Zibaldello n.23: Perché Flavia Vento è una vera poetessa

 

Ovviamente Flavia Vento non è una vera poetessa – nonostante Bietti, l’editore dei poeti abietti, opini il contrario. Però volevo fare un esperimento per vedere se Federico Tamburini ha ragione quando dice su Finzioni che “basta mettere nel titolo la parola Flavia Vento e in un attimo si raggiungono i 300 mi piace su Facebook”. Avevo pensato di inserire “YouPorn” tra i meta-tag del sito, ma poi ho pensato che sarebbe stato eccessivo.

Sono veramente curioso di vedere cosa succede, anche perché credo di aver bisogno del vero ultimo colpo di grazia per capire davvero com’è che stanno le cose. Per capire che in realtà bisogna stare al passo coi tempi, e magari si tirano su anche un po’ di soldi.

Basta insistere: bisogna offrire al pubblico ciò che vuole, targettizzare i propri prodotti rendendoli appetibili. Fare collane con la Merini e Pessoa, per esempio. O, per esempio, andare in TV a leggere quattro versi della Szymborska per far aumentare le vendite del 500%.

Basta con queste relazioni e-epistolari con i redattori (o possibili redattori), questi scambi di idee, questo elemosinare interventi, questo rompersi la testa per cercare di capire cos’è che non va e come aggiustarlo, questo fare le cose per filantropismo cronico.

Farò passare le feste e poi andrò in giro con una valigetta vuota a raccogliere le quote di tutti quelli che vorranno collaborare con Poesia 2.0 e diventare soci: 5 mila euro a testa, da consegnare in contanti, a busta chiusa, sotto un pioppo o su una panchina. Rigorosamente a nero. Così tutti saranno soddisfatti o rimborsati, compresi i poeti.

Lo sa bene Serino. E dev’essere vero, visto che per la settimana della poesia su Satifiction son venuti fuori innumerevoli inediti e audio di molti poeti, felici di comparire su una rinomatissima rivista che fa 180 mila visitatori unici al mese – sti cazzi. Vuoi mettere. Tra l’altro le danze le ha aperte nientepopòdimenoché Vasco Rossi “il poeta della generazione post trauma” (cit.). Come se non ci fossero abbastanza poeti per Satisfiction per iniziare da un cantautore, dando per risolto in quattro e quattr’otto l’annosa diatriba “De André (et similia) è un poeta?”. E come se per i poeti non ci fossero abbastanza siti specializzati di poesia vista la scioltezza e la rapidità con cui si sono prodigati nel farsi pubblicare su una rivista che finalmente gli ha dato un po’ di visibilità – eccheccazzo: finalmente, ci voleva. Fa nulla se la firma principale del giornale ha patteggiato 5 mesi con sospensione della pena: effetti collaterali che con la poesia non hanno nulla a che vedere.

E che non ho capito proprio niente. Bisogna essere cool. Bisogna essere pop. Non si può annoiare la gente, spremendogli i neuroni fino all’osso. Dev’essere per questo che i poeti, quando gli chiedo materiali per la loro monografia o degli inediti per le collane non mi rispondono oppure mi rispondono “vai a vedere sul mio sito personale” (e non mi rompere i coglioni).

Bisogna essere pop, bisogna essere cool. Trasgressivi anche, un po’, ma senza esagerare troppo ché se no poi stai sulle balle a tutti. Bisogna essere cool, pop, chiedere 5 mila euro ai tuoi collaboratori, avere la pubblicità della Feltrinelli, il patrocinio di Veronesi, licenziare Vasco Rossi, poi proporlo come il vero poeta della generazione post trauma, recensire a manetta gli autori di moda, esercitare il diritto al cinismo dell’alternativo viveur, prendere per il culo Flavia Vento ad intervalli regolari, usare un linguaggio spicciolo, veloce, diretto e scrivere articoli come questo. A raffica. Uno dopo l’altro. Poi, iniziare a far pagare per commentare ed è fatta: siamo cool, siamo pop e, soprattutto, siamo ricchi soddisfatti e rimborsati. I poeti faranno la fila e i lettori – che te lo dico a fare.

