Parola ai Poeti: Manuel Micaletto

Qual è lo “stato di salute” della poesia in Italia? E quello dei poeti?

Purtroppo i cancheri si contano sulla punta delle dita. Azrael dovrebbe tornare dalle vacanze. Quel pelandrone.

 

Quando hai pubblicato il tuo primo libro e come hai capito che era il momento giusto? Come hai scelto con chi pubblicare? Cosa ti aspettavi? Cosa ti ha entusiasmato e cosa ti ha deluso?

Ho intenzione di pubblicare solo secondi libri. Questa intenzione già l’avevo maturata ai tempi del primo libro, che infatti a tutti gli effetti è sì il primo, ma il primo dei secondi.
(In questo universo – mi viene da aggiungere – le sempiterne plaquette sono qualcosa di simile all’antipasto, o all’aperitivo ma quando restano due tartine in croce, e non sono avanzate per caso no, sono state accuratamente scartate. Our sad hour).
Chissene, dai.

 

Se tu fossi un editore cosa manterresti e cosa cambieresti dell’editoria poetica italiana? Cosa si aspettano i poeti dagli editori?

I nomi. Degli editori, dico. LA VITA FELICE? L’ARCA FELICE? LIETOCOLLE? L’ALBERO AZZURRO? Ma che è, vanno bene per pubblicare l’opera omnia dei TELETUBBIES. Io opterei deciso per MORTE LEVEL MAX, o NAGLFAR DELLE LAGRIME, o ancora TRISTECALVARIO.
E: da un editore mi aspetto anzitutto una cosa. Che non pubblichi. Che faccia filtro. 

 

La poesia di domani troverà sempre maggiore respiro nel web o starà in fondo all’ultimo scaffale delle grandi librerie dei centri commerciali? Qual è il maggior vantaggio di internet? E il peggior rischio?

Ambedue le cose. O meglio: “maggior respiro” nel web, d’accordo. Bisognerà vedere se a quel punto basterà l’ossigeno. Quanto agli scaffali, intendiamoci: nelle “grandi librerie dei centri commerciali” non ci trovi manco i classici. Quell’ “ultimo scaffale” è già una bella utopia. Di che stiamo parlando?

 

Pensi che attorno alla poesia – e all’arte in genere – si possa costruire una comunità critica, una rete sempre più competente e attenta, in grado di giudicare di volta in volta il valore di un prodotto culturale? Quale dovrebbe essere il ruolo della critica e dei critici rispetto alla poesia ed alla comunità alla quale essa si rivolge?

Finché Fantuzzi Matteo si aggirerà per queste lande “nessuno al mondo potrà essere prode o felice”.
Penso che – al di là degli esiti – la possibilità c’è: e infatti che succede, succede che in tanti a più riprese l’hanno praticata e la praticano, con risultati non troppo alterni. Penso, anche, che me ne infischio il cazzo, a grandi linee. Non è che ho saltato tutte le cene di classe così, perché mi girava, e nemmeno in vista degli after con la comunità di critici&poeti. Non sono in cerca del confronto né del conforto. Non vi voglio e sono quasi sicuro che non mi volete. E c’ho pure un mezzo sospetto che in fondo in fondo, gratta gratta, non vi volete mica tanto pure tra di voi. Di qui le tante difficoltà. Le altre invece sono riconducibili al fatto che nonostante tutto sì, vi volete. Vivi o morti.
Poi com’è come non è, il deserto mi va benissimo, proprio mi riesce super, la mia mano disegna nell’aria un 5 grande grande che non aspetta altro l’ora di incontrare il deserto, di non essere mai e poi mai battuto, di imprimere per sempre quella sagoma, come un’attesa alla pensilina del bus mentre infuria lo sciopero, come un disagio più grande sì più grande dei sindacati. W.

 

Il canone è un limite di cui bisognerebbe fare a meno o uno strumento indispensabile? Pensi che nell’attraversamento della tradizione debba prevalere il rispetto delle regole o il loro provocatorio scardinamento?

Mi piacciono tantissimo le fiction romane RAI, soprattutto da quando mi è accaduto quel superamico micidiale che è Immondizie Riunite Due. Per il resto tifo le regole e il provocatorio scardinamento delle teste.

 

In un paese come il nostro che ruolo dovrebbe avere un Ministro della Cultura? Quali sono, a tuo avviso, i modi che andrebbero adottati per promuovere la buona Letteratura e, in particolare, la buona poesia?

Io questo non lo so comunque sono sicuro che il big president sì avendo lui una risposta per tutto, a proposito ciao presidente ti dedico il gerundio di poco fa e aggiungo anche in queste 01:34 di cui neppure intuisco la fine eccomi, ci sono, cioè sono con te.

 

Quali sono i fattori che più influiscono – positivamente e negativamente – sull’educazione poetica di una nazione? Dove credi che vi sia più bisogno di agire per una maggiore e migliore diffusione della cultura poetica? Chi dovrebbe farlo e come?

Forse la poesia è una postura, un atteggiamento che si tiene di fronte alle cose, come un difetto coltivato negli anni, una scoliosi dello sguardo, o più radicalmente un occhio bifido come la spina dorsale, un’anomalia iscritta nell’elica genetica (non a caso la giornata della poesia e quella della sindrome di down cadono lo stesso giorno, non a caso guardate attentamente i poeti ecco), Montale parlava di una “malattia endemica e inguaribile”. Non illudetevi, però: non è contagiosa. Ve piacerebbe.
E non c’è niente da fare, non è che se sventagli i testi poetici a zonzo ne ottieni come effetto, tipo gdr, di grindare la skill poetica delle genti (e neppure la tua: in compenso guadagni punti QUANTO SEI STRONZO).
D’altra parte il poeta – anvedi di che romanticherie tocca macchiarsi – il poeta, dicevo, cosa fa: riceve la menzogna (leggi: mondo) che, come osservava Calvino, sta nelle cose e non nel discorso. Cioè il poeta para gli affondi del mondo, di ogni colpo registra il contraccolpo, l’effetto eguale e contrario. Ma deve avercelo dentro, preinstallato, nella build dell’animaccia sua, l’equivoco della poesia, la forza di fraintendere la parola fino alle estreme conseguenze, all’identità. Oppure niente, non c’è verso di educarlo. E quando, infine, la menzogna sta nel discorso – neanche: quando la menzogna è esattamente il discorso, ecco forse la poesia.
Divagando un poco: ultimamente debbo dire che mi sto scocciando un tantino il cazzo di origliare tutta questa attenzione per “la poesia nelle scuole”, “la poesia e i giovani” (colgo l’occasione per insegnarvi due cosette due, già che ci sono: la prima è che la poesia fa schifo, la seconda è che i giovani anche – non per questo le cose vanno d’accordo). Con tanto di autori che infliggono la propria (o altrui) opera a classi di bambini inermi. Insomma, pare quasi che la poesia tutta sia stata inventata affinché Tommaso Di Dio potesse leggerla ai quindicenni. Ecco: no. Chi se ne frega dei quindicenni, oltre che Di Dio (accuratamente selezionato per realizzare una combo niente male). Anzi: la poesia è un fatto terribile, tremendo (“al fondo di ogni poesia c’è qualcosa di indecente”, Milosz: ma, in fondo, pure in superficie) oppure non è. Basta con questa storia della poesia che affina i cuoricini, li rende tutti un po’ più rosa un po’ più buoni. Ma vi siete visti allo specchio? Che sgomitate per un tozzo di niente? E quegli errori madornali, sì mi riferisco alla faccia: quel raduno, quell’adunata totale di difetti che vi è toccata in dote al posto della faccia? Ne vogliamo parlare? Io non lo so se è la poesia che vi ha ridotti così o la vita che vi ha ridotti alla poesia, ma nzomma fatevi due conti, qui non ci sta niente di buono e bello da insegnare.
Per chiudere: bisogna essere diseducati alla vita. O morte o morte. Le stagioni sono quattro: affilizione, dolore, sangue e lacrime. Ecc. Questo. No che scanzonati ah la poesia la poesia, mannaggia a voi. 

 

Il poeta è un cittadino o un apolide? Quali responsabilità ha verso il suo pubblico? Quali comportamenti potrebbero essere importanti?

Il poeta è un friggitore. Io, per me, mi sento cittadino: del REICH. Poi occhio: uno il pubblico non esiste, due “le responsabilità” che roba è, tipo fare i compiti a casa? Se non ricordo male.

