Io parlo all’amore. Lo scortico dall’incrosto nel sogno e ne faccio musica storta ne faccio delicato vento che solleva o dondola e impollina al cuore. Alla scomposta mente, impollina l’occhio con l’occhio l’occhio con l’animale e viene il bello che ci sviva, ci sviva tutti. Di più. — Mariangela Gualtieri

A proposito di "Addio alle Armi" n.4: Alessandro Assiri
Posted 9 hours ago

 
Una poesia che rifonda se stessa è principalmente una poesia che ripensa le sue relazioni percependosi come testimonianza collettiva.
Tra le relazioni che vanno rimesse in discussione ci sono anche le…

A proposito di “Addio alle Armi” n.4: Alessan…
Vicolo Cieco n.21: Comuni e Principati
Posted 1 day ago

 
In fondo Addio alle armi, già dal titolo, voleva essere una chiamata di deposizione, non tanto degli strumenti del conflitto, quanto della zappa che ci serve per la causa del…

Vicolo Cieco n.21: Comuni e Principati
un tale, una tale – tra oralità e scritture n.7: A mio modesto avviso (appunti di poetica ragionevolmente sentimentali)
Posted 3 days ago

 

[ La questione orale : le diverse posizioni sin qui raccolte ne mostrano l'aspetto irriducibile, l' argento vivo. Il tentativo di adunare più voci in questo spazio è un gesto…

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A proposito di “Addio alle Armi” n.3: Matteo Fantuzzi
Posted 4 days ago

 
di Matteo Fantuzzi
Cari tutti, mi dispiace non essere con voi oggi ma sono di turno col lavoro e non mi era possibile sganciarmi.
Capisco bene le necessità di convegni, di idee,…

A proposito di “Addio alle Armi” n.3: Matteo …
Parola ai Poeti: Dante Maffia
Posted 5 days ago

 
Qual è lo “stato di salute” della poesia in Italia? E quello dei poeti?
Se ti riferisci allo stato di salute attuale devo subito dirti che è buono ma nascosto, occultato,…

Parola ai Poeti: Dante Maffia
Appunti n.14: "Berrà il mojito e avrà i suoi occhi. Alcune osservazioni né a favore né contro il valore didattico della poesia.", Di Luca Rizzatello
Posted 6 days ago

 

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A proposito di
Posted 11 days ago

 

di Christian Sinicco
Nel 1984 su Poesia della metamorfosi – Antologia e proposte critiche a cura di Fabio Doplicher (Stilb, Roma) viene pubblicato un saggio di Piero Bigongiari dal titolo “Poesia…

A proposito di “Addio alle Armi” n.2: Christi…
A proposito di
Posted 16 days ago

 
In tal modo all’infinito, attraverso il tempo, gli esseri del mondo si odieranno
e contro ogni simpatía manterranno il loro feroce appetito.
Michel Foucault
 
[Per i complottisti ed i sospettosi valga la…

A proposito di “Addio alle Armi”
L'Aria n.10: Ultime glosse sull’Ambiguo
Posted 16 days ago

 
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La morte scritta secondo elegia e profezia sfocia nella morte realizzata. Ecco Pasolini. Mi interessa l’uscita [di scena] di chi sa che non potrà avere, fuori, un suo simile: non…

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un tale, una tale – tra oralità e scritture n.6: Parola – corpo – voce. Appunti tra oralità e scrittura.
Posted 17 days ago

 
di Alessandra Pigliaru

La parola che soffia
Oralità e scrittura sono sorelle tra loro e figlie di un’unica lingua, quella materna. Unica perché originaria seppure mai detta una volta per tutte e…

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Le ragioni di una geografia

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[Di seguito presentiamo la Premessa che apre l'ultimo numero della rivista Testuale Critica di quest'anno. Buona lettura.]


