Per nulla poche – Augusto Pivanti intorno a ‘La stanza delle poche righe’ di Alessandro Assiri

di Augusto Pivanti

la stanza delle poche righe - assiriSe i Quaderni dell’impostura – editi nel 2008 per LietoColle con prefazione di Chiara de Luca – avevano tracce del bimbo a rovescio / nascosto nella parte bassa / dello  specchio che appartenevano all’Assiri di quella stagione, La stanza delle poche righe, pur a breve distanza di tempo, appare come un’assai più vasta piazza emotiva dell’autore, un luogo dove incrociano i mezzi per andare da ogni periferia ad ogni centro, ad ogni possibile destinazione. Perché Assiri – non meno inquieto di ieri, ma in possesso di un linguaggio individuale e corale al tempo stesso, imbuto (ed imbevuto) di molte provenienze – ci accompagna in un quartiere ove le tangenziali entrano ed escono con un traffico da metropoli, ma non sempre paiono accessibili alla sola parola: di spigoli e frasi / di città senza nome che trattengono il mondo, dice Assiri, in qualche modo sottintendendo – nella metafora del trattenuto – l’esistere reale di luoghi non luoghi, agglomerati senza identità che tanto somigliano – e fino a poco fa non esistevano, quindi si candidano ad una propria modernità – alle sovrapposizioni di certi nostri dubbi sulla provenienza, sulla destinazione, sul transito del “dentro”.

Le ricorrenze del vuoto, dell’assenza di nome, le 77 reticenze / e io non posso entrare indicano una ricerca dell’autore in un profondo più profondo: adesso che siamo ombre / del nostro addio di fretta / è pensandoci polvere / che ci si ritenta vivi. Ed è proprio la dimensione del ritentare, dell’assomigliarti / senza male più grande / di essere chiunque che La stanza delle poche righe diviene uno specchio nel quale tutti possono riconoscere un riflesso della propria immagine, quasi in ogni tempo.

Il merito di Assiri sta dunque nell’aver portato a metodo la visione del chiunque, nell’aver scritto in nome e per conto di tutti senza esplicito incarico, ma avendone implicito permesso causa il valore dell’analisi, il volo radente ad ogni superficie di ciascuna pelle, di ogni meccanismo corpo/anima (e ritorno).

La stanza delle poche righe si fa apprezzare, dunque, per l’onestà dell’itinerario e per la qualità dei panorami, non solamente in senso estetico ma nel significato esperienziale, e costituisce – per ogni lettore – un’occasione per osservarsi in una prospettiva differente eppure possibile.

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