(Qui sotto un piccolo, striminzito elenco di siti che si occupano di poesia – ma senza esagerare con la visibilità).

  • AbsoluteVille
  • AtelierBlog
  • Blanc de ta nuque
  • CanGura
  • Carte nel vento
  • Carte Sensibili
  • Centro di Poesia Contemporanea
  • Compitu re vivi
  • Farapoesia
  • GAMMM
  • Hebenon
  • Imperfetta Ellisse
  • In Poesia
  • Incroci
  • Italian Poetry Review
  • L’area di Broca
  • L’Arrivista – Quaderni Democratici
  • L’Ulisse
  • La Clessidra
  • La costruzione del verso e altre cose
  • La dimora del tempo sospeso
  • La Gru
  • La Poesia e lo Spirito
  • La Recherche
  • La voce di Gwen
  • Lettere grosse
  • Lo spazio esposto
  • Mompracem (Radio)
  • Nabanassar
  • Neobar
  • Oboe Sommerso
  • Per una critica futura
  • Pi Greco
  • Poesia
  • Poesia da fare
  • Poesia Italiana
  • PoesiaPresente
  • Poesie senza pari
  • PoetarumSilva
  • Poeti e Poesia
  • Poeti e Poetastri
  • Poeti Online
  • Poetry Wave-dream
  • Poiein
  • Prometeo
  • Punto Critico
  • Samgha
  • Semicerchio
  • Slowforward
  • Testuale Critica
  • Trasversale – Rosa Pierno
  • UniversoPoesia
  • VDBD
  • Vico Acitillo
  • Website

23 Comments

  • Domenico Ludovici scrive:

    Vento, portami via con te… Ah, le canzoni di una volta!l
    Mi sa che arrivo in ritardo, come al solito. Ma mi è venuta voglia di dire qualcosa, nonostante tutto. Tanto per cominciare da dove sono finiti gli altri commenti: come commentare l’ingenuo (falsamente, credo) invito del sig. Succi?
    Una sola notazione: vale la pena prendersela quando un tal vate (o vater? di CL e di altre dis-onorevoli istituzioni – vedi Rai, sole 24 ore) pontifica quasi giornalmente e gestisce il suo piccolo potere pseudo poetico editoriale, ma non arrossisce nel recensire gli inni berlusconiani di un tal poeta Bondi?
    Altra nota: non sono sicuro che bisogna riportare la poesia tra la gente. La poesia, tra la gente, sta male. Forse è più realista (o idealista?) Luigi: bisognerebbe riportare la gente nella poesia. Ma Campanella, qualche tempo fa, scriveva: “Il popolo è una bestia varia e grossa” ecc. Non dico che la poesia va lasciata nella sua bella torre, ma andiamoci piano a svenderla per le strade. Meglio un lettore buono che mille di Vento.

  • Giovanni Succi scrive:

    Ciao a tutti, mi chiamo Giovanni Succi e mi occupo attivamente di versi (…non so se “poesia”). Quest’anno, in occasione del centenario della nascita di Giorgio Caproni, curo un audioblog dedicato alla lettura e al commento della sua ultima opera. Se vi andasse di curiosare o partecipare (o anche solo di linkare) sareste i benvenuti sempre. Grazie per l’attenzione, per lo spazio e l’occasione di dibattito.

  • Alessandro Ghignoli scrive:

    ma chi è ‘la gente’? la massa, forse? ma alla massa-gente /soprattutto di questi tempi/ della poesia non è che si sia mia interessata tanto.
    credo che “l’unico” pensiero del poeta sia quello di scrivere, di pensare alla scrittura, alla poesia, che poco ha a che vedere con il mostrarsi e il rendersi noti, che in taluni (troppi?) casi mi pare si cerchi più della scrittura stessa.

    un abbraccio

  • Chiappanuvoli scrive:

    @Redazione (che immagino sia Luigi Bosco).
    Non era mia intenzione dire che è bene utilizzare Flavia Vento, o chi per lei, per riportare la poesia tra la gente. Ovvio che stiamo parlando del male assoluto. Di portatori “insani di audience”, non di cultura.
    Ma il punto resta. Va riportata la poesia nel suo habitat naturale: tra la gente.

