Parola ai Poeti: Liliana Zinetti

 

Qual è lo “stato di salute” della poesia in Italia? E quello dei poeti?

La poesia sconta con uno scarso seguito la peculiarità e l’oscurità del proprio linguaggio e credo che questo sostanzialmente non sia cambiato nel tempo. Il poeta segue il destino dell’opera e credo ne sia consapevole.
Vi sono poeti interessanti non adeguatamente valorizzati.

 

Quando hai pubblicato il tuo primo libro e come hai capito che era il momento giusto? Come hai scelto con chi pubblicare? Cosa ti aspettavi? Cosa ti ha entusiasmato e cosa ti ha deluso?

Ho iniziato a scrivere molto tardi e pubblicato quasi immediatamente. Se fosse il momento giusto non lo so dire neppure oggi, non ero in cerca di un editore, ma per come avvenne, la pubblicazione  mi incoraggiò senz’altro a   proseguire nella scrittura. Fu l’editore che mi propose, dopo aver letto alcuni miei testi, la pubblicazione di un libro. Forse non ci sarebbe stato alcun mio libro se  non mi fosse stata data quest’opportunità.

 

Se tu fossi un editore cosa manterresti e cosa cambieresti dell’editoria poetica italiana? Cosa si aspettano i poeti dagli editori?

Una domanda alla quale sinceramente non so rispondere per  scarsa conoscenza dei meccanismi editoriali. Credo che i poeti si aspettino la cura del libro, la sua diffusione.

 

La poesia di domani troverà sempre maggiore respiro nel web o starà in fondo all’ultimo scaffale delle grandi librerie dei centri commerciali? Qual è il maggior vantaggio di internet? E il peggior rischio?

Direi entrambe le cose, ma negli scaffali delle librerie giacciono solo i classici, la poesia contemporanea è piuttosto snobbata, ma non sorprende sia così. La poesia non è popolare, rassegniamoci. La rete ha il pregio di far conoscere autori altrimenti difficilmente raggiungibili. Certo servono attenzione e passione per districarsi nella valanga di versi che inonda il web.  La velocità con la quale vengono immesse le informazioni non aiuta, servirebbe  un poco più di lentezza. Questa gestione bulimica della rete rischia di far scivolare via il buono e il meno buono come fossero identici, ma a questo si può parzialmente ovviare selezionando gli spazi della rete.

 

Pensi che attorno alla poesia – e all’arte in genere – si possa costruire una comunità critica, una rete sempre più competente e attenta, in grado di giudicare di volta in volta il valore di un prodotto culturale? Quale dovrebbe essere il ruolo della critica e dei critici rispetto alla poesia ed alla comunità alla quale essa si rivolge?

E’ una domanda che mi lascia perplessa: esiste ancora nella società attuale il concetto di comunità? Se s’intende se vi possono essere forze critiche che effettuino un lavoro rigoroso di ricerca e diffusione dell’arte la risposta è positiva, già esistono, ma si tratta comunque di iniziative di pochi.
I critici dovrebbero avere un’assoluta onestà intellettuale, segnalare la buona poesia.

 

Il canone è un limite di cui bisognerebbe fare a meno o uno strumento indispensabile? Pensi che nell’attraversamento della tradizione debba prevalere il rispetto delle regole o il loro provocatorio scardinamento?

Credo non si possa prescindere dal canone, poi va innovato secondo la propria sensibilità e cultura.

 

In un paese come il nostro che ruolo dovrebbe avere un Ministro della Cultura? Quali sono, a tuo avviso, i modi che andrebbero adottati per promuovere la buona Letteratura e, in particolare, la buona poesia?

Parrebbe una domanda retorica, alla quale non si può che rispondere:  il ruolo appunto di ministro della cultura: averne cura , averla a cuore, diffonderla anche  con mezzi popolari quali la televisione dove i (rari) programmi culturali sono relegati in fasce orarie proibitive, assurde. Agire sulla scuola,  avvicinando i ragazzi alla letteratura mediante incontri con scrittori e poeti contemporanei.

 

Quali sono i fattori che più influiscono – positivamente e negativamente – sull’educazione poetica di una nazione? Dove credi che vi sia più bisogno di agire per una maggiore e migliore diffusione della cultura poetica? Chi dovrebbe farlo e come?

