Libri Di/Versi n.11: Roberto Bertoldo

 

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Escludo da questa scelta i libri dei poeti che conosco di persona. Avevo pensato di produrre anche una lista di 10 libri dei poeti amici, ma ho verificato per l’ennesima volta quanto sia difficile scegliere quando sono in gioco fattori extraletterari. Poiché mi conoscono, i miei amici capiranno.
Anche con la lista che presento ho una querelle aperta; restano fuori libri che ritengo ottimi a riprova dell’alto valore della poesia italiana contemporanea e restano fuori, ovviamente (ma questo fatto è raramente preso in considerazione da chi ha la supponenza di avere individuato il meglio), tutti i libri che non ho letto. Devo aggiungere che negli ultimi cinque anni la mia lettura dei poeti italiani è stata meno approfondita a vantaggio degli autori stranieri ed è per questo che i libri della lista riguardano soprattutto gli anni 2000-2007.

Ljuba Merlina Bortolani, Disincontro, Caramanica, Marina di Minturno 2000 Tiziana Cera Rosco
Il sangue trattenere
Atelier, Borgomanero 2003

Antonio Curcetti
Poesie del linguaggio corrente
Lythos, Como 2004
Pasquale Di Palmo
Ritorno a Sovana
Edizioni L’Obliquo, Brescia 2003
Aldo Ferraris
Nulla sarà perduto
Archivi del ‘900, Milano 2004
Pierre Lepori
Qualunque sia il nome
Edizioni Casagrande, Bellinzona 2003
Maria Marchesi
L’occhio dell’ala
Lepisma, Roma 2003
Ivano Ferrari
Macello
Einaudi, Torino 2004.
Giuliano Rinaldini
Cognizioni di un’altra
Cierre Grafica 2007
Davide Castiglione
Per ogni frazione
Campanotto, Udine 2010

 

 

 

Ivano Ferrari, Macello, Einaudi, Torino 2004.

Composto da un’ottantina di testi, dei quali molti sono volutamente un raccordo descrittivo, questo libro, prima di essere una metafora, è in presa diretta con il dolore e denuncia il volto assurdo ma forse inevitabile del materialismo. I testi più propriamente poetici illuminano la sofferenza con una pregnante compresenza di elementi lirici, religiosi e ludici, ma sono le espressioni più liriche a risultare in Macello la forma privilegiata di esorcizzazione del male.
Ferrari non dà giudizi morali, il suo è lo sguardo del macellaio addentro «la logica di sterminio» (p. 41), per la quale la morte è vita, come testimonia la freudiana coesistenza della morte con il sesso: le mani che macellano «acconciano la carne viva / di una praticante» (p. 46); «Ficco dita nelle narici dure / del toro decapitato / cerco intimità e pensiero / in quel vigore moncato / quando potrei avere colme / le mani di mammelle» (p. 15).
La capacità di dare un volto lirico e non etico allo sdegno intervallando versi referenziali a versi espressivi, ossia producendo nel lettore lo straniamento senza ricorrere a potenziamenti fattizi, è il motivo principale del mio apprezzamento.

Sebastiano Aglieco
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3 Comments

  • Mi limito a riportare la mia contentezza nel vedere riportato “Macello” di Ivano Ferrari, citando il suo straniamento “senza ricorrere a potenziamenti fattizi” (fittizi?). E’ un libro al quale ogni tanto ritorno, insomma non lo accantono mai in modo conclusivo.
    Contenta anche di trovare “Per ogni frazione” di Davide Castiglione.

    Un caro saluto

  • E’ un onore vedersi citati, Roberto. Te ne ringrazio. Essendo chiamato in causa, rischio di non poter dire niente senza sembrare di parte, o non sincero. Ma lo dirò lo stesso: quello che mi piace di questa classifica – escludo, idealmente, il mio libro, per il conflitto di cui sopra – è che vi appaiono anche nomi ignoti, di cui (per il poco che ne so) poco se non nulla si è discusso anche nei circoli di lettori di poesia appassionati: a riprova di come qualità e visibilità possano non essere (e spesso non sono proprio) sinonimi. Ecco, per me questo è indice di una indipendenza di giudizio e distanza da vari schieramenti, che mi era parso di vedere anche in altri tuoi interventi.

    ps: segnalo un piccolo refuso: “Per ogni frazione” è del 2010, non del 2011.

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