    • Redazione scrive:

      Allora avevo capito male io – torno ad essere d’accordo 🙂 (anche se, volendo essere pignoli, bisognerebbe portare la poesia tra la gente, ma anche la gente tra la poesia – un venirsi incontro insomma. Altrimenti entriamo nel loop di “ciochepiaceallaggente” e non se ne viene fuori.

      L.

  • Redazione scrive:

    @ alessandro: a proposito di Berlusconi e la letteratura, tempo fa scrissi

    “Uno dei vantaggi di Berlusconi, infatti, è stato quello di aver saputo appropriarsi delle parole più “alla moda”, quelle più presenti nelle bocche di tutti, quelle più rappresentative dei suoi tempi, restituendole alla sua platea rinnovate nel significato e nella portata. “Il Popolo delle Libertà”, i “difensori del voto”, la “libertà”, la “democrazia”, la “privacy”, la “meritocrazia”, la “responsabilità sociale”, l’”uguaglianza”, il “partito dell’amore”, la “tolleranza”, il “perdono”

    ( http://www.stroboscopio.com/lettelatrura-ovvero-perche-berlusconi-e-il-migliore-narratore-contemporaneo/2010/03/24/ )

    Delle collane scomparse e di quelle rimaste che pubblicano autori e non scrittori o libri che son venuti fuori male: che te lo dico a fare? Sempre via P2.0, abbiamo cercato di mettere in piedi una inchiesta sulla editoria. sai quanti editori hanno risposto? nessuno. Di cosa si lamentano pure loro, allora? mi sembra un cazzo di club del piagnisteo e la verità è che mi fa pena vedere la poesia trattata alla stregua di un panda in via di estinzione. Questo indica che non abbiamo ancora capito quasi nulla…

    Per quanto riguarda le liste: ho capito a cosa ti riferisci e so anche il perché – ne parlammo a lungo quando ancora bazzicavi dalle mie parti, prima di scomparire insomma! A breve questa settimana pubblicherò un intervento sul tema – stavo per commentare, ma poi mi è venuto di dieci pagine e allora ci ho rinunciato :). Un tema che in realtà è molto più interessante ed importante della banalità in cui l’hanno fatto scadere certi commenti. Vediamo così di cominciare anche a fare “rete”, coinvolgendoci a vicenda nei discorsi che si portano avanti evitando di farli finire sempre in un fuoco di paglia (colpa anche del mezzo, purtroppo).

    @Francesco: no, non sei tu che vedi tutto nero: semplicemente è buio pesto! sono d’accordo con quanto dici, volevo solo salvare il salvabile :). Per il resto, sono personalmente pronto a tirare lo sciaquone e a continuare a linkare tutto il linkabile e possibilimente andare oltre con chi ne avrà voglia.

    L.

  • Alessandro Ghignoli scrive:

    caro, carissimo Luigi,
    tutto vero ciò che dici. avrei poco da aggiungere, ma una cosina mi viene in mente.
    il rimbambimento avviene -soprattutto- negli anni 80. craxi, berlusconi e affini prendono il potere economico, politico ma anche culturale. e lì hanno capito che avrebbero vinto. come? distruggendo il romanzo (assalto alle case editrici, pubblicazioni di autori patetici…), svuotando il teatro e riempiendolo di musichall e produzioni di massa; il cinema: vacanze di natale a ripetizioni; i saggi: un paio di Alberoni alla tele e vai con l’Amore svenduto e soprattutto venduto nelle sopra citate case editrici. allora ci rimane la poesia; ma tanto chi la legge? allora ci avevano lasciato un pochino-ino in pace. ma poi non gli basta di vincere 10 a 0, no! 11 a 0 è meglio per loro. quindi, all’attacco della poesia (pensa che Franco in Spagna non la metteva sotto censura perché tanto non la leggeva nessuno; morale: i nostri sono peggio di Franco) -ma veniamo a noi-, tolgono la ‘piccola’ della garzanti, si mantiene il libro per i grandi vecchi, libri brutti (editorialmente) e carissimi, ricordo come non potevo comprarmi Octavio Paz a un prezzo assurdo. e poi manager nelle collane di editori, einaudi che pubblica tutti i libri di un autore, come se fossero ‘tutti’ belli… ecco, molto velocemente, un piccolo panorama. sì, la poesia fa paura, modadori pubblica una tizia che faceva i filmini anni 70, ora via col Vento; insomma l’attacco è già partito, non ci vogliono lasciare niente. ma c’era da aspettarselo e forse ce lo meritiamo pure; ancora a oggi si fanno le liste degli autori nati nel 19…; ecco lì siamo, lì ci troviamo.
    scuasami questa insalata di riflessioni. spero tu stia bene. ti abbraccio forte