 

Credi più nel valore dell’ispirazione o nella disciplina? Come aspetti che si accenda una scintilla e come la tieni accesa?

SATANA PATRIA FAMIGLIA.
(I(n)spirazione ed espi(r)azione. Flatus vocis, la poesia avrà pure “ampio respiro” ma il fiato resta corto). 

 

Scrivi per comunicare un’emozione o un’idea? La poesia ha un messaggio, qualcosa da chiedere o qualcosa da dire?

Sì, e grossomodo lo riassumerei così: IL NOSTRO FAIR PLAY / PERONI ROTTE E 666.
Non disdegno neppure l’impegno sociale, ad esempio ultimamente sono stato molto impegnato in una campagna di sensibilizzazione contro il sabato sera ultracalcistico nel periodo di pausa del campionato: è l’occasione per lurkare 4chan e sentire la morte che cresce dentro, e troppo spesso i giovani la sprecano non sicuramente pensando a quello che gli ha letto Tommaso Di Dio il giorno prima, ma comunque purtroppo divertendosi. Allora ragazzi aprite quelle orecchie preda del ritardo, sentite qui: SENZA L’ANTICIPO SERALE / RESTA A CASA A STARE MALE.
Per dovere di completezza, va pure rilevato che la poesia non è star sopra un albero / non è neanche il volo di un moscone / la poesia non è uno spazio libero / la poesia è Maria Grazia Calabrone. 

 

Cosa pensano della poesia le persone che ami?

Uno ad esempio diceva: quando sento la parola poesia metto mano alla pistola.

 

Sei costretto a dividere il tempo che più volentieri dedicheresti alla poesia con un lavoro che con la poesia ha davvero poco a che fare? Trovi una contraddizione in chi ha la fortuna di scrivere per mestiere? Come vivi la tua condizione?

Mah. Detto che abito l’abisso, poesia o non poesia sempre abisso rimane.  Non è che se domani mi pubblica EINAUDI smetto di tifare durissimo la morte.

 

Cosa speri per il tuo futuro? E per quello della poesia? Cosa manca e cosa serve alla poesia ed ai poeti oggi?

1 la morte, 2 la morte, 3 la morte.


micalettoManuel Micaletto è una vera forza. Nasce il 4 agosto 1990 (anniversario della cattura di Anna Frank), a Sanremo, e si chiama Manuel Micaletto.  E ha 22 anni (di cui almeno 16 consecutivi). Cofondatore del blog/progetto <plan de clivage> (poesia, prosa non-narrativa, asemic writing), fa parte dell’ensemble di <eexxiitt>. Nel 2012 ha pubblicato per la collana Opera Prima di Cierre Grafica la silloge Il piombo a specchio. Nello stesso anno si è aggiudicato il premio Lorenzo Montano per la prosa. Sue cose sono comparse su Il Verri, e in rete su Gammm, Nazione Indiana, Blanc de ta nuque. Moltissime altre sono scomparse.
Si ostina (il nostro eroe, Manuel Micaletto) a intendere la poesia come quell’atto (se ne esiste uno) contrario alle cene di classe, alle gite, all’ERASMUS e più estesamente alla vita. Un crampo del discorso, un rafforzativo dell’organismo-linguaggio, un accento del muscolo (e così via): contr-azione, non tanto nel senso di “azione contraria a”, ma in quello di spasmo e di azione allo specchio, rovesciamento dell’azione.
E’ felicemente spossato, è magro e anche carino (molto carino rispetto a te ipocrita lettore mio manco per idea fratello manco per idea simile, nda), 3403456789. Ha conseguito la maturità classica e frequenta la facoltà di Lettere Moderne all’università Statale di Milano. Però non è vero, non frequenta. E’ astemio, non si diverte, e nemmeno voi dovreste, a pensarci bene. Giura, inoltre, che non è solito parlare di sé in terza persona. Continua a non capacitarsi dell’acqua.

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84 Comments

  • Sentite come attacca e delira, il pivellino nazistello… Si crede un genio ed è solo un povero arrogantello che scrive versi a casaccio. Mettiamolo da parte, merita tutta la nostra disattenzione.

  • Ma sentitelo un po’, come attacca a destra e a manca, il pivellino nazistello… Si crede un genio ed è solo un povero arrogantello che scrive versi a casaccio. Mettiamolo da parte, merita tutta la nostra disattenzione.

  • sentite come attacca e delira, il pivellino nazistello… Si crede un genio ed è solo un povero arrogantello che scrive versi a casaccio. Mettiamolo da parte, merita tutta la nostra disattenzione.

  • non ho letto tutto, già la nausea saliva pericolosamente nel procedere. Solo, che brutto post! Nonostante l’età, mi sorprendono sempre la volgarità e la pochezza umane. E la stupidità.
    Liliana Z.

    • ciao liliana, onorato. avrei voluto postare una tua poesia intera, ma poi mi sono accorto che anche solo 10 versi sono troppi, sarebbe accanimento. quindi ne posto 7, giusto per inquadrare la situazione. dove per situazione s’intende quanto la tua testa sia predata dal ritardo:

      “Con tutta questa fine che viene per le strade
      tu mi chiedi del cielo.
      E non la trovo la parola di finestre ariose
      per affacciarti al mistero delle stelle,
      per deporre l’azzurro, lo stupore
      di un fiore impossibile nella tua mano,
      superbo dono.”

      • Ciao. Grazie per non esserti accanito, voglio solo dirti che dovresti imparare l educazione. E che quel che mi sentivo di dire l ho detto e basta cosi. Liliana

        • a quella volendo (ma no) si può porre rimedio, mentre al vuoto che ti abita la testa no, è irreparabile.

          e se proprio ci tieni a fare MIA ZIA, o la madre superiora – come ti pare, devi allora evitare di esordire come hai fatto (in rapida successione: pochezza, volgarità, stupidità. ma forse parlavi di te).

          poi volevo dirti questo: SUPERBO DONO.

        • a quella volendo si può porre rimedio, mentre al vuoto che ti abita la testa no, è irreparabile. ti direi di imparare a scrivere, ma è chiaro che non hai nessuna chance, quindi ecco giusto per ricambiare il consiglio: che ne diresti di affinare la tua abilità nel punto croce, vecchia e imbecille come sei?

          e se proprio ci tieni a fare MIA ZIA, o la madre superiora – come ti pare, devi allora evitare di esordire come hai fatto (in rapida successione: pochezza, volgarità, stupidità. ma forse parlavi di te).

          poi volevo dirti questo: SUPERBO DONO.

          • ma non si può rispondere a uno così! No, non c’è alcun rimedio, non per te, da come rispondi. E NON sono tua zia, sarei meno imbecille, non credi? Rimando al mittente gli insulti sciocchi e gratuiti e mi taccio. Non meriti che un pietoso silenzio.

          • SEI TROPPO ULTRA SUPERIOR MAMMA MIA CHE SOVRANO DISTACCO CHE CONDOTTA TOP MONDO ELITE ARISTOCRATICA DA NON CREDERCI ALL’ASILO CON USCITA COSI’ DIVENTAVI L’IDOLO INCONTRASTATO DELLE MAESTRE (QUESTO COMPORTAVA CHIARAMENTE UNA DOSE ANCOR PIU’ MASSICCIA DI SCHIAFFI DA TUTTI GLI ALTRI)

  • Il vostro turpicolloquio e così riprovevolmente ridicolo che non ho intenzione di intervenire mai per sperimentare fin dove può arrivare la bassezza umana.
    Luigi B.

    • caro luigi b., secondo quanto lui stesso dice, per un anno sei tu che hai fortemente voluto manuel micaletto qui. sembrerebbe quasi tu lo abbia implorato. e allora mi viene da chiederti: non lo conoscevi prima? a me quello che ha scritto sembra la naturale conseguenza dei suoi “versi”. non solo per una sorta di coerenza intima, uniformità (banalità) di stile, ma anche per il contenuto palesemente nazista di entrambi. cosa ti aspetti, caro luigi b., da un nazista fragile e impotente? io la sindrome di tourette.

