Paolo Ruffilli – Scheda Autore

Paolo Ruffilli è un poeta, narratore e saggista italiano. Nato a Rieti nel 1949, ma originario di Forlì, si è laureato in Lettere presso l’Università di Bologna. Dopo una esperienza di alcuni anni come insegnante nei licei di Treviso, città in cui risiede, si è in seguito dedicato a tempo pieno alla attività di saggista, traduttore, consulente e direttore editoriale, e collaboratore di quotidiani quali «Il Resto del Carlino», «Il Giorno», «La Nazione» e «Il Gazzettino».

La potenza della poesia di Ruffilli si è manifestata sin dai suoi esordi con La Quercia delle Gazze (Forum, Forlì, 1972, 2 ed. 1974), Quattro quarti di luna (sempre per la Forum, 1974, 2 ed. 1976) e Notizie dalle Esperidi (1976), portando il Premio Nobel per la letteratura Eugenio Montale ad affermare: «un giovane poeta che desidero segnalare per il suo indubbio talento, Paolo Ruffilli», poiché «per il futuro ci riserverà qualche piacevole sorpresa.»

A confermare il fatto che Montale fosse nel giusto arrivarono nel 1987 l’American Poetry Prize, onorificenza conferita a Ruffilli per la raccolta Piccola Colazione (Garzanti) e il Premio Montale vinto nel 1990 con il volume Diario di Normandia, uscito per i tipi della Amadeus di Montebelluna (TV); a seguire, i lavori poetici Camera Oscura (Garzanti, Milano, 1992; 3 ed. 1996) e Nuvole (con foto di Roiter, Vianello, Ponzano, 1995).

Nel 2001, Ruffilli pubblica un diario poetico intitolato La gioia e il lutto, per la Marsilio Editori di Venezia, con il quale vince nell’ottobre 2002 il Premio Letterario Internazionale Città dell’Aquila e il Prix Européen. La raccolta costituisce un doloroso ed angoscioso viaggio verso la morte di un giovane malato di AIDS, assistito dal padre che osserva il corpo del proprio figlio consumarsi sotto il proprio sguardo impotente a causa di un male che lo stesso Ruffilli definisce «gradualmente distruttiva, mortificante al massimo grado rispetto alla vita».

Altrettanto valido è il contributo di Ruffilli alla saggistica. Affascinato dalla letteratura asiatica e profondo conoscitore della tradizione filosofica orientale e del concetto del Tao, Ruffilli ha tradotto dall’inglese all’italiano Il profeta, del libanese Gibran (San Paolo, Cinisello Balsamo, 1989), il Gitanjali del premio Nobel indiano Tagore (sempre per la San Paolo, 1993) e La regola celeste del Tao (Rizzoli, Milano, 2003).

Negli ultimi anni, Ruffilli si è dedicato alla traduzione e cura del volume La Musa Celeste: un secolo di poesia inglese da Shakespeare a Milton (San Paolo Editore, 1999): un’antologia delle poesie più rappresentative dei maggiori poeti anglosassoni del XVI e del XVII secolo (da Southwell a Spenser, da Donne a Herrick e Herbert), accompagnate da brevi note biografiche e critiche, presentate in traduzioni inedite. Sempre nel campo della saggistica, Ruffilli è autore di due biografie: Vita di Ippolito Nievo (Camunia, Milano,1991), e Vita, amori e meraviglie del Signor Carlo Goldoni (Camunia, Milano, 1993).

Fra le numerose opere di cui è stato curatore si ricordano le Operette morali di Giacomo Leopardi (Garzanti, Milano, 1984), le Confessioni d’un italiano di Ippolito Nievo (Garzanti, Milano, 1984), Tempi difficili di Charles Dickens (Rizzoli, Milano, 1990) ed il celebre Cime tempestose di Emily Brontë (Garzanti, Milano, 1996).

Relativamente alla poetica di Ruffilli, risulta fondamentale il suo rapporto con la memoria. In una intervista rilasciata a Maria Antonietta Trupia, il poeta afferma che «Nove decimi della poesia sono stati elegiaci e fondati su questo meccanismo. Per me non è più così, in quanto ciò che è trascorso non è sentito come al di fuori, ma dentro ciascuno di noi. Il nostro passato è, quindi, quello che siamo. Nella mia poesia non c’è elegia perché non c’è nostalgia del passato […] è un rapporto con l’io più profondo.»

Lo stile poetico di Paolo Ruffilli risponde alla necessità di dire con poche parole il molto, attraverso un sapiente lavoro a togliere.  Dopo Montale, oltre ai maggiori quotidiani nazionali ed internazionali, altre voci si sono pronunciate con entusiasmo sui versi di Ruffili, come il critico Luciano Benini Sforza, che ne I Quaderni del Battello Ebbro ha parlato di Ruffilli come di «una delle voci più intimamente leopardiane nella nuova poesia italiana», o Roland Barthes, il quale evidenzia, nell’editoriale di Camera oscura (Garzanti, 1992), la capacità che possiede Ruffilli «nell’angosciare il lettore, incantandolo».

Nel 2003 il poeta esordisce con un’opera di narrativa: una raccolta di racconti popolata da inconsueti personaggi indaffarati in Preparativi per la partenza; una partenza che metaforicamente si riferisce alla morte, o anche ad un inizio, ad una “rinascita”. Le ultime opere di Ruffilli sono Le stanze del cielo, pubblicata per i tipi di Marsilio nel 2008, e Un’altra vita, Fazi 2010.

Ruffilli lavora attualmente come direttore editoriale de Le Edizioni del Leone. Poeta vicino al pubblico, da diversi anni tiene corsi di scrittura creativa sia di prosa sia di poesia, reading, serate di lettura aperte a tutti e ad ingresso libero, tutte  attività con le quali cerca di stimolare il lettore a partecipare attivamente alla produzione e alla celebrazione della letteratura attraverso un confronto più diretto fra autori e lettori.

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