  • fm scrive:

    Luigi, le “cose buone” ci sono (il 5% che è del rimanente), così come ci sono modi e modi di “fare rete”. Io ho scelto quello che mi sembra il più veloce e il più “democratico”: il link – diretto o indiretto (sul mio blog ci sono poco meno di duemila articoli e seimila link, qualcosa dovrà pur significare). Se trovo “qualcosa” che mi sembra di valore, preparo un mini-post (ci vogliono due-tre minuti) e lo rilancio ai tanti lettori che, bontà loro, mi seguono. Bene, ci credi se ti dico che non ne ho mai visto uno, uno solo, che rilanciasse un articolo da me pubblicato? Eppure di post di valore ne ho messi su, di poeti o scrittori degni del nome, anche esordienti, ne ho pubblicati, così come articoli o testi che (non certo per merito mio) hanno fatto letteralmente il giro del mondo (il pdf con la prima traduzione mondiale in tedesco di Lorenzo Calogero, opera di Stefanie Golisch, è stato scaricato *undicimila* volte in tre anni!). Mai visto un riscontro, uno solo, nemmeno per sbaglio. Gli unici links sono quelli che arrivano da blog di autori che pubblico, e fanno riferimento unicamente ai loro testi. Non fanno storia, non sto parlando di quelli.

    E’ questa la rete? E, nei casi citati (per non parlare di altri consimili che non riguardano solo me) dov’erano, dove sono coloro che si lamentano un giorno sì e l’altro pure della mancanza della rava e della fava webbica, e che magari (ti escludo a priori, perché sei un ragazzo serio e generoso, basta vedere il lavoro immane – per gli altri – che ti sei accollato) organizzano convegni per deplorare la situazione di sfascio?

    Tanto per dire: come mai si organizza, a Milano, un convegno sulla poesia in rete e non viene invitato il gestore di un blog che conta un milione e cinquecentomila visitatori unici in poco più di quattro anni, mentre sono in prima fila i tenutari di blogghettini legati a riviste, rivistine, parrocchie e combriccole che non leggono nemmeno i familiari?

    Vuoi che ti faccia qualche nome? Guarda che non ho nessun problema: sono veramente stanco di questo andazzo, di tutta questa ipocrisia e infingardaggine diffusa, anche se, in taluni che nemmeno immagini, così mal dissimulata da rasentare, a scelta, la genialità o l’idiozia. Te ne ritroverai qualcuno anche al prossimo raduno che organizzi, te lo garantisco.

    Magari insieme a quelli che pontificano contro questa o quella editrice a pagamento, solo perché hanno alle spalle una piccola o media casa editrice che gli pubblica anche gli sbadigli, cooptati, e cooptanti a loro volta, da qualcuno ben inserito nei giri che contano. Così è anche più chiaro perché tanti giovani sbavano alle porte di certi blog e osannano vecchie troie del mestiere o quelli destinati a succedergli nelle scelte, nella distribuzione degli inviti che non si possono rifiutare.