      • Caro Ozymandias, di solito non imploro nessuno – che se c’avessi il tempo di pregare andrei a messa la domenica e mi salverei l’anima almeno (visto che il culo è in pericolo costantemente a quanto pare). Certo che lo conoscevo prima il Micaletto; e infatti nulla di questa noiosa conversazione – che sembra la trascrizione di una puntata di Domenica In o del Grande Fratello – mi sorprende. La mia non era una critica scandalizzata ma una incitante constatazione. D’altronde, nell’era berlusconiana, chi vuoi che si scandalizzi per un paio di culi e di penetrazioni buttati lì, a caso? Ho parlato, piuttosto, di ridicolagine – che fu Catullo, se non erro, ad introdurre per primo la volgarità nella letteratura qualche migliaio di anni fa con risultati nettamente migliori ed esteticamente più prolifici. Dunque nessuna novità sotto il sole datato di questa conversazione dada che si trascina per inerzia ed eccesso di tempo male investito.
        Detto ciò, ho comunque ritenuto opportuno pubblicare l’intervista del Micaletto per due ragioni principalmente (che sono poi quelle su cui baso ogni mia scelta, di lettura e pubblicazioni di ogni scritto): la prima è che mi sembravano interessanti molte delle affermazioni come anche i modi in cui sono state proposte; la seconda è che ho un particolare interesse a non separare l’uomo dal poeta, anche se spesso il primo risulta essere più deludente del secondo. Ma non è questo il caso, visto che Micaletto, quando non mi diverte, più che deludermi mi annoia. Si, perché una battuta protratta troppo a lungo perde la sua verve; un po’ come quando uno cade una volta e fa ridere e alla quinta invece sembra un poveretto da biasimare. E i poveretti da biasimare, in una discussione come questa, sono tanti. Anzi, no: sono tutti. Perché tutti entrano a far parte del gioco distruttivo in cui Micaletto puntualmente li mette, punzecchiandoli con battute sconce tipiche di chi non ha argomenti che diventano poi l’unico argomento. È un fenomeno antropologicamente, socialmente e letterariamente interessante, lo dico sul serio. Morte, morte, morte, dice Micaletto, ma è un atteggiamento a cui non crede nemmeno lui – altrimenti non farebbe così tanta leva sulla sconcezza delle battute a sfondo sessuale, centro biologico dell’espressione più viva della vita che anche se non generano altra vita ne sono pur sempre una manifestazione e delle più evidenti. Ma il difetto di Micaletto è una questione di dosaggio – che in poesia gli riesce meglio, detto sinceramente. Che poi ci sia qualcuno in grado di dire che i suoi contenuti sono palesemente nazisti mi fa sorridere. Tale affermazione è di una ingenuità imbarazzante che può provenire solo da chi non ha mai letto o ascoltato un discorso nazista o che crede che se Micaletto dice che bisognerebbe bruciare i negri e gli ebrei se lo filerebbe qualcuno.
        E comunque non mi preoccupa più di tanto nulla di tutto ciò, visto che credo fermamente che avendo scritto Shakespeare, il 99,99% della letteratura è assolutamente un di più. Essendoci poi stato, con un salto di qualche centinaio di anni, Celine, Micaletto ed il suo atteggiamento sono puro intrattenimento. La differenza principale tra Micaletto e quelli che con lui, in un modo o nell’altro si relazionano, è che lui questo lo sa perché 1.la morte 2.la morte e 3.la morte, e invece gli altri no e allora inorridiscono. E allora io michiedo: ma cosa cazzo inorridite a fare?

        Luigi B.

        • inorridire luigi b.? io inorridisco leggendo che i suoi versi vengono acclamati. a me sembra semplicemente che lui, come tanti, si siano autoconvinti (portando avanti una retorica tragicamente nota) che non ci sia più assolutamente affatto un cazzo da dire. e quindi “minchioneggiano”. mi chiedo io: bisogna minchioneggiare per essere “poeta”, o anche “scrittore”, o qualsiasi altro “artigianato” che ha a che fare con la comunicazione? cosa si comunica riciclando, copincollando idee, frammenti ecc altrui? mi sembra che il postmodernismo o quello che è, sia stato male interpretato, e la posa di un “poveretto” come manuel micaletto sia non solo da biasimare, ma anche nociva, a lui stesso e agli altri. vogliamo semplificare luigi b.? diciamo allora che manuel micaletto è come il fumo. inizia nuocendo, creando una nube, e alla fine si dissolve in un colpo di tosse.
          io non credo sinceramente di avere riutilizzato, o portato avanti, dei modelli linguistici, dialittici o tantomeno letterari, posti dal nostro eroe. l’ho anzi insultato pacatamente, elegantemente, educatamente, e lui invece si è esposto e ha mostrato quello che è realmente.
          per finire: informati: la maggior parte delle sue (del “v((/w))ate((r))”: micaletto) citazioni sono pronunciate – o riguardano, o evocano palesemente – figure del tuo tanto celinizzato nazismo. ma che importa, del resto forse è l’effetto migliore che abbia ottenuto, perlomeno la merda di cui fa ricordare l’odore è maggiormente conforme all’olezzo che lui stesso emana.

          • io ho parlato di altro che tu evidentemente non hai voluto ascoltare.
            Detto ciò, per me l’ermeneutica è un po’ come la statistica: ognuno tira fuori il risultato che gli pare. Dunque aspetto esempi di palesi evocazioni naziste incontrovertibilmente evidenti.

            L.

          • “quando sento la parola poesia metto mano alla pistola”. ti sembra una frase già nota luigi b.? non l’hai sentita in un film di tarantino. no, è una frase di Baldur von Schirach (vedete pagina su wikipedia, purtroppo il sito non mi fa aggiungere link)

            che probabilmente l’ha mutuata, se non sbaglio, da uno spettacolo teatrale della germania degli anni ’30, ed è diventato un proverbiale motto nazista (“quando sento la parola CULTURA metto mano alla pistola”) tanto che in molte fonti è appioppata a goebbels: anche qui, c’era una pagina wiki.

            andandoci a memoria mi pare un’altra citazione a un vivacissimo personaggio di quel “movimento” lì anche MENGELE, che il nostro eroe m.m. (come le arcinote caramelline col cuore di cioccolato), probabilmente sbagliandosi e, ispirandosi al suo acronimo, volendo citare le “gelèes” (le tenere caramelline morbe e zuccherose), usa per offendere, se non sbaglio, donnadellevigne. scrivendole qualcosa tipo “sei un incubo di MENGELE”. ma chi era mengele? ora non mi sovviene, quindi, per rimanere fedele a me stesso, avevo copincollato da wikipedia: vedetevela voi.

            oh, sorpresa! viene fuori che era un noto medico nazista, che oltre alle sue certamente qualificanti qualifiche professionali è gaiamente passato alla storia per certi suoi esperimenti di zootecnica, e modificazioni/mutilazioni sul corpo umano.

            altre citazioni, più o meno dirette più o meno integrali, che il nostro eroe (sempre lui: m&m’s) aveva utilizzato con me, o durante la sua intervista, o rispondendo a vari commenti, sul momento le avevo notate ma ora non mi tornano in mente. del resto non è una tesi universitaria o un saggio sul NAZISMO IN MANUEL MICALETTO.

            l’ultima cosa, che pare quasi superfluo dire, riguarda il giocoso e spassosissimo accostamento che mm inserisce nella sua biografia. quando è nato manuel micaletto?, vi starete chiedendo. è nato, scrive, il giorno della cattura di anna frank. e tutti lì a scompisciarsi.

            caro luigi b., ho inserito “citazioni” a frasi o persone che molti avrebbero potuto riconoscere. e altre, per chiunque abbia conoscenza, anche sommaria, del nostro totalitarismo preferito, le avrà riconosciute qua e là se non altro nel tono usato. per il resto che dire? credo che la fascinazione, o provocazione, marcatamente nazista sia il risultato poetico più alto mai raggiunto da manuel micaletto. perché è questo il massimo a cui può ambire un poeta scadente: lo scandalo. ho voluto rimarcarlo non per moralismo, ma perché, se nessuno se ne fosse accorto (dello scandalo), a manuel micaletto non sarebbe rimasto nulla. quindi ve lo ripeto gentili visitatori/visual-lettori di poesia 2.0: manuel micaletto ha voluto provocarvi. manuel micaletto voleva creare scandalo. prendetene atto, ve ne prego.

