Qual è lo “stato di salute” della poesia in Italia? E quello dei poeti?
Colesterolo altissimo e bilioso.
I migliori sono i tubercolotici.
Quando hai pubblicato il tuo primo libro e come hai capito che era il momento giusto? Come hai scelto con chi pubblicare? Cosa ti aspettavi? Cosa ti ha entusiasmato e cosa ti ha deluso?
2008. Non so, mica l’ho capito.
Amici di un’associazione pavese (Omp) hanno messo su una casa editrice e mi hanno chiesto di dare loro delle poesie: così.
Non mi aspettavo tutta quella grappa.
Tutto (entusiasmato) e niente (deluso).
Se tu fossi un editore cosa manterresti e cosa cambieresti dell’editoria poetica italiana? Cosa si aspettano i poeti dagli editori?
Pubblicherei solo quello che mi piace, e senza far pagare mezzo centesimo all’autore. Poi, fallirei.
Selezione all’ingresso, promozione, gentilezza e simpatia.
La poesia di domani troverà sempre maggiore respiro nel web o starà in fondo all’ultimo scaffale delle grandi librerie dei centri commerciali? Qual è il maggior vantaggio di internet? E il peggior rischio?
Sì, il web, per forza. Nei centri commerciali ci sono le cose che vendono, è la legge (del mercato), quindi, uhm, no, direi più sul web.
È gratuito.
Non seleziona.
Pensi che attorno alla poesia – e all’arte in genere – si possa costruire una comunità critica, una rete sempre più competente e attenta, in grado di giudicare di volta in volta il valore di un prodotto culturale? Quale dovrebbe essere il ruolo della critica e dei critici rispetto alla poesia ed alla comunità alla quale essa si rivolge?
Sì, certo.
Criticare. Dire cosa è bello e cosa no, motivando.
Il canone è un limite di cui bisognerebbe fare a meno o uno strumento indispensabile? Pensi che nell’attraversamento della tradizione debba prevalere il rispetto delle regole o il loro provocatorio scardinamento?
Non so se è indispensabile, ma non vedo nemmeno perché sia necessario farne a meno.
Rispetto delle regole e provocatorio scardinamento sono due modi diversi: se a questi corrispondono poesie belle vanno bene sia l’uno che l’altro.
In un paese come il nostro che ruolo dovrebbe avere un Ministro della Cultura? Quali sono, a tuo avviso, i modi che andrebbero adottati per promuovere la buona Letteratura e, in particolare, la buona Poesia?
Dovrebbe pretendere un po’ di spazio pubblico, magari televisivo, per promuovere difendere e diffondere la poesia.
Non lo so. Ah, se lo sapessi.
Quali sono i fattori che più influiscono – positivamente e negativamente – sull’educazione poetica di una nazione? Dove credi che vi sia più bisogno di agire per una maggiore e migliore diffusione della cultura poetica? Chi dovrebbe farlo e come?
Scuola, televisione e casa.
Dappertutto: dagli asili nido alle aule universitarie, dai giornali alle fabbriche.
Come sopra, so di non saperlo.
Il poeta è un cittadino o un apolide? Quali responsabilità ha verso il suo pubblico? Quali comportamenti potrebbero essere importanti?
Ci sono poeti cittadini e poeti apolidi.
Scrivere belle poesie.
Ripeto: scrivere belle poesie. Per il resto né più né meno le responsabilità che hanno i suoi contemporanei.
Credi più nel valore dell’ispirazione o nella disciplina? Come aspetti che si accenda una scintilla e come la tieni accesa?
Entrambe, entrambe, sempre. Senza disciplina l’ispirazione rischia di essere un afflato rozzo, senza ispirazione la disciplina è una cosa tetra e inutile. Poi, se uno scrive una poesia con una sola delle due, ed è una poesia bella, be’, buon per lui e per me che me la leggo.
Scrivi per comunicare un’emozione o un’idea? La poesia ha un messaggio, qualcosa da chiedere o qualcosa da dire?
Scrivo perché mi piace. Quello che comunico si vedrà.
A volte ha un messaggio, a volte no. Chiede di essere letta e dice e non dice varie cose, a vari livelli.
Cosa pensano della poesia le persone che ami?
Che è ridicola. E sono d’accordo.
Sei costretto a dividere il tempo che più volentieri dedicheresti alla poesia con un lavoro che con la poesia ha davvero poco a che fare? Trovi una contraddizione in chi ha la fortuna di scrivere per mestiere? Come vivi la tua condizione?
No.
No.
Non so.
Cosa speri per il tuo futuro? E per quello della poesia? Cosa manca e cosa serve alla poesia ed ai poeti oggi?
Vincere al Superenalotto.
Che vengano scritte belle poesie.
Alla poesia manca il tempo. Serve tempo.
Ai poeti innanzitutto il pubblico; poi, non so.
Alfonso Maria Petrosino è nato a Salerno nel 1981 e si è laureato a Pavia in Filologia moderna; suoi testi sono apparsi sulle riviste Atelier, Poeti & poesia, L’immaginazione, il quotidiano La Repubblica e le antologie I poeti laureandi (Monboso editore, 2006), Nelle vene della terra (Premio Subway, Milano – Roma – Napoli, 2007), Oltrepoesia (Monboso editore, 2007) e Leggere variazioni di rotta – 20 poeti dal blog liberinversi (Le voci della luna, 2008). Autostrada del sole in un giorno di eclisse (Edizioni O.M.P. Farepoesia, 2008) è il suo primo libro, seguito da Parole incrociate (Tracce, Pescara, 2008).
sì è molto intelligente il ragazzo
questa intervista è imbarazzante…