    Allora: sono io che vedo tutto nero, o non è, finalmente!, arrivato il momento di togliersi dagli occhi questi strati di melassa buonista (alla “siamo tutti amici, oh come ci vogliamo bene!”), buttarli nel cesso e tirare lo sciacquone?
    Farà male vedere la realtà per quello che nei fatti è, ma almeno aiuterà a distinguere, con nettezza, quelli con cui, nel rispetto delle rispettive diversità, si può fare la strada insieme.

    Ciao, a presto.

    fm

  • Redazione scrive:

    Ora ho capito, grazie Francesco.
    È pur vero che quando si fanno questi discorsi, uno tende sempre a fare di tutta l’erba un fascio. In realtà ciò che si critica non è la “realtà” ma ciò che di essa emerge (troppo) evidentemente per ragioni ovvie.
    Di buone cose ce ne sono ed anche molte. In questo caso però la cosa che proprio non riesco a capire è perché le molte buone cose che ci sono non riescono a trovare un “punto di incontro”? un modo di collaborare? un modo di confrontarsi, aprendo una via parallela al mercimonio? chiamala/tela come volete: ma in soldoni, io direi alternativa.
    Qualcosa pare si muova comunque: per esempio, mentre comune, regione, supercase editrici e grandi firme si sono lanciate a pesce sul (ora finalmente e per il momento fallito) festival dell’inedito di Firenze, a Thiene si sta organizzando il primo festival europeo di lit-blog in maniera semplice e spudorata al tempo stesso, messo su da persone che (per quel che ne so io) non devono ringraziare nessuno. Però tutti parlano del festival dell’inedito di ferenze che non c’è più. Mah…

    (per la lentezza del sito: potrebbe dipendere dalla velocità della tua connessione. uso il condizionale perché molti mi hanno detto che ora funziona molto meglio e più rapidamente, però altri hanno lamentato la tua stessa difficoltà – non saprei. Magari è solo una questione di cache e se aggiorni la pagina dovrebbe funzionare con le ultime impostazioni. Se continui/ate ad avere problemi, fate pure un fischio e cerco di capirci qualcosa)

    L.

  • fm scrive:

    O.T.

    Mi è sempre più difficile entrare nel sito. Dipende dal mio computer?

    fm

  • fm scrive:

    Luigi, la risposta alla tua domanda è, per più di metà, nel tuo ultimo commento – ne sottolineo solo un breve passaggio, tanto per capirci meglio, e non senza notare che la *situazione* è peggiore, e di molto, di quella che descrivi:

    “…il peggio del peggio non è tanto ciò che accade a livello editoriale ormai da decenni. La cosa peggiore è che in rete funzionano i medesimi schemi di comportamento…”

    Per quanto riguarda l’altra metà, voglio evitare di beccarmi un bel po’ di querele, almeno per il momento. Ciò non toglie che il degrado mercimoniale a cui è giunta la rete letteraria (o presunta tale) è ormai una metastasi senza ritorno – berlusconismo in versi e in prosa allo stato puro, altro che “rivoluzionari e alternativi” di ‘sto par di palle.

    Se posso permettermi: diffida di quelli che non si schierano mai (“qui non facciamo politica”, mi disse una volta *uno* – e un attimo dopo cancellò i miei commenti): sono perennemente e subdolamente amici di tutti, pronti a qualsiasi compromesso, e tutti, invariabilmente, in attesa dell’auspicata “occasione buona” che li proietti verso i lidi “che contano” e che sognano da sempre.

    E che importa se scribacchiano cazzate? A cosa serve fargli notare l’incongruenza etica tra la pretesa di “portare la poesia alla gente” e il “non fare politica”?

