Tigre contro grammofono, serie 2: Ozwitz, 2.

icona TCG 2, 2Si tenga conto che nella lingua tedesca stamm è: 1. stirpe, ceppo, tribù; 2. BOTANICA. tronco, fusto; 3. GRAMMATICA. radice. Victor Klemperer ha scritto che dare a un neonato o a una persona che è stata ribattezzata il nome e il cognome di un campione del nuovo corso degli eventi, è una pratica senza dubbio limitata all’America bianca e nera. La prima Rivoluzione Inglese professò il Puritanesimo e prese i nomi dal Vecchio Testamento gioiosamente rinforzati con citazioni bibliche (Gesù – Sia lodato il Signore, mio spirito). La Rivoluzione Francese cercò gli ideali nel Classico, in particolare nell’antichità Romana, ed ogni tribuno prese per sé e i suoi figli nomi aulici come Tacito o Cicero. Allo stesso modo, il buon Nazionalsocialismo trasmise la sua anima Germanica e l’eredità di sangue con i nomi di eroi e dèi nordici. I nazionalisti vecchio stile e gli esteti wagneriani ararono la terra con Horsts, Seiglindes, eccetera, nomi comuni prima di Hitler. […] Con la venuta del Terzo Reich, era uno stile fra i tanti, ma i nazisti imposero questo stile come un dovere, come un’uniforme. Come potrebbe essere altrimenti, se il leader del Movimento Nazista della Gioventù si chiamava Baldur? Nel 1944 trovai nella sezione degli annunci delle nascite del giornale di Dresda sei pomposi nomi Germanici: Dieter, Detlev, Uwe, Margit, Ingrid, Uta. I doppi nomi, congiunti nel matrimonio, furono ammirati per le loro sonorità, per la loro doppia espressione di fede, per la loro essenza retorica: Bernd-Dietmar, Bernd-Walter, Dietmar-Gerhard. […] Se una persona non aveva un nome evidentemente ebraico, mai stato in uso in Germania, come Baruch o Rachel,  gli veniva richiesto di aggiungere Israel o Sara al suo nome. La banca e la burocrazia dovevano notificarlo; non doveva essere dimenticato nella firma; nelle lettere per le relazioni commerciali non doveva essere dimenticato1. Nel De Rerum Natura, I, vv. 817-827, si legge: E spesso ha molto rilievo con quali altri elementi | e in quale posizione si uniscano i medesimi corpuscoli primordiali, | e quali spinte imprimano oppure ricevano; | infatti sono ugualmente essi a costituire il cielo, il mare, | le terre, i fiumi, il sole, e ancora le messi, gli alberi, i viventi, | ma si muovono commisti ad altri e in modo diverso. | Anzi vedi sparse nei miei stessi versi | molte lettere comuni a molte parole, | mentre è tuttavia necessario ammettere che i versi | e le parole si differenziano per significato e per timbro di suono. | Tanto possono le lettere, solo a mutarne l’ordine2. Il parallelo tra la costituzione delle cose e quella delle parole è quanto mai pregnante se fatto reagire con la selezione rigorosa della nomenclatura nei campi; un’operazione in linea con la più generale politica della suggestione collettiva, che attraverso la trasmissione propagandistica del mito dell’unità nazionale e del rinnovamento culturale aveva tra le sue priorità l’azzeramento del pensiero critico dell’uditorio. Tiziana Gislimberti ha scritto che tutta una serie di parole subiscono degli slittamenti semantici che sono comprensibili proprio a partire dal quadro ideologico dato, in cui si contrappongono in modo conflittuale i due poli di Demokratie, “forma di comportamento assunta dalle forze ostili alla Germania per corrompere e rovinare il popolo tedesco”, congiura internazionale ebraica e dominio dell’irresponsabilità, e – d’altro lato – di Führerprinzip, che si fonda sulla figura carismatica del capo a cui è dovuta per libera scelta obbedienza assoluta. Führer in cui si condensa con forza simbolica la dimensione eroica del germanesimo primitivo e del Volk di razza ariana, della Gemeinschaft fondata sui legami sacri di Blut und Boden (sangue e terra), entro cui il singolo individuo si annulla3.


1             Victor Klemperer, LTI: la lingua del Terzo Reich, taccuino di un filologo, Editrice La Giuntina, 1999
2             Tito Lucrezio Caro, De Rerum Natura, BUR, 2000
3             Tiziana Gislimberti, La dimensione del conflitto nella lingua del nazionalsocialismo, da Metábasis, Rivista di filosofia on-line, marzo 2006, anno I, n° 1

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