Luigi Bosco e Biagio Cepollaro: conversazione su “Le Qualità”

Luigi Bosco:

Sono convinto che  Le qualità rappresenti una svolta rivoluzionaria non solo dal punto di vista meramente poetico ma anche e soprattutto da un punto di vista socio antropologico e politico. Ci vedo i tratti di una nuova umanità, di un nuovo modo possibile di essere un essere umano. Mi piacerebbe che tu ci raccontassi le ragioni che ti hanno portato a compiere  un percorso che da un azzeramento, un re-settaggio di tipo cartesiano, descritto molto bene ne L’Intuizione del propizio, componimento che apre la raccolta poetica, ti ha portato fino all’intuizione di questo nuovo modo possibile di essere un essere umano … Riuscendo nello stesso tempo a venir fuori indenne o quasi dall’impasse postmoderna della questione del soggetto, senza per questo produrre un discorso che, parafrasando Barthes, risulta pieno di terrore e che esclude gli uomini mettendoli in relazioni con le immagini più inumane della natura piuttosto che con altri uomini, grazie.

Biagio Cepollaro:

Ti ringrazio Luigi per il tuo apprezzamento … Non so se è proprio così … Di certo il percorso che ho fatto per realizzare quel libro ha riguardato qualcosa che va a monte della scrittura, che viene prima della letteratura ed è il rapporto tra percezione e pensiero. Credo che il postmoderno o ciò che si indica con quest’etichetta sia stato sostanzialmente una superfetazione del pensiero, degli stili, delle informazioni … Sia stato la compresenza simultanea e spesso non conflittuale di cose diverse. Questa compresenza ha azzerato peraltro anche la percezione della storia, oltre che a rendere incomprensibili le narrazioni che si possono produrre del mondo … Come diceva Lyotard diventano impossibili … C’era però un’alternativa a tutto questo, che veniva prima di tutto questo … Ho trovato una possibilità in ambito non occidentale di pensiero e di esperienza. E’ la relazione tra percezione e pensiero. Quando la percezione ha la forza del pensiero, quando s’incarica di dire il senso dell’esperienza, quando l’esperienza non ha più bisogno di una cornice ideologica o mitologica per potersi dar senso, quando basta a se stessa per pura forza di evidenza vitale, quando la percezione si carica di questo significato cognitivo, si salta facilmente l’impasse di un presunto soggetto. Qui non si tratta  di un soggetto ma di un corpo che pensa, che percepisce pensando e pensa percependo. Il lavoro che ho fatto sul piano della scrittura è stato quello di modellare la retorica sul piano del pensiero e non il contrario, come spesso accade oggi … In questi ultimi venti anni in Italia è molto forte l’attitudine manierista … di una predominanza della retorica come gusto … E’ anche la chiave dio questo tempo dove la cosa da dire sparisce dietro i fumi della retorica. Un rapporto diverso è quello in cui io pensiero costringe la retorica a modellarsi. La figura retorica deve essere al servizio del pensiero, di ciò che si sta pensando e dato che ciò che si sta pensando è in fondo ciò che si sta percependo, la retorica viene modellata sulla percezione. Da qui la sensazione di ascoltare nei versi de Le Qualità un pensiero che trova immediatamente le parole, la sensazione che non ci sia retorica: ma la retorica c’è ed è modellata sulla percezione. E’ questo un modo di asservire la dimensione estetica a quella cognitiva e, in fondo, anche a quella etica perché sono delle scelte che si fanno. percepire vuol dire scegliere, vuol dire tralasciare tutto il resto per concentrarsi su alcune cose.  Questo lavoro di concentrazione, di meditazione è un lavoro che rende intensa la percezione e di conseguenza la vita. Questo potrebbe essere una sorta di suggerimento anche pratico: di fronte all’equivalenza di ogni pensiero e del suo opposto c’è qualcosa che va al di là di questi facili relativismi intellettualistici: è ciò che si vive che ha una sua qualità. ciò che si vive ha una sua qualità indiscutibile. Ciò che si vive si pensa anche: se noi ritroviamo quell’integrazione tra percezione e pensiero, probabilmente ritroviamo anche una poesia che dice questa integrazione tra percezione e pensiero che in alcuni momenti di grazie ci rende la vita più degna di essere vissuta.

Luigi Bosco:

Ti ringrazio Biagio per la tua risposta. Se ho ben interpretato ciò che dici e la tua ultima raccolta mi sembra di poter affermare che tu stia suggerendo e non un’abolizione quanto meno un ridimensionamento della sfera metafisica, o a un suo arricchimento, nella misura in cui restituisci dignità all’esperienza sensibile con un pensiero che definirei ‘biologico’ o di una cognizione della percezione … E’ proprio in tal senso che vedo Le Qualità come un nuovo discorso sul metodo oltre-cartesiano. Pur partendo dalle medesime premesse: l’azzeramento, il re-settaggio del pensiero per poi costruirne uno del tutto nuovo, tu giungi a conclusioni che sono radicalmente diverse, molto spesso opposte. Perché recuperi ciò che era stato scartato, ovvero l’aspetto sensibile dell’esperienza. Ora è proprio attraverso quest’aspetto sensibile dell’esperienza che ne Le Qualità il soggetto a  cui siamo abituati si trasforma in corpo pensante. Un corpo che pensa un pensiero che si preoccupa più di testimoniare che di giustificare, capire o spiegare. Il verso che recita ‘ciò che arriva da decifrare non è un senso ma uno spasmo’ mi rimanda ad un tipo di pensiero che offre la possibilità di interpretare l’arbitrarietà dell’esistenza come qualcosa di diverso dalla privazione di senso. Per tali motivi la portata etica di un atteggiamento come quello proposto da Le Qualità è evidentemente piuttosto importante. Come tu dici in un verso: ‘Lo stile è decisione, lo stile è pensiero’. Alcune conseguenze di tale stile, di tale atteggiamento, di tale approccio all’esistenza sono rintracciabili nelle numerose ed eloquenti immagini presenti negli ottantanove componimenti che formano la raccolta. Qui si parla di incastri, di moto, di tempo di verso … Queste nuove qualità di questo nuovo metodo … ora ti chiedo se ti andrebbe di abbandonarti ad un momento di pura immaginazione, ad un puro esercizio di immaginazione e descrivermi come tu vedi il mondo abitato da corpi come quello presentato all’interno de Le Qualità, come sarebbero i fatti, come accadrebbero, cosa sarebbero le esperienze in un mondo abitato da un corpo come quello della tua ultima raccolta poetica … Un corpo più interessato alla testimonianza e dunque all’evidenza dell’esperienza che alla sua spiegazione o alla sua giustificazione, grazie.