    Oggi, dietro il novantacinque per cento dei blog che contano (si fa per dire!), c’è un gruppetto, una rivista, una commessa editoriale, una curatela, un interesse di parte, una guerra sotterranea per acquisire visibilità e credito (ma presso chi???)…

    E sono stato buono – oggi è pasqua…

    Ciao.

    fm

  • Redazione scrive:

    È che a un certo punto mi si è chiusa proprio la vena (polemica). (E infatti credo proprio che dopo le feste esisterà una rubrica con questo nome: La vena polemica. E non per racimolare i mi piace su faccialibro, ma per una semplice questione così ogettiva da potersi definire Storica: di ‘sti tempi è diventato assolutamente necessario prendere posizione; in un mondo dove per una ipocrita delicatezza che non vuole nemici si è smesso di farlo, con la scusa che una interpretazione vale l’altra, la militanza assume il peso di un gesto etico. Insomma, in un certo senso “viva il new realism” anche se si sbaglia. Però così almeno ritorna di voga la responsabilità).
    Detto questo, il ragionamento non è certo venuto fuori dall’ultimo libro di poesie della Vento (sperando sia l’ultimo davvero). Ma da una serie di considerazioni che mi hanno portato a pensare che: non si può più far finta di niente.
    Dunque questa mia uscita non rappresenta un gesto estremo dovuto al vittimismo o ad altra patologia dell’io, né un attacco diretto ad una persona specifica (sia essa flavia vento, vasco rossi o serino); piuttosto è stato un messaggio “subliminale” che ho voluto inviare ai poeti ed ai lettori. Tutti si lamentano della poca visibilità della poesia, quando in realtà sono decine e decine i siti e le riviste che se ne occupano in maniera molto seria e sistematica. Però, guarda un po’ tu il caso, nessuno di questi siti fa 180 mila visite al mese. Neppure questi siti ottengono con tanta facilità interventi o scritti inediti di tutti quei poeti che lamentano mancanza di visibilità. Dunque da un lato abbiamo i bisognosi di visibilità, dall’altro chi la visibilità vorrebbe offrirla (e gratis) e in mezzo Satisfiction (o altra rivista popular chic) che con una settimana di poesia fa gridare al miracolo. È un po’ come quando ci si lamenta della qualità della TV e poi tutti a vedere il GF, no?

    @Roberto Bertoldo: caro Roberto, a me – lo dico davvero con tutta la sincerità che mi rimane – il fatto che si snobbi questo sito importa davvero poco. Se non funziona o non mi aggrada come funziona lo si chiude e punto. La questione è che si snobbano decine e decine di siti e riviste come questo e allora dico: possibile che tutti ci sbagliamo allo stesso modo? non è possibile. Qualcuno dovrà pur farlo bene, dico io. Il problema o la questione è altrove. ma dove? forse nel fatto che ci si lamenta a vnvera della visibilità, delle sorti della poesia, della mancanza di “comprensione” verso questa forma espressiva? forse in realtà ci si lamenta di altro? credo di si. Su P2.0 (e su altri siti elencati) ci sono innumerevoli inediti, però se li tira fuori Satisfiction o La Lettura o dio solo sa cosa è una specie di evento quasi religioso. perché? non sono altrettanto inediti o cosa?

    @chiappanuvoli dico che non sono d’accordo. per riavvicinare la poesia alla gente non mi servo di Flavia Vento. Altrimenti la gente pensa che la poesia sia quella. È come voler vendere una mercedes portando la gente in una concessionaria di panda. Si è fatto così con la (in)cultura di massa: siccome non tutti possono raggiungere un certo livello di cultura, anziché fare in modo che molti raggiungessero un alto livello di cultura si è abbassata la cultura al livello della massa e ci ritroviamo con una quantità di analfabeti funzionali tra i quali mi includo anche io sotto moltissimi punti di vista. Ho scritto di questo qui: http://poesia2punto0.com/2012/02/03/a-proposito-di-addio-alle-armi/
    ma credo sia necessario replicare, insistere.

    Altra cosa che mi fa girare letteralmente le palle (per rispondere @gugl) è che il peggio del peggio non è tanto ciò che accade a livello editoriale ormai da decenni. La cosa peggiore è che in rete funzionano i medesimi schemi di comportamento e davvero non capisco perché. Sin dalle sue origini P2.0 ha sempre SEMPRE cercato di coinvolgere tutti coloro che si occupassero di poesia in varie attività. L’unica pretesa di P2.0 e sua ragion d’essere (come diciamo anche nell’editoriale di apertura) non è tanto parlare di poesia – ci sono già molti siti che lo fanno e bene, ma fungere da catalizzatore, da trait d’union. Fondare una comunità dove ciascuno, liberamente e con indipendenza, lavora assieme a tutti gli altri senza chiusure o censure nei confronti di nulla. Sembra invece che si faccia la gara a chi è più cosa? bho. Una idiozia grandiosa, eppure sarebbe così semplice. e invece no: non risponde nessuno all’appello o se qualche sporadica risposta arriva è per dire picche. e vabbé, pace.
    @fm: a cosa ti riferisci quando parli di “aggregati” dell’ultima ora?

