteri / autolitici, e non mi mancherà / coraggio di morire”. Compresenza degli opposti, quasi uno smarrimento tra anticipazioni cosmiche ed un ordine per così dire biografico, entro il quale le esperienze diventano una istantanea che precede l’ascolto. In effetti l’intero esclusivo universo poetico risponde agli archi temporali, alla rievocazione lirica per eccellenza, agli strappi del momento per riflettersi nel microcosmo realisticamente precisato.

Antonio Spagnuolo
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