[ Mariella Bettarini su “L’Area di Broca” per i lettori di Poesia 2.0. Buona lettura.]
Dunque, trentasette. Senza alcuna retorica, da quel febbraio 1973 in cui – quasi per gioco – ideammo, varammo il primo piccolissimo “numero unico” di “Salvo imprevisti” quasi quattro decenni sono passati.
Fondata nei combattivi, utopici primi anni Settanta da Silvia Batisti e dalla sottoscritta, prendendo poi il sottotitolo “quadrimestrale dì poesia e altro materiale di lotta”, autogestita, autofinanziata, interdisciplinare, caratterizzata da fascicoli sempre monografici, “Salvo imprevisti” dal 1973 al 1992 ha raccolto attorno a sé vivi interessi, accesi dibattiti e circa quattrocento collaboratori, in un iter di ricerca e di sperimentazione piuttosto raro per vivacità e durata. La rivista ha dedicato alcuni fascicoli a temi come “Donne e cultura”, “Cultura e Meridione”, “Partiti e Movimento”, Pasolini, “Poesia e inconscio”, “I bambini/la poesia, “Poesia e teatro”, “Poesia e follia”, “Dino Campana oggi”, “Del tradurre”, ecc. Si tratta di una rivista ormai “storicizzata”, citata, tra l’altro, in volumi di autori come Pasolini, Fortini, Manacorda, Asor Rosa, Zagarrio, Marco Marchi, Giorgio Spini, ecc.
Nel 1993 il semestrale “L’area di Broca” nasce e s’innesta su questo fecondo “tronco” dì passione e ricerca: una rivista ancora rigorosamente autofinanziata, interdisciplinare, monografica, il cui titolo richiama la zona del cervello adibita alle funzioni del linguaggio. Un periodico “di letteratura e conoscenza” che di volta in volta coniuga testi creativi a testi scientifici, narrativa a filosofia, poesia a politica, con temi come “Cervello”, “Fotografia”, “Acqua”, “Caos”, “Macchine”, “Suoni”, “Tempo”, “Scrittura e (è) potere(?)”, “Terra”, “Amicizia/cooperazione”, “Contro”, “Cinema/video/TV”, “Numeri, numeri…”, “Gli altri”, “Denaro”, “Help”, “Cibo”, “Lavoro” (mentre è in preparazione un fascicolo sul tema “Viaggi”).
E oggi? Ora? Il momento storico (e dunque culturale), in Italia e nel mondo, è dei più faticosi e difficili. Che cosa ci compete? Purtroppo, quasi nulla. In questo “quasi” c’è, però, forse, anche la nostra r/esistenza ostinata: senza alcun risibile “trionfalismo”, ma anche senza un frustrante sentimento di delusione, di sconfitta. Siamo vivi, re-attivi, appassionati (ancóra), liberi (liberi?). Siamo ancora contro. Siamo con. Nonostante tutto, sentiamo di poterlo dire con forza, quasi con orgoglio.
Per la cronaca, in questi trentasette anni in redazione (ossia al lavoro, alla culturale “avventura”) si sono avvicendati i seguenti amici (che adesso in redazione non sono più): Silvia Batisti, Riccardo Boccacci, Aldo Buti, Rino Capezzuoli, Mario Dentone, Carlo Fini, Antonio Frau, Roberto Gagno, Stefano Lanuzza. Attilio Lolini, Beppe Mariano, Loredana Montomoli, Valerio Vallini, Roberto Voller (in “Salvo imprevisti”); Nadia Agustoni, Giulio Bogani, Mirco Ducceschì, Kiki Franceschi, Maria Pagnini, Liliana Ugolini (ne “L’area di Broca”), mentre la redazione attuale è composta da: Massimo Acciai, Mariella Bettarini (dir. respons.), Maria Grazia Cabras, Graziano Dei, Alessandro Franci (dal 1983), Alessandro Ghignoli, Gabriella Maleti (pure dall’83), Maria Pia Moschini, Paolo Pettinari, Giovanni R. Ricci (in redazione sin dal lontanissimo 1974), Giovanni Stefano Savino, Luciano Valentini (che è stato anche redattore, per alcuni anni, di “Salvo imprevisti”).
Ora che "l'umano" è ridotto a prurito, anestetizzato, clonato, pronunciato sempre con più difficoltà da qualunque società , non solo dalla nostra , l'Area di Broca oppone ( e ha sempre opposto ) una guerriglia determinata amabile civile e chiaramente antagonista nell'accezione propositiva del termine , proprio perché si è sempre rapportata al no future dell'"umano" con l'intento precipuo di occuparne le nicchie di vuoto e di afasia , di veleni e di malesseri , assumendolo come tema centrale della propria riflessione e soprattutto sentendosene compartecipe / interprete responsabile .
Il taglio civile e quindi "politico" della Rivista ha sempre coniugato le parole della poesia con l'urgenza delle domande radicali del nostro relazionarci al mondo come persone e come persone che scrivono ; laddove la personale "verità" può e deve essere sempre occasione di confronto e di resa , dialetticamente aperta e allergica ai proclami e alle radicalizzazioni .
Poesia e linguaggio come vita – perché questo vuol essere – rigorosamente – l'Area di Broca ; linguaggio di speranza , in definitiva, lo stesso che Bonnefoy ascrive da sempre ai versi e al loro approccio con il nostro essere al mondo .
Cogito
intellettualmente vivere
questo tempo riarso
assetato di fragranze
e frastuono
di miti legati al denaro
e sogni di vano potere
sopraffatti dai forti
di egregi misfatti
raccontare il dolore
vivere il pianto
dei mille perché
inondare di dubbi
il rumore
sopraffatti dai forti
di egregi misfatti
intellettualmente vivere
questo tempo
dai significati elusi
e indicibilii
inenarrabili
agli inesistenti posteri
sopraffatti dai forti
di egregi misfatti
Rosaria Di Donato
(da “Sensazioni Cosmiche, Ed. Le Petit Moineau, Roma 1993)