    detto questo, chiudo dicendo che in rete ci si lamenta molto di ciò che accade fuori mentre si instaurano i medesimi meccanismi. Forse perché siamo uomini, dentro o fuori la rete non ha importanza. Però, per coerenza, o smettiamo di fare le vittime oppure cominciamo seriamente a comportarci in maniera differente. Iniziando a gestire l’istinto al do ut des che caratterizza tutti indistintamente in maniera differente, magari più produttiva, chissà.

    @tutti gli altri: grazie per il passaggio.

    L.B.

  • gugl scrive:

    peggio al peggio: i più importanti editori italiani che dicono: la tua poesia mi piace ma non vende! e i poeti che gestiscono collane i quali si fanno le scarpe per rimanere da soli, a gestire il do ut des.

  • fm scrive:

    Tutto giusto, Luigi. Ma, vedi, secondo me il problema non sono i Bondi, le Vento, i Rossi o quant’altro: quelli, alla fin fine, così come Serino, fanno solo il loro *mestiere* . Il problema vero, purtroppo, sono gli *aggregati* – soprattutto quelli dell’ultima ora.

    Ciao.

    fm

  • loredana semantica scrive:

    Al momento ci sono 107 mi piace (1/3 circa dell’obiettivo) ne aggiungo uno e
    intanto che aspettiamo il risultato…auguri di Buona Pasqua a tutti.

  • Federica Nightingale scrive:

    Se essere cool ed essere pop significa inserire la Poesia in un contesto interattivo e multimediale mi sta tanto bene, ma se invece significasse perdere la propria credibilità (costruita con tanto sudore e fatica) solo per beneficiare dei “benefici” della Flavia Vento di turno beh, no grazie. Essere cool e pop si può, si deve, oggi. La poesia per essere portata fra la gente comune deve cambiare abitudini ma sputtanarsi no, questo è un altro affare. Meglio soli e dimenticati che accompagnati da Flavia Vento (o chi per lei)(!!!!).

  • Chiappanuvoli scrive:

    Roba da piangere dal ridere.
    In fondo, però, sono proprio contento. La Flavia, il Blasco, il Bondi, sono “artisti”, “poeti”, portatori insani di audience. Bisogna essere cool, bisogna essere pop. Da un certo punto di vista è proprio vero. È così. Basta con la poesia aulica. Che la poesia torni dove deve stare. Tra la gente (cazzo!). Con ogni mezzo. Con delle sana ironia, che un tempo si chiamava satira. Usando anche l’audience di questi personaggi. Uno su cento, dopo aver letto la Vento, leggerà uno dei siti che hai elencato. Un inizio, un “pop” triste, ma un inizio. Sfruttiamoli (sempre, cazzo!).
    Siamo cool, siamo pop, siamo terreni, siamo satirici, siamo al passo con i tempi.

    Riavviciniamo la poesia alla gente, con ogni mezzo (cazzo!).
    Quello che sentiamo colare via, anche ora, è solo un po’ di dignità: con quella si mangia meno che con la poesia…