          • lo stesso può dirsi di CRISTO.

            ma proprio non ce la fai eh, a scansarti dal cazzo: non dovevi recuperare una distanza e una superiorità da salotto, sottraendoti al discorso anche se fuori tempo massimo?

            certo, mi dirai: io voglio questa ultima parola, non l’altra. ma dovrai passare sul mio cadavere.

            comunque bravissimo, hai provato che i nazisti erano cattivi.

            e l’obiezione di stile te la muovo io, semmai: perché tu vuoi dirmi che sono banale, d’accordo (al netto dello SCANDALO, s’intende), ma dopo essere passato per il CHIAVISTELLO DI CARTAPESTA ce la farà il nostro eroe ad ultimare almeno questa missione? no, perché guarda dove mi caschi, come ti intorcini su te stesso e sui tuoi pensierini scottex: “non solo per una sorta di coerenza intima, uniformità (banalità) di stile” -> ignorando che l’unfimorità è il requisito minimo perché si possa parlare di stile.

            per il resto, dovresti rassegnarti al fatto che no, questa PIETRA DELLO SCANDALO (“voleva provocarti”: ma l’unico che è cascato nell’elenco delle figurine nazi qui sei tu, fatti due conti) che tanto ti ha colpito, questa intervista, in tutta evidenza viene dopo le cose che ho scritto. e che sì, ci sono persone che ritengono quello che ho scritto di qualche (o più di qualche) valore (tu no, e lo abbiamo capito, e immagino riuscirò perfino a farmene una ragione). senza passare per auschwitz e per le ironie ecc. ovviamente in quello che ho scritto non compare neanche l’ombra di auschwitz: di solito questa violenza ultima la attuano i poetuncoli della tua risma, quelli che ancora oggi si appropriano con un atto di forza di una tragedia immane, che non gli appartiene, pensando che se la tragedia è grande allora sarà grande pure la loro scrittura. e invece accade solo che fanno scudo alla loro parolina insulsa con una catasta di cadaveri. estrema viltà.

          • mi sembra che tu, luigi b., e manuel siate davvero anime gemelle. vi siete trovati: evviva. allora andate avanti, ribadisco la (forse non troppo desiderata) datazione della vostra opera. mi sono stancato di aver stravolto il senso delle cose che scrivo. del resto è abbastanza chiaro a chiunque altro lo legga, fuorché per voi, mica sono un incompreso come micaletto. basta leggere, e sarà chiaro che le vostre risposte sono prive di densità specifica.
            buona fortuna per il prosieguo del vostro connubio artistico, e per i reciproci orizzonti individuali.

          • Ozymandias, scusami: ma che cazzo stai a di’?
            Guarda che se impiegassi la stessa accortezza che usi nello scrivere i tuoi commenti quando leggi quelli altrui ti renderesti conto di cose che potrebbero sorprenderti. Come per esempio che non c’è alcun connubio artistico tra me e Micaletto (anche perché fortunatamente io sono una persona normale non un poeta). TI renderesti poi anche conto che il mio non è un tentativo di prendere le difese di qualcuno che mi pare si difende benissimo da sé e della cui salvaguardia mi interessa poco (nel rispetto della carta dei diritti umani); al contrario, le mie sono constatazioni e riflessioni su di un atteggiamento che ho anche criticato e disprezzato (ma forse ti è sfuggito) pur condividendone in parte le intenzioni. È un tipo di interesse privo di interessi, cioè non di parte: semplicemente uno dice una cosa, sceglie di farlo in un certo modo ed io mi chiedo il perché, me ne interesso. Punto. Sono abituato a fare così, e mica solo con Micaletto.
            Ovviamente il mio parere può non essere condiviso o non interessare, ma dire che le mie risposte sono prive di densità specifica è come darmi del coglione in un modo nemmeno tanto sottile e con una educazione che sinceramente mi interessa poco se uno mi da del coglione, quando invece sembra che tu stia rispondendo qui ma senza leggere ciò che gli altri scrivono (o leggendo i commenti in un altro sito?) oppure sottovalutandoli pregiudizialmente. E questo mi sembra molto più nazista di una citazione dello scandaloso Micaletto che continua ad avere ragione: lui sceglie la dialettica a cui gli altri si piegano. Non è forse ciò che da 20 anni fa Berlusconi ed ora fa Grillo? non è forse un fenomeno del (nazismo della dialettica del) linguaggio di un qualche interesse? Non so se la risposta possiede sufficiente densità specifica.
            L.

          • i vostri commenti, indipendentemente dalla loro validità generica (su cui non ho detto nulla) o dal piacere che se ne può trarre leggendoli (di cui non ho nulla da dire), sono autonomi, non sono riferiti a quello che ho scritto io o di cui si parlava. quindi non ho dato del coglione a nessuno. parlando dell’assenza di densità specifica dei “commenti” di una persona si può trarre, al più, un attributo personale quale “disattento”. non credo sia la cosa peggiore ti abbiano detto in vita tua.

            per quanto riguarda la dialettica scelta da micaletto e a cui mi sarei piegato: mi sembra un commento superficiale, e disattento, come gli altri. al più si può dire che ci si è piegati/mi sono piegato all’argomento. l’argomento è manuel micaletto, e io volevo rivolgermi a/contro di lui. quindi non mi sento così piegato, semmai, oltrepassando il confine che lui aveva tracciato (= la famosa “parola al poeta”) mi sembra che siamo stati io e gli altri utenti a piegarlo ad una dialettica non dico nostra, ma perlomeno estranea a lui. ma vabbè.

            ribadisco il mio saluto e vi riauguro buona fortuna per il vostro connubio (ché essendo tua la rivista, sito, casa editrice o quello che è, caro luigi b., ed avendo tu pubblicato, o intervistato, o perlomeno ospitato il suddetto manuel micaletto, mi sembra evidente che un connubio esiste) e per i reciproci orizzonti individuali (che nel tuo caso – come tu dici: fortunatamente – non sono poetici).

          • ma la dialettica estranea a me quale sarebbe? il fuoco incrociato degli insulti? mi hai inquadrato preciso preciso eh. ma sicuramente ci sarà un equivoco, come no. sei stato così chiaro, d’altra parte. e denso, certo. ora dite così, voi ciccioni? le ossa grosse sono passate di moda, e ripiegate sulla DENSITA’ SPECIFICA per giustificare quella tonnellata di troppo? ma davvero a te non riesce di capire niente in nessun luogo mai? di sbagliare tutto e ogni volta così alla radice?
            comunque ti faccio presente che ok, tu sarai un nessuno tutto originale, nel senso: apparso per l’occasione. certo: comunque scaturito da chissà quale umiliazione ricevuta e cui lì per lì ma neanche dopo hai saputo rispondere (non tengo mica il registro, siete troppi), e ora cerchi la tua bieca vendettina.
            ma sappi che tra “gli altri” (ma quanti, poi? al netto della baldracca), ci sono persone che ho riconosciuto, e che sono veri e propri mostri che ho come GENERATO, senza volerlo, e che hanno prima sviluppato una sorta di perversa venerazione nei miei confronti, tentando di ottenere la mia approvazione: l’hanno inseguita disperatamente, lungo strani e infiniti eoni, e poi vedendo frustrato ogni loro sforzo sono INSORTI, e ogni tanto saltano fuori qua e là per tipo FARMELA PAGARE. giusto per dire: se vuoi sentirti in compagnia, sappi che la compagnia è questa. gli esodati dal mio OLIMPO.

          • Ozymandias, i miei commenti erano chiaramente, evidentemente e palesemente riferiti a quello di cui tu parlavi. Non hai accennato al nazismo delle espressioni di Micaletto? si, vero? e io cosa ti ho risposto? l’hai letto? lo rileggi per favore e mi dici dove perdo di densità specifica? perché mi sembra che rispondo alle tue questioni senza darti ragione. non so se la densità specifica delle risposte è direttamente proporzionale alle ragioni che ti danno i tuoi interlocutori. E comunque disattento continua ad essere una forma gentile di dare del coglione a un interlocutore, di dirgli che non ha capito senza semmai chiedersi se non ci si è spiegati – i giri retorici mi importano poco, preferisco il sodo.

            Detto ciò, forse eri posseduto da un alieno quando hai parlato di culi e cazzi allegramente tal quale micaletto. forse non eri tu. E comunque, piegarsi all’argomento è piegarsi alla dialettica: è la stessa cosa. Piegarsi all’argomento (a favore o contro poco importa) significa essere uno dei due elementi che compongono la dialettica (in tesi o in antitesi di nuovo poco importa), dunque, di nuovo: di cosa stiamo parlando. non ho visto spostamenti di tesi o antitesi di una dialettica iniziata da chi l’ha decisa (anche mio malgrado).

