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Sezione Dio e le piccole misure
Approssimazione all’Universale
Il cielo rosa
impone ad occidente
l’ultima gloria
del sole
è specchio
l’acceso splendore
del mare
in abito da casa sul balcone
sgrano piselli per la cena
il sublime e il modesto
intimamente si conobbero
quando l’inesorabile sera
spegneva il mare
richiamava ai fornelli
per un attimo
il mistero si sciolse
su piccole labbra sorridenti
l’universale fu tutto
nel piatto da portata
come la notte-respiro del mare
chiedo alle mani
come il cielo sia caduto sulle dita
come alle dita fu possibile
toccare il tramonto
______________________________________
Sezione L’altra di me
Stare alla porta
Potrebbe essere conveniente credere
consolante
– qualcuna pensarlo –
non io che sto alla porta
e da mille anni di me aspetto d’entrare
forse sarò lepre desunta
da lievissime orme:
di me racconteranno
un vecchio vestito passato di moda
un quaderno d’appunti corretti e ancora
corretti
bisbiglieranno
minuti oggetti ( piccoli frulli )
di bigiotteria
eppure non voglio svanire
prima d’essere stata
sebbene ciò non dirà neanche
la più chiara foto di me in posa e cipiglio
______________________________________
Sezione L’angelo del focolare
Mai Arcangelo
Donna propizia
virtuoso conclamato angelo del focolare
eppure mai Arcangelo buono per pale d’altare
con ricci unti e grembiule
deturperei qualsiasi quadro
alte cose annunciano
le bionde creature di Simone*:
non ne ho saputo mai niente
le mie labbra si muovono per dire
“ Oggi la minestra mi è venuta salata “.
*Simone Martini
La poesia di Rossana Roberti sfugge a qualsiasi stereotipo critico. La sua pronuncia, inconfondibile per chi la segue da tempo nel suo cammino di scrittura, si dispiega in un pervicace esercizio di libertà, lontana davvero dalla contrapposizione ancora in atto tra formalisti e contenutisti. La forma, altamente artigianale nel suo impegno di scarnificare la parola, affinché essa nella nudità e nella leggerezza possa custodire il respiro e la luce del semplice esserci delle cose, si lega al trascorrere metamorfico di contenuti essenziali, minimi e quotidiani della vita. La tonalità timbrica di fondo è quella di una voce di donna, che sta e vive dentro una lingua/trama di relazioni infinite, ognuna delle quali segna e significa l’esperienza umana e culturale della poeta. I versi di Rossana vivono di immagini interiori colte nel loro cristallino risuonare anteriore, prima della parola, che si fa, poi, conchiglia di ascolto di un sentire dif-ferente per divenire sulla pagina deriva grafica di una perdita e di un dono. Perdita della con-sonanza, che il già dato, maschile e presuntuosamente universale, ha dissolto; dono come restituzione, attraverso il fare della poesia, del proprio respiro di donna, pronto a rigenerare il mondo in un afflato, che è verifica di esistenza.
Dichiaro di voler acquistare eventuali successive raccolte pubblicate da questa poeta per seguirne la futura scrittura, riferendone in questa rubrica.
Merys Rizzo – Piacenza, 24 gennaio 2012
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