  • Margot scrive:

    leggere questa notizia, la vento che pubblica un libro di poesie, equivale ad un altro delle truffe bastarde che la nostra società contemporanea attua ai danni dei cervelli dei più deboli, scandali, boiate, cagate, oscenità culturali e chi più ne ha più ne metta.
    la costruzione a tavolino di questi personaggi che, mò ci vuole, sono fatti di aria, ed in particolare una donna come questa flavia vento senza nessuna qualità e neanche con una bellezza particolrmente affascinante, mi scuotono le viscere in un impeto di rabbia impotente… perchè? come si fa ad avere la sfacciattaggine di proporre certe cose? non bastano gli scandali dei politici corrotti? la cultura, almeno quella lasciamola a chi la ama veramente…
    sta tipa è l’hano fatta candidare e non riusciva neanche a sillabare una frase minima, soggetto, predicato,. complemento, l’hanno vista e sentita tutti, ora scrive poesie? evidentemente ha studiato molto ad un’università mooooolto particolare, dove si è laureata con 110elode più bacio accademico

  • Antonella Taravella scrive:

    credo sempre più che questo mondo sta andando a puttane.
    ho il permesso di essere “un po’ volgare”?

  • alessandro assiri scrive:

    Luigi si dice post Thauma:)
    auguri a tutti di buona Pasqua e dintorni
    ale

  • Roberto Bertoldo scrive:

    Caro Luigi, che bello questo tuo ‘brutto’ articolo; hai ragione, devi gigioneggiare, facebook è il paradiso dei gigioni, devi tuttavia ripulirti anche dell’ironia, che affatica i lettori. In 40 anni di appartenenza al mondo letterario, rigorosamente da dietro le quinte, ne ho visti di buffoni, ma durano poco, quasi tutti, e non lasciano libri memorabili, nonostante gli sforzi delle recensioni e delle classifiche interessate o amichevoli e soprattutto ignoranti (lo siamo tutti, ignoranti, è inutile che diciamo “questo è il libro più bello o lo scrittore più grande”; al massimo dovremmo aggiungere: “della mia libreria”).
    Il fatto triste – ma contro il quale più che la voglia di lottarci direttamente finisce per mancare il tempo e allora si cerca di combatterlo solo con l’esempio di atti e opere – è che i veri lettori latitano e a pochissimi dei sedicenti scrittori interessa la letteratura, esclusa la propria. Una prova? Al sedicesimo anno di onesta applicazione, la rivista che dirigo e che tu gentilmente segnali è passata, dal giorno in cui ha smesso di interessarsi di scrittori italiani, da 60, pochi ma utili, a 2 abbonati (anzi, quest’anno ancora 0). E, fatto ancora più interessante, gli autori italiani continuano a mandarci testi creativi da recensire o pubblicare nonostante da sei anni la rivista e da due anche il sito omonimo rechino la nota: “Non si pubblicano poesie e racconti di, recensioni e saggi su, autori italiani viventi” (non chiedo tanto, ma leggere almeno le note editoriali); e inoltre, ascolta! ascolta!, aggiungono di avere letto e apprezzato molto la rivista. Forse la loro è ironia e io, appunto, non capisco, mi affatica.
    Del resto, nessuno di noi ammetterà mai di essere egocentrico, invadente, calcolatore, ecc., non almeno con la stessa solerzia con la quale ammette dentro di sé di essere un grande scrittore.
    Ma anch’io, come te, non ce l’ho con i gigioni, bensì con chi li appoggia. Cosa vuoi: un pubblico (è la parola giusta, siamo un “pubblico” anche in questo) che da anni vota una classe politica corrotta non può valere più di essa. Nel migliore dei casi è stolto.
    Questa sera ho visto un filmetto di serie C (come vedi non sono contro la bassa letteratura, c’è posto anche per essa, basta saperla distinguere) e ho sentito questa frase banale ma didattica: “se vuoi seguire la tua vocazione, qualunque essa sia, devi accettare di restare solo”. In più, uno scrittore di cui non ricordo il nome disse che, quando aumentarono i suoi sostenitori, cominciò ad avere problemi a scrivere perché sentiva il loro fiato sul collo. Insomma, Luigi, sei un uomo fortunato se la massa, questa massa che hai così ben delineato, snobba “Poesia 2.0”; si ‘screma’ da sola.

  • fabio teti scrive:

    Ti voglio bene Luigi.

  • natàlia castaldi scrive:

    un tempo mi sarebbe venuto da piangere, oggi da ridere nel rintanarmi felicemente nel mio quieto silenzio.

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