Biagio Cepollaro:

Mi stupisce e un po’ mi diverte questa domanda … Perché esce violentemente dalla letteratura, dal libro, dalla cornice dei discorsi che si fanno sulla poesia per andare a finire ma neanche nell’immagine dell’utopia della società che ha realizzato il sogno della poesia o il sogno dell’utopia comunista … Sembra quasi che possa andare a finire lì il discorso … Mi stupisce e devo dire che devo fare uno sforzo per immaginare un mondo come quello de Le Qualità perché non vi ho mai pensato. Non ho mai creduto che il mondo possa essere come quello fantasticato in questo lavoro continuo di raffinamento dell’umano … E’ già tanto se il mondo resisterà oltre la sua stessa follia, secondo me … Anche se queste mie posizioni apocalittiche generano fastidio perfino tra gli amici … Ma credo che purtroppo sia così: è già tanto che il mondo riesca a sopravvivere alla sua stessa follia … Le persone però potranno trovare una loro salvezza, come nella fase ellenistica … Le persone potranno trovare una loro strada attraverso anche le indicazioni della poesia e,  in genere, dell’arte purché appunto queste indicazioni puntino al sensoriale, all’immediato … Evitare le rappresentazioni mentali, ideologiche, simboliche … E stare alle cose. Stare alle cose non vuol dire cinismo, non vuol dire atteggiamento scientista … Stare alle cose vuol dire stare alle proprie reazioni alle cose … Quindi coltivare tanto la lucidità e anche la spietatezza dello sguardo quanto la tenerezza dello sguardo … Sulla base poi di un’acquisizione reale della mortalità individuale e dell’impermanenza. In fondo tutte le follie di questo mondo nascono dalla rimozione del morire e dalla rimozione dell’empatia … Se noi tiriamo fuori queste due cose e le facciamo riemergere, il fatto che tutti moriamo e il fatto che quello che prova un altro essere umano non è qualcosa di incomprensibile o di impossibile per noi, se noi facciamo riemergere queste due verità, secondo me le cose cambiano … Cambiano nella vita individuale perché strutturalmente questo mondo non è fatto per questo tipo di consapevolezza … Purtroppo hanno vinto … gli animali … Ha vinto la parte rettile del cervello, anche se indossano la cravatta e vanno in giro con la ventiquattrore …  Diciamo che la specie umana in ventimila anni ha provato ad adattarsi al pianeta e il risultato migliore che le è stato possibile è questo qui … E’ veramente poco … E’ veramente poco … Bisognerebbe rovesciare il titolo di Debord a proposito della società dello spettacolo perché le società occidentali oggi … Oggi non c’è più la società dello spettacolo: ormai c’è lo spettacolo della società perché il legame sociale è radicalmente dissolto nelle coscienze, nelle percezioni, nella vita delle persone … Quando una società intera diventa uno spettacolo, una simulazione interiorizzata, ma neanche culturalmente interiorizzata, non abbastanza interiorizzata neanche come spettacolo: non c’è neanche una decenza estetica nel costruire questo spettacolo … Quando questo succede, l’individuo, il singolo deve tagliare i ponti … deve tagliare i ponti con queste rappresentazioni sociali, siano esse politiche, religiose o estetiche … deve tagliare i ponto e vivere come se fosse naufragato improvvisamente, su di un’isola … Solo che quest’isola è il mondo con gli altri naufraghi in carne ed ossa. Ecco, bisogna incontrare le altre persone come delle scoperte improvvise di naufraghi. Costoro sono fuori da questo gioco simbolico che neutralizza qualsiasi senso. E’ presto per dire che tutto questo possa diventare un progetto politico generale, quindi non solo un’etica individuale ma anche qualcosa di più collettivo … Non si può dire perché queste cose accadono improvvisamente e quando accadono si fa anche fatica a riconoscere che siano accadute. Quando la storia cambia direzione, diciamo così, i cambi di direzione non sono riconoscibili subito e purtroppo oggi non ci sono molti segni di questi cambi di direzione. Anche perché c’è una sconfitta planetaria dell’idea di un mondo diverso per la persistenza di questa teologia liberista che è diventata appunto una teologia unica del pensiero unico. E purtroppo anche coloro che credono di essere critici spesso sono profondamente dentro … Allora aiuta anche a distanziarsi, una aderenza un’adesione alla propria esistenza più autentica, aiuta anche a costruirsi un pensiero più libero rispetto al mondo.

2012

(da Poesiadafare)

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Luigi Bosco
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