Il grado d’istruzione è fondamentale. Più un popolo è istruito, maggiori sono le probabilità che si interessi alla cultura poetica. Ancora la scuola mi pare essere il luogo più adatto, rimando alla risposta precedente.

 

Il poeta è un cittadino o un apolide? Quali responsabilità ha verso il suo pubblico? Quali comportamenti potrebbero essere importanti?

Un cittadino nel quale sonnecchia un apolide. Ha l’obbligo della verità e non mi riferisco alla verità in senso filosofico bensì a una fedeltà, a un patto d’onestà tra l’autore e la sua poesia. Deve porsi con semplicità e umiltà, (doti che  scarseggiano, a qualsiasi livello) per far comprendere che esiste un modo nuovo di guardare la vita e il mondo, che la parola poetica può veicolare emozioni e pensieri altrimenti negati.

 

Credi più nel valore dell’ispirazione o nella disciplina? Come aspetti che si accenda una scintilla e come la tieni accesa?

Servono entrambe. Nel mio caso, data la mia impazienza, purtroppo la tecnica viene poco curata, questo è un mio grande difetto. L’ispirazione viene, quando e come vuole, come fosse una cosa che non mi appartiene e se ne va allo stesso modo.

 

Scrivi per comunicare un’emozione o un’idea? La poesia ha un messaggio, qualcosa da chiedere o qualcosa da dire?

Scrivo quando non posso fare altrimenti e quando lo faccio non penso ad una comunicazione di nessun genere. Sempre in lotta con  la mia emotività borderline presumo che il risultato  venga “viziato” da questa spinta. La poesia è qualcosa che parla dentro una domanda incessante, o forse è addirittura anteriore a questo dire, è l’urgenza di un accadimento inspiegabile che si concretizza successivamente in parole.

 

Cosa pensano della poesia le persone che ami?

Quel che ne pensano le persone che non frequentano la poesia, tranne una o due persone.

 

Sei costretto a dividere il tempo che più volentieri dedicheresti alla poesia con un lavoro che con la poesia ha davvero poco a che fare? Trovi una contraddizione in chi ha la fortuna di scrivere per mestiere? Come vivi la tua condizione?

Assolutamente sì e mi pesa molto, è frustrante, ma davvero esiste qualcuno che si sfama con la poesia?

 

Cosa speri per il tuo futuro? E per quello della poesia? Cosa manca e cosa serve alla poesia ed ai poeti oggi?

Di riuscire a scrivere almeno un verso memorabile, per quel che riguarda la poesia. Per il resto spero di continuare a sperare. Alla poesia manca un pubblico, i poeti si leggono tra loro, tranne rare eccezioni. Come spesso nella vita, quel che manca è anche quel che serve.

 


Liliana Zinetti  risiede a Casazza (Bg) dove è nata nel 1954. Ha pubblicato le raccolte di poesia:  Volo di terra, LietoColle 2004; L’ultima neve, Lietocolle 2007; la plaquette Una poesia, Pulcinoelefante, 2008; l’eBook Due (I giorni del sole fermo)  Clepsydra Edizioni, 2009, confluita nel libro Nel solo ordine riconosciuto, L’Arcolaio, 2009; I cipressi di Van Gogh, Landolfi Editore 2011. Sue poesie sono apparse su Incroci, Le Voci della Luna, Poesia, Soglie e altre riviste letterarie, nonché in varie antologie, in rete, in quotidiani. È ideatrice e promotrice del Premio di poesia Il lago verde. Gestisce il blog spaziozero54.

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5 Comments

  • Non so, il suo commento mi pare contraddittorio “…. in termini di diffusione e di pubblico concreto” secondo lei che significa? Ha a che fare con il “popolare” o no?
    Saluti
    Liliana

  • La poesia è popolare. Non diciamo stronzate.
    Non è diffusa alle masse, questo si, ma se ragioniamo nell’arte in genere solamente in termini di diffusione e di pubblico concreto non riusciremo mai a raggiungere tutto il pubblico possibile.

    Salut.

  • “La poesia non è popolare, rassegniamoci. La rete ha il pregio di far conoscere autori altrimenti difficilmente raggiungibili. Certo servono attenzione e passione per districarsi nella valanga di versi che inonda il web.”

    lo penso anch’io.

    Risposte chiare, sintetiche ed esaustive, condivisibili tutte.

    cari saluti
    cb

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