            Tu, poi, puoi ribadire i tuoi saluti e gli auguri per il connubio, ma ribadisco io a mia volta che il connubio non c’è: il tuo è un sillogismo stolto applicato a troppe forse tutte le logiche che sostengono i tuoi discorsi: è così allora che una citazione nazista fa del citatore un nazista e la pubblicazione di un intervento in una rivista fa del pubblicatore un sostenitore del pubblicato. È un tipo di logica che non mi appartiene e di rimando non appartiene a questo sito – dove infatti potrai trovare esempi di numerosi interventi pubblicati che io non condivido affatto. Ma io sono di quelli che sa della poca densità specifica delle proprie opinioni e dunque non si aggrappa alla retorica per uscire vincente dal nulla in cui è immerso.
            Hasta la vista!
            L.

          • mi stai simpatico luigi b.

            ho letto le tue risposte ai miei commenti, e forse, semplicemente, non ci si è capiti. forse il mio errore, con te, è stato di fare di tutto il micaletto un fascio.

            non rispondo più perché la conversazione (l’argomento soprattutto) mi ha stancato.

            comunque, che ti interessi o meno, non ti reputo un coglione

          • ecco appunto, è quello che fanno da 20 anni Grillo e Berlusconi; hai colto nel segno, un caro saluto, a te e a Micaletto

          • Dunque usare citazioni e/o riferimenti nazisti, indipendentemente dai luoghi dai contesti e dai fini è incitazione o quantomeno inneggiamento al nazismo? bizzarro sillogismo – alla gogna allora Micaletto, Tarantino ed un qualche centinaio di altri artisti che pure fanno lo stessa cosa. Non è che magari si intravedono altri obiettivi? no? Cioè è più coglione Micaletto che scrive esser nato il giorno della cattura di anna frank o chi ride e si scompiscia di un dato biografico che non sembra voler far ridere nessuno? Lo stesso vale per gli altri riferimenti. La storia del Mengele è da filologo cazzo, non l’avevo mica colto il riferimento! E non è forse anche su questo che gioca il MIcaletto quando chi invece non ha la più pallida idea delle origini delle sue citazioni le usa a mo’ di intrattenimento goliardico? E non gioca forse anche su chi invece i riferimenti li coglie e inorridisce o grida allo scandalo (che non c’è)?

            Si, perché lo scandalo non c’è – grazie comunque per averci avvisati, come se non fosse di per sé evidente la scandalosa eccentricità di Micaletto. Scandalosa eccentricità che c’è e pero non è il fine, l’obiettivo, altrimenti il micaletto andrebbe nudo dalla De Filippi o nel metro di Milano. Quel che invece è l’obiettivo del Micaletto (e di altri come lui) è ciò che lui stesso ha affermato qualche commento fa:

            “io ho stabilito la dialettica, voi avete fatto solo quello che vi riesce meglio: piegarvi”

            Ecco: questa è la dialettica a circuito chiuso, tautologica e priva di scambio nella quale siamo immersi quotidianamente. Ora, anche se Micaletto fosse un idiota, un antipatico e un cretino e anche se quella della dialettica fosse solo una mia interpretazione di un atteggiamento che si è allontanata troppo da quelle che erano le intenzioni di chi lo ha assunto, non smette per me di essere una prospettiva interessante.

            Luigi B.

  • Manuel Micaletto ha talento, intelligente e
    veloce.

    È un poeta che mi piace leggere. 10.
    10 è il massimo.

  • lasciate parlare il povero manuel micaletto, poeta, tifoso, chiavistello di cartapesta, martirio riciclato.
    lasciate parlare manuel micaletto o verrà la morte e avrà i suoi occhi dal cristallino ricurvo.
    in fondo lui non ha che questo, lasciateglielo fare, o nei giorni in cui la juventus si riposa la sua vita sarà fatta di capsule odontoiatriche e crema spermicida.
    lasciatelo parlare: una volta facevano preservativi con la pelle di bufalo. oggi fanno manuel micaletto, e non c’è niente da capire.

    • ma dirmi STRONZO? regà sul serio, sono basito, ma ce la fate ad insultare una persona? alle elementari non avete imparato niente? le basi, almeno. che offesa è CHIAVISTELLO DI CARTAPESTA. è ancora meno di FACCIA DE ADAMANTITE. e che vado dal dentista? e quanto ti sei incasinato lì sul preservativo? si vede che masticate solo i complimenti, in un campo di ostilità neanche volendo sapete muovervi. e ovviamente non ci mettete la faccia manco quando l’interlocutore non dirige manco mezza sfigatissima collana.

      • mio miserabile amico, magari sei tu che non capisci quello che ti dice la gente. o come te lo dice. curioso per uno scrittore questo difetto d’entrata nella comunicazione. paura della penetrazione? che qualcuno, coi suoi discorsi inopportuni, se capiti, potrebbe violarti il retto? il frutto a imbuto che hai custodito per tanto tempo?
        forse è questo tuo difetto nella comprensione degli altri che ti porta a non essere granché come “poeta”. figurarsi poi come “pagliaccio”.

        • caro esimio imbecille, mi verrebbe da dire che le tue parole sono come un GRIMALDELLO DI CARTA STAGNOLA, oppure che c’hai la faccia come la comunicazione, o ancora che trascorri i tuoi we in un grande sogno omeopatico.
          io capisco benissimo cosa fai, e registro come difetti di stile anche quando non si tratta di raccontare la poesia grande grande del PRECARIATO, ma pure quando devi insultare: scegli male gli schemi, scegli peggio le parole, insomma hai proprio la testa irta di ritardi.
          ti insegno poi una cosetta: il fatto che tu sia così aperto all’ascolto, che tu abbia insomma il culo bell’e rotto, non è indice di grandezza, ma anzi di povertà: perché i poeti che si arricchiscono nel confronto (quello tra di loro, cioè tra di voi, con le vostre barbe impiastricciate di sperma e gli occhialetti appena schizzati) sono i cattivi poeti. tante miserie messe assieme fanno una grande miseria, non un mezzo capitale.
          detto questo, com’è che non ti fai sotto? nome e cognome. perché, appunto, te la fai sotto, RE DEI REI? certo, fossi in te manco io andrei orgoglioso di essere quel che sono, posso biasimarti fino a un certo punto.

          • questa storia dei nomi e dei cognomi è sopravvalutata, amico mio imbecille. per esempio: al tuo binomio onomastico sarà per sempre associata la risposta precedente. è questo il mezzo che usi: carta moschicida. io non ho bisogno di essere ricordato in questo modo, e non ne ho neanche voglia. magari parlerò di te, manuel micaletto, nei salotti di barbara d’urso, o riesumerò la salma spirituale di maurizio costanzo, così potrai riconoscermi.
            per il resto che dire? tu noti i miei difetti di stile, io noto di non avere uno stile ma il modo in cui ti scrivo, cambiando stile, è coerente. tu scrivi che ho delle carenze e dei ritardi, io penso che tu non sia portato per la scrittura. ma dici di essere magro e anche carino: magari potresti essere un mediocre ginnasta, o trovare una ricca vedova che finanzi la tua esuberante frustrazione giovanile fatta di impotenza e parole vuote.

          • ah, a proposito: ti riferisci sempre ad un misterioso “noi”, esterno a te stesso e che sembrerebbe coinvolgere il mondo intero. ma chi sarebbero questi fantomatici “noi” di cui parli? chi è che ti ha perseguitato? ha forse qualcosa a che fare con le corrispondenze numerologiche tra te ed anna frank? e ancora: cosa c’entra “la poesia grande grande del PRECARIATO”? e ancora-ancora, a riconferma della tua “buffa” comprensione del mondo esterno, chi ha parlato di “scambio”, di “confronto”? io ho semplicemente detto che non capisci un accidente di quello che succede fuori di te e, sottintendendo che il tuo te è di una mediocrità imbarazzante, scrivendo solo di quello scriverai tutta la vita unicamente cazzate.

