“Sono venuto scalzo fin nel tuo cuore,
— Gianni Ruscio
e lì ho lasciato la mia felicità,
dentro le tue ricche stanze trasudate di vuoto.
Abbisogno, per riconoscermi,
della tua solitudine.”
La raccolta Il piombo a specchio di Manuel Micaletto vince l'edizione 2012 di "Opera Prima".
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Aggiornamenti e maggiori informazioni durante…
Una poesia che rifonda se stessa è principalmente una poesia che ripensa le sue relazioni percependosi come testimonianza collettiva.
Tra le relazioni che vanno rimesse in discussione ci sono anche le…
In fondo Addio alle armi, già dal titolo, voleva essere una chiamata di deposizione, non tanto degli strumenti del conflitto, quanto della zappa che ci serve per la causa del…
[ La questione orale : le diverse posizioni sin qui raccolte ne mostrano l'aspetto irriducibile, l' argento vivo. Il tentativo di adunare più voci in questo spazio è un gesto…
di Matteo Fantuzzi
Cari tutti, mi dispiace non essere con voi oggi ma sono di turno col lavoro e non mi era possibile sganciarmi.
Capisco bene le necessità di convegni, di idee,…
Qual è lo “stato di salute” della poesia in Italia? E quello dei poeti?
Se ti riferisci allo stato di salute attuale devo subito dirti che è buono ma nascosto, occultato,…
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di Christian Sinicco
Nel 1984 su Poesia della metamorfosi – Antologia e proposte critiche a cura di Fabio Doplicher (Stilb, Roma) viene pubblicato un saggio di Piero Bigongiari dal titolo “Poesia…
In tal modo all’infinito, attraverso il tempo, gli esseri del mondo si odieranno
e contro ogni simpatía manterranno il loro feroce appetito.
Michel Foucault
[Per i complottisti ed i sospettosi valga la…
1.
La morte scritta secondo elegia e profezia sfocia nella morte realizzata. Ecco Pasolini. Mi interessa l’uscita [di scena] di chi sa che non potrà avere, fuori, un suo simile: non…
di Redazione
Una vigorosa meraviglia
Gilberto Isella 2011, 144 p., brossura Editore Book (collana Serendip) |
di Marco Furia
“Mappe in controluce”, di Gilberto Isella, si presenta quale vigorosa silloge il cui dettato si snoda, agile e robusto, attraverso tratti linguistici allo stesso tempo creati e vissuti.
L’autore costruisce itinerari senza porsi, nello specifico, il problema di percorrerli, perché i tragitti e il viaggiatore sono fusi nella medesima materia, ossia costituiscono diversi aspetti di un’unica entità idiomatica.
Se
“il minimo colpo di tosse che ha il gotico vento
muove l’asse dei sogni in questa chiusa cattedrale”
e se
“carichiamo di suoni le cose
nel loro viaggio terreno” ,
ci ritroviamo a essere fruitori di un complesso sistema di segni del quale anche le parole “io” e “individuo” fanno parte.
Siamo forse di fronte ad uno sterile appiattimento? A un atteggiamento che riduce tutto a meri calcoli grammaticali?
Per nulla.
Ogni espressione aggiunge qualcosa al mondo a seguito di una scelta: un bolso meccanicismo, purtroppo diffuso, nasconde (meglio, tende a distruggere) originali capacità espressive.
La parola poetica, invece, non passa inosservata, non scivola via ripetitiva e insignificante, pretendendo, piuttosto, concentrazione, impegno, rispetto: ricca di profondo senso non conduce ad astratte verità, bensì a fecondi contatti, a connessioni ulteriori.
Così il verso
“viaggio eterno in una terra di nessuno”
non mi pare indice di smarrimento, ma di presa d’atto: quella “terra” è “di nessuno” perché appartiene a tutti, ossia a coloro che, vivendo e comunicando, a buon diritto la abitano.
La scrittura di Isella è salda, non teme di mettersi in gioco poiché lo è già, trae energia dal suo stesso farsi, evita qualunque rischio di tendenze autoreferenziali in virtù di un’assidua esposizione partecipe, tale da indurre il lettore a proseguire, a completare itinerari, ad aggiungerne nuovi senza escludere, a priori, alcuna forma espressiva.
Nel corso di simile ininterrotta composizione e ricomposizione dei modelli linguistici non mancano affascinanti sorprese: la pronuncia “pentagrammi / del tempo”, ad esempio, mostra con incisiva delicatezza l’emergere di un’inedita immagine secondo cui ogni sviluppo cronologico è considerato anche musica, canto, prosodia.
Direi che “anche” è, in generale, parola da tenere sempre presente per apprezzare al meglio questa feconda versificazione che tende a coinvolgere, in maniera davvero sapiente e raffinata, i più svariati elementi riuscendo a porre in essere un testo complesso, unitario, in cui le singole parti si distinguono proprio giacché sono tese a rivolgersi ad altre, vorrei dire a tutte le altre, in un divenire mai statico, sempre aperto a nuovi bagliori, a nuove meraviglie.
I bagliori e le meraviglie della buona poesia.
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This entry was posted on Friday, July 8th, 2011 at 08:10 and is filed under Altre Voci, Rubriche, Ultimi articoli and tagged with critica, Gilberto Isella, lettura, Mappe in controluce, Marco Furia, nota, poesia, recensione. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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