Patrizia Cavalli: Pigre divinità e pigra sorte

Pigre divinità e pigra sorte

Patrizia Cavalli

2006, 161 p., brossura

Einaudi (collana Collezione di Poesia)



Se si ha l’occasione di ascoltare Patrizia Cavalli recitare le sue poesie, non bisogna assolutamente perderla. Non mi viene in mente nulla di più interessante da fare se non si è trascinati da amori o travolti da lutti… Attraverso una perfetta impostazione, che le arriva credo dall’opera lirica, lei contrappone lo stile al naturalismo, l’artificio alla spontaneità. I suoi versi sembrano essere elaborati musicalmente prima che concettualmente, e nell’ascoltarla si ha la sensazione di essere di fronte all’esperienza primaria della sua poesia… La ricchezza della sua ispirazione si è espressa in diverse raccolte che hanno incontrato un vasto consenso, e nelle parole e nella voce di Patrizia Cavalli si è formato un mondo inconfondibile che non può essere chiamato che così: Patrizia Cavalli. La sua recitazione offre la possibilità di sentire da dove nasce il suono, il ritmo, il senso, lo stile…Chi ha la fortuna di averla ascoltata non può non diffondere questo piacere nei racconti agli amici, nell’insegnamento agli allievi, nel proprio lavoro, e l’unicità di questa esperienza continuerà a echeggiare nella sua vita. “ (E. Palandri, L’unità)

Patrizia Cavalli è un’attrice nata. Recita, canta le sue poesie con un senso del ritmo, della musica e della scena da cantante rock. Come una cantante rock è amata e seguita dai suoi ammiratori. Ragazzi e ragazze usano i suoi versi per dirsi che si sono innamorati” (U. Pasti, Elle)

“Il libro delle Poesie di Patrizia Cavalli mi ha tenuto la mente occupata e felice per giornate, tanto che mi dispiace allontanarmene col compito di scriverne.” ( E. Siciliano, Corriere della Sera )

“La Cavalli è il poeta italiano più leggero, veloce, asciutto, spiritoso, insomma più intelligente della sua generazione” (R. Guarini, Panorama)

“Di che parlano queste poesie? Parlano di chi le scrive e di ciò che della sua vita chiede di essere fermato, infilzato in una poesia. Dal negligente fervore, dall’attenta sbadataggine, dalla  studiosa distrazione con cui Patrizia Cavalli asseconda questa esigenza insieme imperiosa e umile è nato un libro spontaneo e astuto, esatto e sventato, naturale e accorto: uno dei libri di versi più incantevoli degli ultimi vent’anni… Nei suoi versi è tutto semplice e vero, ed è tutto fantastico e strano… Vasta è la gamma di questa poesia musicale e sapiente…Questa grazia leggera e buffa, questa eleganza arguta, questo felice miscuglio di asprezza, tenerezza e comicità presuppongono un’estrema perizia tecnica…La sua è una voce assolutamente singolare e intelligente” (R. Guarini, Il Messaggero)

“Rileggendo la raccolta completa delle poesie di Patrizia Cavalli, ciò che soprattutto mi colpisce è la loro inconfondibilità… Con l’arroganza vagabonda e impertinente del suo carattere, Patrizia Cavalli scrive il solo canzoniere dell’amore ‘diverso’ che varrà la pena ricordare.” (B. Frabotta, Il Manifesto)

“Riconosciamo il ritmo, la cadenza, lo stile, l’unicità di una voce poetica che diventa anche interna e acuta percezione dell’oggi…” (S. Crespi, Il Sole 24 Ore)

“Occorre rovesciare puntualmente per Patrizia Cavalli i luoghi comuni e le categorie consuete della critica: lievità epigrammatica, diario privato, canzoniere amoroso. L’operazione che si compie in questo ‘sempre aperto teatro’…non è lieve, ma aspra e ‘petrosa’; non è monodica e privata, ma corale e pubblica; non riguarda tanto l’amore, quanto la fisiologia e l’etologia di un corpo primordiale… Questo poeta disincantato e quasi preistorico, maestro incomparabile dei metri e delle rime interne, sovranamente privo di scrupoli morali, accoccolato nella sua ‘spirituale’ pigrizia, è riuscito a ritrovare l’unità di parola e forma di vita che gli antichi chiamavano musa e ha scritto la poesia più intensamente ‘etica’ della letteratura italiana del novecento.” (G. Agamben)

“Quello che sempre mi ha colpito di più nelle sue poesie è l’energia della lingua, la capacità naturale di sprigionare musica dalla lingua di tutti i giorni. E’ una lingua poetica animata da una specie di impeto erotico e guerresco dell’intelligenza…capace di enunciazioni dirette come strali e di labirintici arabeschi sintattici…Tempeste atmosferiche e ormonali, ritmi del corpo e delle stagioni, genio dei luoghi e delle ore del giorno: di tutto questo, della buona e della cattiva sorte in amore e in ogni economia della felicità, Patrizia Cavalli fa in poesia ‘scienza’ e ‘teatro’ “ (Berardinelli, L’ Espresso )

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