          • i nomi saranno overrated, ma poi non è che attacchi a dire “quali noi”. siccome non lo decidi tu, decido io chi cazzo sei. che esteso alla legione di nessuno che trotterella nei dintorni suona: voi. è il minimo, precipitarvi nello stesso pronome, o no?
            ti ci dedichi parecchio, al mio mediocre me. se mi trovi mediocre, occhi, è la tua mediocrità che vedi, quella insediata nei tuoi occhi.

          • come ti pare, evidente mi conosci meglio di me. se fallirai come “scrittore” verrò da te per un consulto psicanalico, così avrai di ché mangiare.

          • no no, che scherzi, sei tu che in tutta evidenza mi conosci meglio di me. io scrivevo a 18-19 anni, ho gli alibi. tu ne avrai 40 suonati e “come scrittore” il tuo più grande successo è stare appresso a me. fatti due conti. tu e LA GENTE, s’intende. che poi: ma quale GENTE? pensi davvero che due stronzi su p2.0, per quanti nick possano cambiare, costituiscano la totalità dei miei interlocutori?

          • te l’ho detto, io non so con chi tu credi di parlare, ma non importa. a me dispiace che uno come te venga inserito in una rubrica chiamata “parola ai poeti”. lo trovo…triste 🙂
            non sei mozart, e anche se tu avessi scritto quello che hai scritto, non a 18-19 anni, ma a cinque. a quattro anni. sarebbero comunque state cazzate. mica sei un bambino, mica fai uno scarabocchio colorato e i tuoi genitori lo appendono al frigorifero. ma tu non c’entri nulla, in fondo tu hai solo scritto cazzate che qualche altro cazzone ti ha pubblicato. non è colpa tua. passerai, sei uno dei tanti.
            sul fatto che ho quarant’anni poi…è divertente 🙂

          • io penso che tu sia grosso modo chi fai intendere di essere: un anonimo coglione, pescato a caso nella mischia. la tua autorità equivale a 0, semplicemente non ci capisci un cazzo. per questo le robette tue te le flipperano ad ogni altezza, stellina bella. per questo prendi la macchina e vai a conoscere i poetoni importanti e a farti magari la pubblicità, per questo metti mano al portafoglio e parti anche se nessuno ti ha invitato, perché sei abitato dal nulla, sei la merda ennesima del plotone poetico.
            e pensa che luigi mi aveva chiesto di intervenire in questo (ed altri spazi) più di un anno fa, direi che l’ho presa bella larga. mi dispiace che rosichi per la rubrica PAROLA AI POETI, il fatto che tu sia in grado di produrre bile a tutto spiano per uno spazietto online che mi è stato offerto e che mi sono dato la pena di riempire con comodo, a distanza di un annetto, la dice lunga sulla tua statura e umana e intellettuale.e su quanto puoi solo sucare sto tronco di minchia. venderesti TUA MAMMA (concinnitas impeccabile) per le bricioline, fai schifo. ora coraggio, scansati dai coglioni.

          • i tuoi insulti, mio giovane demente, sono generici, sono riferiti a nessuno, cadono nel vuoto. tragicamente sei come polifemo che grida ai quattro venti che l’ha accecato nessuno. in ogni caso, tu sei convinto di aver fatto qualcosa di buono. tu ti fai attendere, sei un vero eroe, l’araldo dei giovani poeti. citi anche le navi norrene perché fa figo, o le hai sentite in qualche gruppo metal. io ti trovo patetico, e curiosamente tu pensi lo stesso di me. per fortuna non è una di quelle storie in cui nel finale diventiamo amici. quello che ha scritto il buon vecchio “F.Moccia” è vero: vuoi sempre avere l’ultima parola, vuoi concludere tu e tutto il resto. e sia. io ora ribadisco che sei un coglione, non ho nient’altro da dire, me ne vado e non rispondo più. domani vengo a leggere il tuo bla bla bla in cui ingiuri il misterioso me con “insulti” vaghi e generalistici. e, che peccato(!), nessuno ti cagherà più. fino alla prossima intervista.

          • ah, per concludere, dimenticavo: attento ai miti che ti scegli. i nazisti che ami tanto, ai culattoni come te, li cremavano su due piedi. invece della tua retorica da imperialismo tedesco potresti dedicarti al più sano culto dei village people. in ogni caso: ciò che sei, resti.
            attendo la tua risposta, per ignorarla e lasciarti l’ultima, agognata, parola.

          • no che non sono riferiti a nessuno: sono riferiti a quel rottinculo che sei. non è che siccome ti trinceri dietro a shelley allora sei un bersaglio imprendibile erratico.

            ma poi lo vedi come stai messo “non ti cagherà più nessuno. fino alla prossima intervista”: il mondo è la totalità dei litblog, per il tuo orizzonte da poetino di provincia, in quella testa afflitta dal vuoto funziona così?
            e lo sai che di norma chi dice agli altri recchione è il BOSS delle recchie? sto parlando di te, sì. proprio un classico caso psicanale.

            e sì, ho 7 anni e voglio l’ultima parola. che io stia appresso a me, è nell’ordine delle cose. ne vale la pena, peraltro. mica sono uno stronzo tale quale a te.
            perché tu vai per i 40, i capelli cadono senza sosta, a getto continuo, e stai appresso a me, questo fai.

            anche io ci tengo a sottolineare, in ultima analisi, quanto eccome molto +++ sei ritardato.
            ora scompari. che non ci sei mai stato, viene facile.

          • e comunque tu, voi, non avete deciso davvero cosa e come dirlo. io ho stabilito la dialettica, voi avete fatto
            Solo quello che vi riesce
            Meglio: piegarvi, come ai vostro reading da rottincul e sempre nella vita ciá che conducete.

  • Caro Amico,

    Vi amo tanto;

    Per questo mi è difficile correggerVi su un solo singolo punto, ma essenziale alla Vostra ricerca: che pure Vi auguro breve e coronata dal più oltraggioso successo, in direzione del quale state certo alacremente lavorando.
    Che la morte da Voi così invocata non è, io credo, una convinzione a lungo maturata, né un seme piantato da Rilke, né un accidente o una saturnina congiuntura economica: al massimo atta a decurtare i fondi di qualche programma Erasmus. La Vostra, e nostra, morte, ahimè, è bensì ostaggio di quegli altri che Voi stesso, ed io con Voi, tanto onestamente scongiuriamo. Né è, spesso, che il pegno superficialmente barattato per una vittoria al fantacalcio o messo in circolo in perniciose cene di classe. La morte sono, pur troppo, gli altri.
    E allora non ha senso invocarne l’intervento risolutore in guisa di mantra, ma più tosto lavorare, la giusta dose di stupidità al seguito; ma: mai in eccesso, all’individuazione e divezzamento del proprio assassino; o assassini: che spesso la morte è più piacevole se fatta in tre che in due, mai in più. Tutto il resto è bieca mascherata della vita: la noia anche e il campionato, che ne sono indubbio la maggior parte.
    Spero accetterete con la giusta riserva questa breve mia;
    Vi saluto augurandoVi ogni bene,
    a Voi e ogni altro sgraziato, disgraziato lettore di queste latitudini
    Tanta pietà, per tutti, tanto disprezzo.

  • Caro Amico,

    Vi amo tanto;

    Per questo mi è difficile correggerVi su un solo singolo punto, ma essenziale alla Vostra ricerca: che pure Vi auguro breve e coronata dal più oltraggioso successo, in direzione del quale state certo alacremente lavorando.
    Che la morte da Voi così invocata non è, io credo, una convinzione a lungo maturata, né un seme piantato da Rilke, né un accidente o una saturnina congiuntura economica: al massimo atta a decurtare i fondi di qualche programma Erasmus. La Vostra, e nostra, morte, ahimè, è bensì ostaggio di quegli altri che Voi stesso, ed io con Voi, tanto onestamente scongiuriamo. Né è, spesso, che il pegno superficialmente barattato per una vittoria al fantacalcio o messo in circolo in perniciose cene di classe. La morte sono, pur troppo, gli altri.
    E allora non ha senso invocarne l’intervento risolutore in guisa di mantra, ma più tosto lavorare, la giusta dose di stupidità al seguito; ma: mai in eccesso, all’individuazione e divezzamento del proprio assassino; o assassini: che spesso la morte è più piacevole se fatta in tre che in due, mai in più. Tutto il resto è bieca mascherata della vita: la noia anche e il campionato, che ne sono indubbio la maggior parte.
    Spero accetterete con la giusta riserva questa breve mia;
    Vi saluto augurandoVi ogni bene,
    a Voi e ogni altro sgraziato, disgraziato lettore di queste latitudini
    Tanta pietà, per tutti, tanto disprezzo.

