“Sono venuto scalzo fin nel tuo cuore,
e lì ho lasciato la mia felicità,
dentro le tue ricche stanze trasudate di vuoto.
Abbisogno, per riconoscermi,
della tua solitudine.”
— Gianni Ruscio

Vicolo Cieco n.21: Comuni e Principati
Posted 9 hours ago

 
In fondo Addio alle armi, già dal titolo, voleva essere una chiamata di deposizione, non tanto degli strumenti del conflitto, quanto della zappa che ci serve per la causa del…

Vicolo Cieco n.21: Comuni e Principati
un tale, una tale – tra oralità e scritture n.7: A mio modesto avviso (appunti di poetica ragionevolmente sentimentali)
Posted 2 days ago

 

[ La questione orale : le diverse posizioni sin qui raccolte ne mostrano l'aspetto irriducibile, l' argento vivo. Il tentativo di adunare più voci in questo spazio è un gesto…

un tale, una tale – tra oralità e scritture n…
A proposito di “Addio alle Armi” n.3: Matteo Fantuzzi
Posted 3 days ago

 
di Matteo Fantuzzi
Cari tutti, mi dispiace non essere con voi oggi ma sono di turno col lavoro e non mi era possibile sganciarmi.
Capisco bene le necessità di convegni, di idee,…

A proposito di “Addio alle Armi” n.3: Matteo …
Parola ai Poeti: Dante Maffia
Posted 4 days ago

 
Qual è lo “stato di salute” della poesia in Italia? E quello dei poeti?
Se ti riferisci allo stato di salute attuale devo subito dirti che è buono ma nascosto, occultato,…

Parola ai Poeti: Dante Maffia
Appunti n.14: "Berrà il mojito e avrà i suoi occhi. Alcune osservazioni né a favore né contro il valore didattico della poesia.", Di Luca Rizzatello
Posted 5 days ago

 

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A proposito di
Posted 10 days ago

 

di Christian Sinicco
Nel 1984 su Poesia della metamorfosi – Antologia e proposte critiche a cura di Fabio Doplicher (Stilb, Roma) viene pubblicato un saggio di Piero Bigongiari dal titolo “Poesia…

A proposito di “Addio alle Armi” n.2: Christi…
A proposito di
Posted 15 days ago

 
In tal modo all’infinito, attraverso il tempo, gli esseri del mondo si odieranno
e contro ogni simpatía manterranno il loro feroce appetito.
Michel Foucault
 
[Per i complottisti ed i sospettosi valga la…

A proposito di “Addio alle Armi”
L'Aria n.10: Ultime glosse sull’Ambiguo
Posted 15 days ago

 
1.
La morte scritta secondo elegia e profezia sfocia nella morte realizzata. Ecco Pasolini. Mi interessa l’uscita [di scena] di chi sa che non potrà avere, fuori, un suo simile: non…

L’Aria n.10: Ultime glosse sull’Ambiguo
un tale, una tale – tra oralità e scritture n.6: Parola – corpo – voce. Appunti tra oralità e scrittura.
Posted 16 days ago

 
di Alessandra Pigliaru

La parola che soffia
Oralità e scrittura sono sorelle tra loro e figlie di un’unica lingua, quella materna. Unica perché originaria seppure mai detta una volta per tutte e…

un tale, una tale – tra oralità e scritture n…
Opera Prima 2012: le opere finaliste
Posted 20 days ago

 
Presentiamo qui di seguito le tre raccolte che, secondo il giudizio critico della giuria di Poesia 2.0 - composta da Giorgio Bonacini, Giacomo Cerrai, Stefano Guglielmin, Gilberto Isella e Rosa…

Opera Prima 2012: le opere finaliste
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Altre Voci n.23: Il popolo del freddo

di

 

di Marco Furia

Con Estetica del Polo Nord, Michel Onfray offre al lettore un’affascinante scrittura dalle indubbie qualità antropologiche, filosofiche e (vividamente) poetiche.
Già l’inizio, i cui toni ricordano quelli di Francis Ponge, ne è chiaro esempio:

“Prima del tempo, quando non c’è nulla a offrire punti di riferimento, quando tutto esclude l’archeologia o la genealogia, è l’assoluto trionfo della pietra. Senza gli uomini che rendono possibile il reale attraverso la coscienza che ne hanno, la geologia impone una durata inconcepibile, una eternità incarnata, una immortalità prigioniera di forme dure, terribili e mute”.

L’autore compie, assieme al vecchio padre, un viaggio oltre il circolo polare artico, nella Terra di Baffin, abitata dal popolo inuit, la cui antica civiltà, pesantemente aggredita dai modelli occidentali, sembra resistere soprattutto nel ricordo e nella testimonianza degli anziani.
Il racconto è davvero intenso.
Tenace è la volontà di avvicinare una diversa forma di vita mai dimenticando le proprie caratteristiche culturali.
È necessario saper trovare utili elementi di contatto in circostanze anche minime, come il compiersi di un gesto o il rendersi esplicito di una semplice memoria, poiché una sorta di pudica ritrosia accompagna le parole di un interlocutore la cui esistenza, ricca di valenze magiche, è stata rude e concreta.
Per gli inuit il magico è , presente in una certa espressione dell’orso bianco, come negli organi di una foca appena uccisa, o in talune nuvole scure: aspetti reali e metafisici coesistono in una mai sopita attenzione nei confronti di segni quasi impercettibili che rimandano a entità infinite ed eterne.
Il Nostro è conscio dell’impossibilità di un totale immedesimarsi:

“Non si diventerà mai inuit – chi è lo stolto che ha potuto pensarlo?-, ma si sperimenteranno su di sé le condizioni climatologiche, la magia di una genealogia, la stravaganza di una mistica, lo stordimento dei paesaggi, le condizioni di una metafisica e, con un po’ di fortuna o di talento, si coglierà con l’intuizione necessaria una realtà differente”.

Occorre non aver fretta nel diminuire, con assiduo riguardo, le distanze, occorre affettuoso rispetto, occorre saper dare importanza a quel persistente mistero che, alla fine, risulta ricco di senso: soltanto per queste vie si potrà giungere a una comprensione non superficiale, capace di cogliere nell’enigma una possibilità ulteriore.
Attenzione massima, dunque, per i lineamenti che s’illuminano, per certe atmosfere che dicono più di tante parole, per ogni silenzio gravido d’energia.
La scienza e la tecnica dell’occidente non perdono importanza se si prende atto di come i loro linguaggi siano ben lungi dall’esaurire, in termini qualitativi, le (immense) dimensioni espressive della natura umana.
Saper assegnare a ogni aspetto il giusto valore, non insistere nel voler applicare taluni modelli al di fuori dei loro àmbiti, essere sempre propensi all’ascolto: questi i fecondi insegnamenti di Estetica del Polo Nord.
Antropologia, filosofia e poesia nello scritto si fondono, poiché nella civiltà del grande freddo (ancora pressoché intatta fino ai primi anni cinquanta del secolo scorso) sono già, semplicemente, fuse.
Di fronte all’attuale miseria etica e culturale degli inuit, Onfray non propone soluzioni, non sostituisce un discorso a un altro discorso, ma illumina fattezze e fisionomie affascinanti e misteriose, indicando così la via di una consapevolezza che non esclude la parte migliore di ogni civiltà.
Illuminare, talvolta, è più efficace che spiegare.

(Michel Onfray, Estetica del Polo Nord, Ponte alle Grazie, Salani Editore, Milano, 2011, pp. 154, euro 14,00)

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