Il potere dei giocattoli

IL POTERE DEI GIOCATTOLI
nello spazio di mezzo fra mondo e giocattolo uno spettacolo di teatropoesia

Nella poesia di Riccardo Raimondo la rivendicazione di uno spazio, per dir così, infantile è il fondamento di una rinnovata fiducia nella scrittura. Daniele Maria Pegorari

Il Potere dei giocattoli è uno spettacolo al limite con la performance estemporanea, che coinvolge artisti di tradizioni diversissime. La recitazione dei versi è accompagnata dalla chitarra solista di Ludovico Pipitò e dal theremin di Marina La Placa. Il movimento minimalista della scena è potenziato dalla magia evocativa della video arte e delle marionette – costruite e guidate da Elena Cantarella (del Laboratorio Cartura).
Così, nelle note di regia, i ragazzi della Compagnia GestiColando descrivono il meccanismo scenico: «La scommessa è prima di tutto quella di avvicinarsi alla poesia, alla parola poetica, allusiva e rarefatta: provarla e stremarla nella recitazione. […] L’intento è stato quello di trovare una drammaturgia inerente alla scrittura poetica, e plasmarla, permettendo così alle poesie di diventare canovaccio per l’attore e nello stesso tempo conservare l’astrattezza del discorso poetico. Una drammaturgia, quindi, che non fosse invadente, che non togliesse nulla al discorso poetico stravolgendolo in discorso narrativo». Una drammaturgia che segue un filo narrativo, ma che non riesce ad essere sempre perfettamente uguale a sé stessa. Il verso libero infatti impone un margine di divagazione, e non permette una costruzione scenica e musicale esatta e logica. Piuttosto la poesia trova la sua dimensione ideale in un fisiologico canovaccio, in un’ “improvvisazione premeditata”, in un allenatissimo “istinto educato” – un istinto che è anche il luogo d’incontro delle diversissime ispirazioni artistiche, ma non più indirizzate alla visione di un’ Arte Totale, bensì riscoperte e rigenerate al di qua del processo creativo.
Il Potere dei giocattoli quindi non si può propriamente chiamare “spettacolo teatrale”, ma non è neanche una vera improvvisazione, eppure è tutte e due le cose insieme: l’arte della Memoria attoriale si fonde con la capacità di creare immaginari estemporanei, in una continua ricerca d’un giusto equilibrio fra geometria e passione.

Fili quasi impercettibili tessono la trama di una drammatizzazione della memoria e dei suoi disinganni, delle illusioni del sogno e della veglia, dell’io e dei suoi multipli. Cettina Rizzo

Il giocattolo ha il potere di svelarsi a se stesso, di essere un archetipo diventato figura, di incarnarsi nello spettatore. Simona Scattina

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