Non sei delle feroci parietarie – Tre testi inediti di Mirco Mungari

aposa

La poesia di Mirco Mungari non conosce né il tormento, falsamente progressista, del nuovismo né quello, falsamente inattuale, dell’antichismo. Se la silloge inedita della quale si presentano qui due testi prende il titolo da una citazione di Arnaut Daniel, ciò accade, più che altro, per esibire una precisione linguistica e letteraria che si sofferma sulla geografia, sula topografia e sui nomi propri, nel primo testo, e sul mondo vegetale e animale, nel secondo. In questo passaggio sta la possibilità di trasformazione di una poesia che sembra ancora saldamente legata a un linguaggio sentimentale e quasi ‘pre-poetico’, fecondo di similitudini, ma che si apre e si può aprire a torsioni sintattico-semantiche anche ardite. (l.m.)

Aposa

Bologna si distende e si contrae
Come una cagna dopo il sonno.
Piano piano nell’aria che ristagna
Si fa sera di cicale.
Non un salice ti rappresenterebbe
Nella sua ombra, mentre corri sopra
L’acciottolato – chi non vuole non s’imbarca
A questo molo, io e la tua paura così soffice
Nell’Elba triste – con i due fanali
Degli occhi che sembravano tessuti
Nel canapo delle reti, nella notte
Velati dalla tesa del cappello, corri
Silenziosa come la pioggia
Nel buio buono della Barberia.

Corri come corre al mare
L’Aposa nascosto, non lo sai.
Non sei delle feroci parietarie
Abbeverate in silenzio tra i basalti
Dall’acqua viva. Credi che sia morto
Quell’angolo palustre,
Quando ti affacci e vedi, ma non senti
Il battere del cuore.
Se non fossero mani, sopra i fianchi
Fasciati, mentre ti sporgi a cercarlo
Germana, il fiume,
Sarebbero lingue di fango fresco
Intrecciate a formare carezze
Salate di libeccio. Tu non senti.
Quell’Aposa nascosto
Che pulsa nelle gomene del collo
Più simile che il mare, alle tue mani. 

(dalla silloge inedita Bruels brancutz)

 

*

Nodi ai canapi bruschi larghi un dito
Della mia mano (gomene
Gli schiaffi di mio padre)

Come una bianca vela l’ombrellone
Fiorito nel giardino.

Nodi ai rami del lauro, ai branchi
Sfilacciati della staccionata
Lungo le stecche di abete come braccia
Di crocifissi

Nodi sui polsi segnati
Dalla stretta d’amore,
________________amori
Infissi nelle ossa come i chiodi

(Io ero condannato senza
Cittadinanza, senza scure)

Io li serravo, un altro disserrava.

*

Prima del grande orto
Era già un brolo inserrato.
___________________La porta
Di legno verdastra in fondo al corridoio
Nel buio interminabile di ottobre
Gelido nella casa. 


Mirco Mungari è nato in Calabria nel 1982. Di professione archeologo classicista, affianca da decenni all’antichistica l’attività di musicista e ricercatore nel campo della musica etnica e medievale. Avvicinatosi alla letteratura, con particolare attenzione alla poesia, in età giovanile, ha tentato i primi esperimenti creativi durante gli anni universitari. Coltiva altresì una erudita passione per la letteratura di argomento suinofilo, dedicandosi allo studio della poesia di soggetto suinico dal Medioevo all’età contemporanea, e divulgando tale scibile in programmi radiofonici, seminari e, di recente, tramite la sua opera prima, il poemetto De Suina Inmolatione (ed. Delirium, 2011). In ambito di maggior serietà, si dedica da diversi anni alla sperimentazione delle contaminazioni tra parola poetica e suono, attraverso i progetti Mousikè Techne, in collaborazione con Rossella, Renzi. e LatinoBalcanica Ensemble, trio di voci femminili con spiccata vocazione per il repertorio tradizionale mediterraneo e la musica contemporanea Collabora attivamente a diversi progetti radiofonici e teatrali, in particolare come musicista di scena e attore nel teatro per ragazzi; è stato compositore e musicista di scena della compagnia Teatro Poesia di Silvana Strocchi e della compagnia Kizè Teatro; attualmente è musicista di scena della compagnia Youkali.

Lorenzo Mari
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