«… nei giochi d’azzardo le cifre pari e le dispari
tendono all’equilibrio…
…Nessuno è qualcuno, un solo uomo immortale
è tutti gli uomini. Come Cornelio Agrippa, sono dio,
sono eroe, sono filosofo, sono demonio e sono mondo,
il che è un modo complicato di dire che non sono. Il
concetto del mondo come sistema di precise compensazioni
influì largamente sugl’Immortali…»

Jorge Luis Borges, “L’Aleph”, da “Finzioni”

 

La necessità di mappare un territorio, meglio uno spazio, non dovrebbe ridursi a tracciare confini, ad approntare cavalli di frisia per separare o peggio discriminare le tracce pur polisensiche di una unità comunque globale.
Se apriamo un qualsiasi dizionario troveremo che mappa definisce la rappresentazione cartografica dettagliata di un territorio ed anche, in biologia, la sequenza lineare di geni associati lungo un cromosoma. In quello spazio, quindi, nessun banale dualismo (anima-corpo, cielo-terra), bensì una descrittiva intuizione (aperta e sempre discutibile) degli eventi perpetuali, e insieme accidentali, che caratterizzano e rendono (dialettica) ragione di un universo, di una geo-grafia, di una cosmo-logia, di una bio-logia.
La prima particolarità che si rivela, nel tentativo di mappare l’astanza della materialità che noi siamo e in cui siamo, è la nostra disposizione (in senso biologico prima che personalistico) ad essere nel fare. Fare cosa? Se accettiamo quel concetto borgesiano dell’universo, macro e micro, «come sistema di precise compensazioni» laddove «le cifre pari e le dispari tendono all’equilibrio»? Quindi in definitiva al nulla.
Condizione disperante? Affrontabile o piuttosto da subire nella nonesperienza della atarassia? L’uomo, giunto a una certa maturità, quando la disposizione al fare non è più puramente istintuale, si disperde in questa evenienza per certi aspetti drammatica. Nulla è tutto ciò che abbiamo fatto, nulla è tutto ciò che faremo o potremmo fare. Scendiamo ancora in piazza (si passi l’espressione rivoltosa) poiché, anche nella nostra pochezza o nullità, ci ribelliamo pur sempre a talune assurde disarmonie (cosiddette ingiustizie, ammesso che sia mai prevedibile un giusto senso), tuttavia con scettica coscienza del fatto che tutto si risolverà in un impotente equilibrio. La pretesa del giusto e dell’ingiusto si appiattirà sulla rassegnazione storica: di una storia che non può essere storica in quanto di fatto senza storia. Premessa Le ragioni di una geografia Puro infinito spazio senza tempo. O con un tempo variabile, non definibile, come sanno i relativisti.
Una landa desolata, percorsa in tempi piattamente reiterati da selvatiche e incoscienti mandrie affamate, che tutto distruggono, calpestano, ciò che, tuttavia, quasi subito risorge, per essere ancora calpestato e così via.
Ecco perché, dovendo pur vivere (in quanto lo si voglia più o meno fermamente) l’uomo cerca di capire comunque l’incomprensibile, facendosi agrimensore e progettando la misurazione incerta almeno di quello stacco micro-pseudo-temporale che separa la distruzione dalla rinascita e viceversa. Di qui la necessità, quando lo si voglia, di mappare le regioni del nulla. E cogliere ancora una volta quell’insensato senso del vivere nel nulla.
L’irrompere violento, quotidiano, della mandria selvaggia non solo non giustifica un evolversi della storia, ma ne propugna l’annullamento totale– destino che è già nella natura della storia stessa. Il fare, quindi, lo si può ripetere, non ha senso. Ma si tratta del fare utilitaristico rivolto ad una sopravvivenza di fatto passiva, in cui i numeri pari e quelli dispari tendono al nulla. Tuttavia sentiamo pure, in noi, nella nostra fisiologica (im)potenza, nel nostro coinvolgimento biologico e cosmologico, il desiderio e il piacere di un fare non utilitaristico e assolutamente gratuito.
L’agrimensore scopre via via le sue misure che segnano la landa fuori da ogni (im)possibile storia. Quel fare è il poiéin. E con questo breve saggio si vorrebbe esplorare almeno questa ragione della vita. Non che il resto, l’altra regione percorsa dalle mandrie feroci, non abbia la sua ragione. Ma in essa il nulla è azzerante, perciò umiliante per l’uomo. Mentre la regione del poiéin, il fare inutile, offre, purtuttavia nel nulla, il senso dei sensi: del vivere da Immortali (secondo Borges) ogni possibile creativa sensazione (che sta anche per sensualità e sessualità).

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