  • Almeno moderateli i commenti prima di pubblicarli!! Uno qui può raccontare la rava e la fava senza che nessuno lo fermi!

  • @facebook-100000828072888:disqus : dai manuel moderiamo il turpiloquio altrimenti sembra youporn.

    @696afbe8951acbe51f8143b528fa7f97:disqus non lo volevo dire ma sto preparando un saggio lungo a quattro mani con D’Orrico dove individuiamo somiglianze e intrecci tra la tua opera, il libro di Ezechiele, Il piombo a specchio e il programma del PDL.

    @fd097c98afd2f244581ac8f1853d4f18:disqus occhio che brucia

    • finalmente! vi ringrazio per aver
      colmato questa lacuna pero’ voglio farvi notare che il programma del pdl sara’
      farina del sacco di micalecchio o ezechiele perche’ il mio apporto e’ andato
      al programma dell’ mpa.

  • Non so se è pertinente, ma consiglio a tutti di leggere Il piombo a specchio. So che forse non è nè il luogo, nè il momento, però….

      • anche qui: le battute strappate a macciocapatonda facevano ridere gli scemi nel 2006 massimo, ora neanche loro.

    • anch’io incito tutti a leggere Il piombo a specchio e sicuramente questo è il luogo piu’ pertinente per dare a ogni uomo il lieto consiglio. ritengo manuele micalecchio il mio piu’ grande erede in sede letteraria (e forse anche in sede non letteraria). anzi a dirla tutta è probabile che io sia la musa segreta di micalecchio. lancio il sasso perche’ è sconcertante che nessun critico si sia ancora accorto delle consonanze tra Il piombo a specchio e i miei lavori. critici, ma li leggete i libri? a me pare di no! Non vi accorgete degli innumerevoli riferimenti incrociati tra i versi di micalecchio e le mie prose? Non vedete che i testi miei e di micalecchio sono le due meta’ della mela e si congiungono per formare un ipertesto oltreumano? Volete la prova? Eccola: Anche questo sonno mescola le ossa, sceglie il centimetro, la statura/dell’amnesia. (…)/Dunque molte cose sono un’esplosione, più le altre/che arrivano in barella/nello spazio di un taglio./Rimaniamo così per un po’ in silenzio. La macchina corre veloce. Guardo dritto la strada cercando di far perdere tra quelle veloci strisce bianche il mio stupido errore.
      Dove finisce lui e dove comincio io? Moccia-micalecchio premio Nobel per la letteratura 2013, se no è uno SKANDALO.

      • dai regà, non posso insegnarvi tutto io. ok storpiare i cognomi (i nomi già si offrono meno), ma che senso ha se non si produce un effetto comico? se dici manuele in luogo di manuel che ci guadagni, in termini umoristici? e sei sicuro che micalecchio non suoni meglio di micaletto? e poi: prendere in giro/instaurare paragoni con moccia, fabio volo, justin bieber, è la tipica cosa che fanno i ritardati, solo che si tratta dei ritardati che al netto del loro imponente ritardo non leggono moccia, volo e non ascoltano bieber. state proprio all’ABC, siete delle seghe intere. ripassate più in là, ora come ora vi tocca ricevere comitati di schiaffi,

        • manuele ha ragione, smettetela di storpiare i suoi nomi cognomi e soprannomi e smettetela di insultare me e lui solo perche’ non piaciamo ai professoroni e di noi si occupano giusto i sandro mayer o i flavio ermini. manuele non sbaglia, non fate ridere nessuno ,siete delle seghe intere che impediscono a lui di farsene anche solo mezza perche’ lo tenete incollato al monitor se inviate tutti sti commenti, che poi lui deve rispondere a tutti buono come e’ premuroso come e’, e’ l’unica persona al mondo che scrive piu’ di un terzo dei commenti a un’intervista che ha rilasciato lui stesso, cioe’ 11 commenti su 30 sono suoi, non so se mi spiego. non fate ridere, siete cattivi percio’ state attenti a questo MESSAGGIO IMPORTANTE: non inviate piu’ nessun commento, manuele deve avere sempre l’ultima parola e ogni messaggio deve essere sigillato da una sua battuta irresistibile e quando la leggete da casa annuite e ridete ma non provate nemmeno a digitare ahahahahah perche’ se no il povero manuele e’ obbligato a rispondere anche all’ahahahahah (al conte polacco no, a lui non risponde perche’ non ha capito un belin delle sue allusioni, micalecchio ti butta un azrael qui e un montale là ma mica afferra cosa dice sto conte polacco, chiunque cazzo sia) e se risponde a voi persone cattive dove lo trova il tempo per fare gli scherzi telefonici a valerio grutt che fanno schiantare dal ridere (http://www.youtube.com/watch?v=WaDdtRcTzRE) o per guardarsi sul pc i film che lo fanno abbandonare all’onanismo e schizzare sui lettori di blanc de ta nuque il seme che genero’ versi come Diffida dei viventi/ed ama gli abitanti/poiché lo spirito di dio aleggia/in principio sulle acque, poi sulle case? Voi gli fate perdere tempo prezioso mentre lui deve allenarsi per quando perdera’ la verginita’ se no altro che venire troppo presto, e’ finita prima di cominciare e quando chiedera’ come e’ stato?Ti e’ piaciuto?Che voto mi dai? il suo lui o la sua lei gli rispondera’ 1la morte, 2 la morte, 3 la morte.
          tranquillo manuele, io ti capisco, sei felicemente spossato, magro e anche carino e percio’ ho pensato di affidarti il ruolo di protagonista del mio prossimo film, il sequel di una mia famosa opera. posso dirti solo che parlera’ di adolescenza e si chiamera’ Amore15. ho provato a chiamare il numero che ho trovato su, 3403456789, ma mi ha risposto un certo gabriele che di mestiere fa il sub. aggiorna la tua bio con i dati corretti, e’ indice di professionalita’.
          il tuo amico
          fede

          • MOLTO BELLA LA BATTUTA CHE INVECE DI AMORE14 QUESTO FILM IMMAGINARIO SI CHIAMA INVECE AMORE15 AHAHHA +1 CAPITO

            l’unica cosa che mi viene da precisare, l’unico appunto che mi sento di muoverti, è che no, NON guardo i film. (ah, mi viene pure da anticipare tra parentesi che farò largo uso di parentesi, principalmente per isolare i punti salienti in ottica GV. negherai, certo che negherai, hai sempre negato. proprio come GV).
            il tempo che passo a risponderti qui è comunque niente rispetto a quello che passo alla SNAI o giocando a ROME TOTAL WAR in SINGLE PLAYER (e ancora più niente rispetto al tempo che tu hai trascorso a censire i miei post sul forum e a quello che tuttora spendi GOOGLANDO PERIODICAMENTE IL MIO NOME, visto che quando mi hai inviato l’amicizia fb ti ho affondato il gommone. a proposito, che effetto fa? hai le mani tutte sudate? ce ne è voluto di tempo, diciamolo per intero questo tempo, diciamo pure gli anni, ma alla fine pare proprio che ti sto rivolgendo la parola).

            ma poi dovresti saperlo, dai. se vuoi provare che non ho una vita allora caschi a pennello, non aspetto altro, stiamo combattendo la stessa battaglia. che siccome è a prezzo della vita, la si vince pure in partenza capisci. quindi non devi affannarti, è già tutto sistemato.

            al conte polacco (beccate sta figurina, vedo riferimenti anche dove non ci sono, perché no lì non ce ne sono: ho pensato a gombrowicz – tu non hai idea di chi sia, su otr non te l’hanno spiegato – che millantava di essere un conte nonostante appartenesse appena alla szlachta) non ho risposto perché 1) ha ragione. e tu lo sai che io rispondo solo ai ritardati, perché ho un cuore d’oro 2) se ho capito bene chi è, e credo che sì, ho pensato: gira che ti rigira nella rete grande grande, le persone sveglie sono sempre quelle tre o quattro, quelle che hai conosciuto 10 anni fa, e tutto è pieno di GAMESVILLAGE (dico anche a te, RIBES, che infatti ci – mi, in particolare -hai mitizzato per secoli e quando sei stato flipperato per la decima volta dalla nostra LEGGENDARIA CERCHIA hai deciso di INSORGERE, ed eccoti qui) 3) la morte. 4) ma ti sei visto quanto sei brutto? in che senso la tua foto profilo su fb non è autoreferenziale? tipo che la faccia è la tua, sì, ma ci hai applicato la texture facciale di CASSANO? 5) GOOGLANDO PERIODICAMENTE IL MIO NOME, non so se ti rendi conto della tonnellata di sfiga che sta dietro non al mio nome ma a questo semplice gesto reiterato nel tempo

  • Io direi di lasciare i pagliacci nei circhi e le mamme a casa. Propongo, invece, di cogliere quelli che sono degli spunti condivisibili o discutibili di questa intervista che – al di là della sua ostentata ironia (che non è mai stata il forte dei poeti) e del suo sarcasmo spinto (caratteristica che ha sempre contraddistinto Micaletto) – pure dice cose che non sono dell’altro mondo.

    Ora, tralasciando i pareri personali dell’intervistato sui nomi delle case editrici (di cui io personalmente cambierei i webmaster) e su qualche altro facile e ironico obiettivo (Fantuzzi, Calandrone, Di Dio e i quindicenni), non mi sembra si dicano cose dell’altro mondo. Oppure vogliamo dire che nel meraviglioso mondo della poesia c’è tanto umanesimo quanto poco c’è di umanità? oppure vogliamo fingere che non sia vero che si sgomiti per un tozzo di niente? oppure vogliamo fingere che in fondo ci si cerca ma non ci si vuole?

    Postura e posa non sono la stessa cosa: la prima fa scrivere ciò che la disposizione dell’occhio obbliga a vedere; la seconda fa scrivere per appartenere ad un club. E l’impressione, per tutta una serie di ragioni, è quella di una letteratura sempre meno letteratura e sempre più letteraria.
    Detto ciò, personalmente preferisco un sincero vaffanculo ad una (nelle migliori delle ipotesi) garbata indifferenza.

    Luigi B.

      • Me mamma , che la xe una del mestier (antico), la dise: i piaiassi i xe lenti solo de comprendonio. Quando se trata de “far” i gà pressia anca massa.

        • e così hai sviluppato quella predilezione tutta particolare per i magrebini affetti da scabbia, la sappiamo la storia

          • È evidente che il ragazzo, tra le tante cose, debba imparare anche a far battute più belle. Che per l’appunto sembrano quelle di mio figlio 15 enne.

          • ha parlato quello che si trincera dietro ANTE REM come se anterem non fosse un nome composto, e guarda caso composto proprio di ANTE & REM. io sono dell’idea che TE LO SCORDI, ad ogni modo: tuo figlio è scemo e lo deve ai tuoi geni bacati (e, s’intende, quelli di TUA MAMMA, a sua volta), che c’azzecco io.

          • no, scusa stellina, devi aver letto male: ho scritto che ricevi i cazzi del maghreb a perdifiato, a rotta di collo, non ho invocato la pietà e la pacificazione del perimetro.

          • E anche se fosse? Invidioso? No, no, no, dai, perché preservare il tuo secco culetto bianco? Tuffati nella mischia, mica a letto alle 9 dopo Carosello, come sei solito fare. Esci dagli abissi di oppio e dolor (forse è solo dolor) che attanagliano e altresì fiaccano il tuo tiepido cuor. È scientificamente provato che l’amplesso rilasci sostanze quali la serotonina che è una triptamina e un neurotrasmettitore monoaminico sintetizzato nei neuroni serotoninergici nel sistema nervoso centrale, nonchè nelle cellule enterocromaffini nell’apparato gastrointestinale, principalmente coinvolta nella regolazione dell’umore. E se ti domandi se l’ho copiato da wikipedia ti rispondo “certo che sì!” Non ho tempo da perdere io, con tutti i circoncisi falli magrebini che mi ronzano attorno.

          • ecco che mi prende come uno SCONFORTO SGUAIATO, lo sento proprio chiaro e distinto.

            per il resto ti converrebbe googlare anche cosa la scienza prova circa l’AIDS.

    • vorrei riportare ad uso di tutti e consumo di pochi alcuni versi significativi della qui presente donnadellevigne, al secolo annalisa nomignolofrancesedasgualdrhipster frison: Ne contavi a milioni di vite, in qualche chiuso progetto
      rocce che affondano rocce
      affiorano come cadaveri vuoti, poco per volta
      sottopelle, sotto gli occhi
      in uno sconforto sguaiato.

      avete letto bene: è stata capace, la nostra annalisa, di SCONFORTO SGUAIATO, è stata in grado di commetterlo. nella sua testa è davvero accaduto questo: che pensasse SCONFORTO SGUAIATO, ma non è tutto, perché invece di provare sincero imbarazzo ha anche reputato quei versi ma sì, via, la poesia. una poesia che colpisce alle spalle e per giunta SOTTOPELLE. allora io dico: se sei un esperimento andato malissimo tra CARMEN CONSOLI e PATRIZIA VALDUGA, cara annalisa, te ne rendi conto che puoi presentarti al mio cospetto solo come un chievo che visita la juventus? prima fai i proclami, non firmi per un pareggio, e poi prendi solo calci in bocca.

      • Dammi il tuo indirizzo che ti mando il mio libro. Non voglio che ti rimanga la curiosità (un po’ morbosa oserei dire) di come andranno a finire le mie poesie. Costa 13 euro, ma posso mandartelo gratis. Vuoi anche la dedica? Comunque, va bene che sono di origini ebraiche ma “Annalisa” come ti e venuto in mente??

  • “sgranchirti le gambe in uno spazio di manovra che non fa resistenza” Probabilmente Manuel Micaletto ha già, come si dice, “dato” (Tanto, peraltro). La responsabilità dell’inerzia, comunque, è pertinenza dell’ambiente e non del corpo: quale corpo s’affanna a spingersi se nulla contraddice il suo moto?

  • Innanzitutto mi sei simpatico, sei un cocco e anche bravo. Non conta se della H-Jugend. Né che io porti il nome di SARAH o che il mio boy sia circonciso: prima ingiunzione però, se ti va.

    Abbi pazienza, sono qui per chiederti una ricalibratura generale del discorso, da lettrice meno che da scrivente. Nulla di che e tuttavia qual che di necessario. Capisco le cure (meritorie, oltre che legittime) di non risultare: incantato, non- senza sogni, impegnato, suggestionato, partigiano dello spirito o… che non se ne azzecchi una conta poco, ti è dato riesumare il diretto interessato, dunque chi NON SEI, che NON VUOI e di lì in giù con tutti i santi. Non questo il punto: punto è questo /non/.
    D’altra parte, ma la parte giusta, è anche vero che ciò che ti metti a fare non può, non deve tradursi in un’originalità oltranzista, in una coazione alla creatività.
    Mi spiego meglio. Rischi, tu rischi di assegnare aprioristicamente (e per il solo fatto di
    volerlo essere) originalità alla tua roba, appunto perché è tua. Mi spiego pure
    meglio. Queste dichiarazioni sono uno sgranchirti le gambe in uno spazio di manovra
    che non fa resistenza. In altri sensi, non stai facendo niente, con tutto che può starti bene, il muro ha già assorbito tutto. Sporca pure finché vuoi tanto il giovedì c’è la bulgara. Insomma si vede ogni cosa, si vede cioè quanto è collaudata, non nascondi niente, sei tutto fuori; quindi, amicalmente, correggi pure il tiro ché sei lì lì sul tracimare.
    Però ti spiego: tu questo non puoi saperlo.

    • ma correggi il tiro cosa, per chi mi hai preso per MONTOLIVO. il niente che esprimo qui non è lo stesso che effettuo quando *non* scrivo (perché ho scritto: ma è un pezzo che no, non scrivo). cioè tu di mio hai letto giusto questa roba qui, d’accordo, e siccome è tutto ciò di cui disponi commetti l’errore di designarla come opera (c’è, è snella ma c’è e non è qui) e quindi stai a interrogarti sull’originalità etc quando invece ti trovi davanti al prolungamento di una giornata alla SNAI. e comunque, per inciso (e circonciso), io tra la verità e cristo sceglierei sempre cristo e così pure tra la poesia e me: sempre e poi sempre me. e volendola dire per intero, tra tutto e il big president la mia preferenza va a botta sicura sul big huge pres.

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